“Fotografi di classe” 2019: il kit didattico per scattare al meglio

“Fotografi di classe” 2019: il kit didattico per scattare al meglio

L’edizione 2019 del concorso “Fotografi di classe”, dal tema “Il Paese che vorrei. Scatti e immagini dal futuro dell’Italia”, chiede agli studenti di rappresentare con la fotografia i luoghi da preservare e da recuperare per il futuro. Per farlo nel modo migliore proponiamo un kit didattico che illustra alcune tecniche fotografiche di base, dalla messa a fuoco al panning.
Il concorso è promosso dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e si svolge con il sostegno di Deascuola e Fondazione Italia Patria della Bellezza.
Per partecipare bisogna inviare le immagini fotografiche all’indirizzo email concorsofotoaiig@gmail.com entro e non oltre il 20 aprile 2019, corredate dalla modulistica disponibile sul sito www.aiig.it.

 

La fotografia è uno strumento creativo che permette di raccontare storie, esprimere emozioni e condividere ricordi sui social network. Per realizzare un bello scatto non è necessario essere fotografi professionisti. Scattare, però, non basta: è bene anche conoscere le teniche di base per rappresentare al meglio i soggetti. Proponiamo alcuni suggerimenti per gestire gli automatismi della fotocamera e sfruttare le potenzialità dello smartphone: saranno utili agli studenti per illustrare il Paese in cui vorrebbero vivere nel futuro.

 

Far capire qual è il soggetto della fotografia

La messa a fuoco automatica può rivelarsi utile quando dovete agire in fretta per non lasciarvi sfuggire il soggetto, come nel reportage. Tuttavia, costituisce una limitazione se volete porre l’attenzione su qualcosa in particolare. In questo caso dovete costringere la fotocamera o il cellulare a rilevarlo, utilizzando un solo punto di rilevamento (single point AF), visibile sul display o nel mirino, di solito sotto forma di quadratino. Avrete così il vostro soggetto a fuoco, mentre lo sfondo risulterà sfocato.
Le fotocamere compatte e i cellulari sono dotati di obiettivi che facilitano la messa a fuoco e, in quasi tutte le condizioni di luce, producono immagini nitide in ogni area. Le macchine reflex o mirrorless consentono di scegliere in modo preciso le aree – lontane o vicine – da mettere a fuoco.
L’estensione in profondità della zona nitida di una foto è detta profondità di campo: potete regolarla modificando l’apertura del diaframma, il piccolo foro che in un obiettivo fa entrare la luce nella fotocamera. Una profondità di campo ridotta farà risaltare maggiormente un dettaglio in primo piano, conferendogli importanza: per esempio, un volto simbolo dell’integrazione socio-culturale, oppure gli strumenti utilizzati da un ricercatore. Potete ricorrere, invece, a una profondità di campo estesa per dare uguale risalto a tutti gli elementi dell’inquadratura: per esempio, quelli che costituiscono una veduta paesaggistica di particolare bellezza.

 

Trasmettere l’atmosfera

Lavorando in modalità automatica, spesso si ricavano immagini insoddisfacenti dal punto di vista della luce: le diverse aree dell’inquadratura sono troppo buie o illuminate e i contrasti tra luce e ombra troppo forti. Qualsiasi fotocamera, infatti, ha una sensibilità alla luce inferiore a quella dell’occhio umano. Per minimizzare gli effetti indesiderati,  potete compensare l’esposizione, cioè aumentare (sovraesposizione) o diminuire (sottoesposizione) la quantità di luce che colpisce il sensore.
La regolazione della luce è utile anche a rendere più espressiva o drammatica l’immagine: per esempio, serve a far percepire il senso di precarietà legato a un ambiente in pericolo.
In caso di scarsa luminosità ambientale potete agire sulla sensibilità ISO del vostro apparecchio, portandola a valori più alti. Con questa operazione si rischia di ottenere immagini meno nitide, in cui gli oggetti hanno contorni più sfumati, ma l’effetto può risultare ugualmente espressivo.
Altre regolazioni sono disponibili su fotocamere di buon livello, soprattutto quelle a obiettivi intercambiabili. Infatti, ogni tipo di obiettivo ha un modo caratteristico di registrare la luce, che si abbina alla capacità di mettere a fuoco oggetti più o meno lontani.

 

Comunicare la sensazione di movimento

Gli automatismi delle fotocamere non permettono di trasmettere al meglio la sensazione di movimento. Per farlo dovete intervenire manualmente: con grande pazienza e molto esercizio potrete realizzare immagini dinamiche convincenti. Alla fine otterrete un’immagine parzialmente sfocata o in cui, al posto di un dettaglio o dello sfondo, compaiono strisce orizzontali o diagonali.
Per creare la sfocatura inquadrate un oggetto in movimento con la fotocamera fissata sul cavalletto o posata su un piano e riducete gradualmente il tempo di ripresa, finché non si distinguono più i dettagli. Intervenite anche su altri parametri come la sensibilità ISO per modificare la grana dell’immagine e gli effetti di consistenza materica.
Potete anche sperimentare la tecnica del panning, che consiste nel seguire con la fotocamera un soggetto in movimento. Dovete scegliere la priorità di tempi e impostare un’esposizione abbastanza lunga (per esempio 1/15 di secondo) e mentre inquadrate, muovervi in modo fluido, con i gomiti aderenti al corpo.  Il risultato sarà uno scatto in cui il soggetto è abbastanza a fuoco, mentre lo sfondo è a strisce. Per ottenere risultati soddisfacenti, fate molti esperimenti, con tempi di ripresa diversi e utilizzando la messa a fuoco spot su un singolo punto.
La sfocatura è adatta a raccontare in modo dinamico qualsiasi evento e ha il vantaggio di coinvolgere emotivamente l’osservatore. Può servire a raffigurare, in modo anche simbolico, i cambiamenti destinati a modificare la nostra esistenza: per esempio, il movimento delle pale eoliche, e quindi le trasformazioni tecnologiche legate alle energie rinnovabili.

 

 

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