Terrazzi e balconi stanno diventando più verdi: gli italiani, come già americani, inglesi e tedeschi, hanno iniziato a trasformarli in mini-orti, coltivando frutta e verdura (ANSA).
Si coltivano anche spazi pubblici: terreni abbandonati e degradati messi a disposizione dai comuni che vengono così riqualificati.
In Italia sono ormai quattro milioni e mezzo gli agricoltori urbani e il giro d’affari ha superato il miliardo di euro.
Secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia) circa il 20% delle famiglie sono attirate da questa nuova forma di agricoltura che permette vivere a contatto con la natura e utilizzare prodotti
genuini e biologici.
Naturalmente per poter curare un orto urbano è necessario avere tempo libero da dedicargli e per questo sono soprattutto i pensionati a praticare questa nuova forma di agricoltura.
Che però non è tanto “nuova”, perché in passato era molto diffusa.
Nelle prima metà del secolo scorso in Francia si coltivavano i “giardini operai”, in Svizzera i “Kleingarten” (piccoli giardini), negli USA nel periodo della grande depressione erano diffusi i “relief gardens” (orti di sussistenza) mentre i “victory gardens” (orti di guerra) erano utilizzati durante le due guerre mondiali.
Anche in Italia gli orti erano comuni nelle preiferie cittadine, ma vennero abbandonati nel secondo dopoguerra.
Iniziare a coltivare un proprio orticello non è difficile. Per saperne di più si può consultare il sito del Progetto Nazionale Orti Urbani della Fondazione Campagna Amica dove è possibile trovare molte informazioni: orto amico, esperienze italiane e il vademecum di comportamento.
Curiosità
● Negli Stati Uniti Will ALlen, giocatore di basket in pensione, nel 1993 ha aperto una fattoria in un quartiere dormitorio alla periferia di Milwaukee (Wisconsin) ed è riuscito a trasformare l’area degradata in un giardino lussureggiante. Oggi, con meno di un ettaro di terreno, produce cibo di qualità per diecimila persone. E ora pensa di spostarsi a Chicago (Il Sole24Ore).
● Gli orti urbani, da sempre presente a Berlino, si sono allargati con la creazione della Prinzessinnengarten, società onlus fondata alla fine del 2009 da Marco Clausen e Robert Shaw. Per l’esperimento hanno scelto una piazza berlinese da trasformare in orto, con la novità che qui non esiste proprietà privata: ogni cittadino può coltivare ciò che preferisce senza pagare nulla. Unico requisito la costanza nella cura dell’orto.
● Sempre a Berlino, tre imprenditori tedeschi hanno in progetto di installare una fattoria “acquaponica” (coltivazione integrata di piante e animali acquatici in un ambiente di ricircolo) sul tetto di una vecchia fabbrica dismessa. Il progetto si chiama “Frisch vom Dach” (fresco dal tetto) e prevede una struttura in cui si alleva pesci le cui escrezioni servono di nutrimento alle piante che a loro volta purificano l’acqua per i pesci. Una volta avviata, la fattoria produrrà pesce fresco direttamente in città e con un basso consumo di acqua. Il prototipo è già in funzione in un container a lato della vecchia fabbrica.
Fare Geo
● Se ne hai la possibilità, avvia un piccolo orto sul tuo balcone, magari limitandoti a un solo ortaggio, oppure nel cortile della scuola.
● Osserva i grafici relativi alle persone che praticano l’urban farming in Italia. Si tratta di persone con un livello culturale basso o elevato? Qual è la percentuale di studenti che vi si dedica?
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