Il luogo del mese: le miniere di Monteneve in val Passiria

Il luogo del mese: le miniere di Monteneve in val Passiria

I paesaggi montani della val Passiria nascondono un’insospettabile perla incastonata tra le valli: Monteneve, un luogo ricco di storia, lavoro e bellezze naturali. Tutto da scoprire.

Inoltrarsi in val Passiria seguendo la strada che da San Leonardo (BZ) porta al passo del Rombo (2509 m) e poi scende nella Ötztal, può essere anche oggi una piccola avventura. Il nastro d’asfalto si insinua in una stretta forra, e con pendenze crescenti sale decisamente verso l’alta valle, al cospetto della catena montuosa del gruppo di Tessa, con cime che superano i 3000 metri. Nei mesi estivi il traffico è incessante sui 30 tornanti del passo: sono oltre 100.000 all’anno i veicoli che raggiungono l’Austria lungo questa via di comunicazione aperta al traffico veicolare nel 1968; e sono innumerevoli i ciclisti che sfidano i dislivelli notevoli della strada. Con il boom economico e la diffusione capillare della mobilità individuale, si avverò il sogno delle autorità altoatesine e austriache di riservare anche ai turisti del sud Tirolo la possibilità di praticare lo sci estivo sui celebri ghiacciai di Obergurgl e Sölden.

Le attrazioni naturali della val Passiria

Ma la val Passiria riserva molte altre sorprese a chi è disposto a esplorarne il territorio con un po’ di pazienza: boschi fittissimi di abeti e soprattutto pascoli a perdita d’occhio, dove si sviluppa l’allevamento bovino e ovino in alta quota, anche su pendii vertiginosi. L’integrità di questo territorio e la conservazione della natura sono garantite dal lavoro spesso misconosciuto di pastori e boscaioli. Le tracce della storia in questa terra non riguardano solo l’attività dei portatori di gerle, che effettuavano il trasporto di tessuti e cibo tra il nord e il sud delle Alpi: gli antichi masi sparsi nelle alte terre della val Passiria testimoniano un attaccamento alla terra che la modernità non ha mai intaccato.

Paesaggio industriale a Monteneve

La più grande sorpresa, però, si svela a chi, zaino in spalla, compie escursioni nell’alta valle orientale. Superati gli ultimi pascoli, dove il silenzio della montagna è spezzato solo dal rumore dei ruscelli e dove il freddo pungente è la norma, a due ore di cammino dalla strada del Rombo si svela un ampio bacino minerario, sfruttato a partire dalla preistoria per ricavarne rame, argento, piombo e zinco.

Il cuore del sito minerario è Monteneve (Schneeberg in lingua tedesca), un villaggio a 2355 metri di quota che rimase aperto per le attività estrattive fino al 1967. Le vene argentifere di Monteneve erano considerate fin dal medioevo una risorsa strategica; i principi del Tirolo incassavano tributi del 10% sul valore del metallo estratto ed esercitavano il proprio controllo sull’area; l’economia delle valli del sud Tirolo fioriva grazie alle attività minerarie. La celebre famiglia dei banchieri Fugger, attivi in Baviera, ebbe degli interessi nella miniera di Monteneve, e diede impulso ulteriore agli scavi, tanto che tra il XV e il XVI secolo lavoravano in quota ben 1000 minatori.

Le vie dei minerali e la vita dei minatori

La loro vita era durissima per le condizioni proibitive in cui si svolgeva il lavoro. Dovevano affrontare un clima molto rigido e abbondanti nevicate; inoltre gli scavi in galleria erano effettuati in assenza di norme di sicurezza, in cunicoli strettissimi scavati con strumenti rudimentali. Tra l’altro le rocce erano durissime ed erano necessari decenni di lavoro continuo per scavare le gallerie. Nel 1660, per esempio, si decise di aprire una galleria principale (la galleria maestra Karl) a 2000 m di quota, che secondo gli esperti avrebbe consentito di sfruttare nuove vene metallifere poste in profondità: grazie al lavoro continuo su più turni dei minatori, ci vollero ben 90 anni per scavare 1400 metri di galleria! Questa operazione non diede nemmeno i frutti sperati, e la galleria Karl venne usata fino agli inizi del Novecento come condotto per fare defluire le acque che inondavano le altre gallerie della miniera, provocando spesso danni e vittime.

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Una foto storica del villaggio di San Martino nel 1924, quando la miniera era ancora attiva (Foto: Museo della miniera di Monteneve, schneeberg.org)

Fino al XVI secolo il minerale estratto veniva trasportato con slitte o gerle verso la val Passiria, dove l’argento, purificato e lavorato, veniva portato a Merano e qui impiegato per coniare le monete. In seguito i prodotti della miniera, soprattutto il piombo e lo zinco che costituivano la gran parte dei minerali estratti, furono instradati verso nord-est, in val Ridanna; qui erano purificati e concentrati prima di prendere la via di Vipiteno e poi del Brennero.

Con il tempo furono creati nuovi impianti per facilitare il trasporto verso la val Ridanna: il progresso tecnologico, in particolare l’uso delle macchine a vapore, l’invenzione della ferrovia e l’impiego della corrente elettrica, offrirono la possibilità di trasferire i minerali tramite lunghissime teleferiche e ferrovie a scartamento ridotto che correvano all’aperto e in galleria. Anche lo scavo di tunnel sotterranei venne facilitato dall’impiego di nuove macchine.

Trasporti incredibili

Il più stupefacente monumento di archeologia industriale della miniera è l’impianto di trasporto su rotaia del minerale, costruito nella seconda metà dell’Ottocento, che ha una lunghezza di 27 km e supera (tra salite e discese) ben 1900 metri di dislivello. Il primo tratto è arditissimo e si può ammirare avvicinandosi a Monteneve con il sentiero che proviene dalla strada del passo del Rombo; i vagoncini pieni di minerale venivano fatti risalire lungo il fianco di un monte con un sistema di contrappesi (secchi d’acqua). Il sentiero si inerpica proprio di fianco a questo elevatore.

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Il ripidissimo tratto iniziale dell’impianto di trasporto su rotaia dei minerali estratti nella miniera di Monteneve (Foto dell’autore)

Il villaggio dei minatori

Un tempo a Monteneve sorgevano numerosi edifici necessari per tenere in esercizio la miniera tutto l’anno: residenze per i minatori, infermeria, direzione e anche una chiesa. Questo complesso costituiva il villaggio dei minatori San Martino di Monteneve. Qui tutto era studiato per garantire la sopravvivenza delle maestranze anche quando le condizioni atmosferiche erano proibitive.

L’insediamento in quota di Monteneve rimase in funzione fino al 1967, quando un incendio ne divorò una parte consistente; si avviò un lento ma inesorabile declino della miniera, che non poté sostenere la concorrenza dei metalli prodotti a prezzi inferiori in altre parti del mondo; gli impianti della val Ridanna rimasero in funzione fino al 1985.

Oggi la Casa delle maestranze e l’Albergo dei minatori di Monteneve sono diventati un rifugio per gli escursionisti; la chiesa è stata mantenuta insieme ad altri edifici adiacenti adibiti a museo.

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Il rifugio e la chiesetta di Monteneve (Foto dell’autore)

In val Ridanna si possono invece visitare le gallerie della miniera a bordo di vagoncini, e con una faticosa escursione si può ripercorrere a piedi il lunghissimo percorso che i minerali compivano sulla teleferica costruita tra il 1924 e il 1926 per rendere ancora più veloce il trasporto verso la val Ridanna dei minerali di piombo e di zinco di cui è ricca l’area.

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La galleria della miniera in val Ridanna (Foto dell’autore)

Il Rifugio e la miniera di Monteneve sono raggiungibili soltanto a piedi e si possono visitare.
Il sito offre anche la possibilità di sentieri didattici.
Per approfondire, collegati alla pagina web “Glück auf!” – il saluto dei minatori

FARE GEO

  • Collegati al sito dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): alla pagina dedicata al Censimento nazionale dei siti minerari dismessi trovi un link per visualizzare con Google Earth la mappa dei siti minerari in Italia.

    – Puoi cercare il villaggio minerario di San Martino di Monteneve, per conoscerne l’esatta posizione.

    – Osserva poi la cartina nel suo insieme: che riflessioni puoi fare in merito alla distribuzione dei siti minerari sul territorio nazionale?

    – Concentrati infine sulle miniere della tua regione, individua le principali e raccogli informazioni sulla loro storia e sul paesaggio in cui sono inserite.
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Il villaggio minerario di San Martino di Monteneve nella mappa del censimento delle aree minerarie dismesse dell’ISPRA (Visualizzazione con Google Earth)
miniere, Italia, Google Earth
La mappa del censimento delle aree minerarie dismesse dell’ISPRA (Visualizzazione con Google Earth)
  • Aiutandoti con la banca dati di DeAWing, ricerca nella sezione “Energia e Minerali” i dati sulla produzione di piombo, zinco e argento nel mondo. Quali Paesi sono maggiori produttori? Utilizzando poi la funzione che consente di confrontare i dati tra loro, accosta la produzione di questi Paesi con quella italiana.
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Planisfero tematico con le aree di estrazione dell’acciaio (Fonte: DeAWing, 2019)

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