La geografia educa alla cittadinanza

La geografia educa alla cittadinanza

di Cristiano Giorda

Che cos’è la cittadinanza? Il concetto di cittadinanza riguarda uno specifico legame tra persone e luoghi: un rapporto di appartenenza con un territorio definito politicamente. Siamo cittadini di un comune, di uno Stato, oggi anche di un organismo sovranazionale come l’Unione europea.
Quando consideriamo l’idea di cittadinanza come valore universale stiamo ragionando in senso spaziale; esprimiamo l’ideale di una comunità a scala mondiale: il legame di appartenenza di specie al destino del pianeta abitato dall’umanità. È così quando intendiamo la cittadinanza come diritto democratico all’accoglienza e all’inclusione di migranti e stranieri, come accettazione della pluralità etnica e culturale che sempre ci rimanda a traiettorie di persone fatte di luoghi di partenza, di transito e di arrivo.

La moltiplicazione dei legami. La cittadinanza esprime un sistema di relazioni che lega le persone a luoghi dove esse sono riconosciute e quindi possono esercitare diritti e doveri. Nell’epoca della globalizzazione, però, ogni percorso di vita entra in relazione con situazioni, persone, risorse e condizioni legate a luoghi anche molto distanti da quelli di nascita e di residenza. Sta in questa condizione della contemporaneità la chiave di comprensione dell’idea, e forse della necessità, di riconoscere e di insegnare a comprendere la dimensione multiscalare della cittadinanza, per la quale il nostro legame di appartenenza si moltiplica e si estende al di là dello Stato di appartenenza.
Se il caso dei migranti è esempio anche fisico di queste relazioni fra luoghi, non possiamo non riconoscere quanto esse riguardino oggi, attraverso le sfere dell’informazione, dell’economia e dell’ambiente, ogni abitante del pianeta.
La geografia ci aiuta a conoscere il mostro posto nel mondo. Ecco perché una maggiore conoscenza geografica sviluppa una migliore comprensione del proprio posto nel mondo, vale a dire della propria cittadinanza. Intendiamoci: non la conoscenza della geografia “immobile” manuali scolastici vecchia maniera, ma la conoscenza della rete di relazioni e di flussi che dalla scala locale a quella mondiale diversifica oggi i luoghi del pianeta, creando opportunità o chiudendo prospettive, generando accoglienza o emarginazione, ricchezza o povertà, pacificazione o conflitti.
Educare alla pluralità e alla cura dei luoghi. Tutta la geografia può considerarsi un’educazione alla cittadinanza, purché educhi alla pluralità di contesti regionali del mondo, e così alla complessità di un’appartenenza territoriale che è continuamente ridefinita dai processi di cambiamento.
Non è tutto qui. Esercitare la cittadinanza dovrebbe coincidere innanzitutto con il prendersi cura dei luoghi e dei loro abitanti. Quindi educare alla cittadinanza è una modalità dell’educazione al territorio: educazione a riconoscere e a esercitare i propri diritti, partecipando attivamente ai processi decisionali che incidono sui cambiamenti territoriali; educazione ai valori civili della convivenza tra società umane e sistemi ambientali: alla cura dei luoghi della comunità e del pianeta intero come presa in carico del principio di sostenibilità della vita umana sulla Terra.

 

Leggi anche

Che fine ha fatto il buco dell'ozono e perché ci interessa ancora
Viaggi estremi sopra e sotto i mari
Dove finisce la tua bottiglietta di plastica?