La Grande Barriera Corallina australiana si è notevolmente ridotta da quando, sono iniziati i rilevamenti del suo stato. La distesa dei coralli si è dimezzata con grave danno per la biodiversità e sono in atto nuovi progetti che contribuiranno a danneggiarla ulteriormente (ANSA).
La Grande Barriera Corallina si trova nel Mar dei Coralli e si estende per 2.300 km al largo della costa australiana del Queensland. I Coralli occupano una superficie di oltre 340.000 km², più dell’Italia, e offrono rifugio a innumerevoli specie di animali e piante: è una delle zone più ricche di vita del nostro pianeta
ed è stata inserita nei Patrimoni naturali Unesco nel 1981.
Ma ormai molti coralli sono morti e altri “malati” e il reef non è più in grado di ricostruirsi dopo i periodi di crisi come invece avveniva in passato. La situazione è molto grave. E’ quanto hanno detto alcuni scienziati alla commissione del Senato australiano che sta indagando su come la Barriera è stata gestita dal governo federale e da quello del Queensland che hanno dato il via libera ai piani di ampliamento del porto di Abbot Point (Australian Government).
Secondo gli scienziati dell’Australian Marine Conservation Society (AMCS) l’ecosistema della barriera sarà messo ancor più in pericolo dall’allargamento del porto della società indiana Adani a Abbot Point (sulla costa australiana orientale poco a nord della cittadina di Bowen) che dovrebbe diventare il più grande porto mondiale per il carbone. Per far questo deve dragare 3 milioni di metri cubi di sabbia e rocce e scaricarle al largo, cioè nella zona del Parco Marino. I cambiamenti si vedranno nei prossimi anni: vaste zone oggi brulicanti di vita complessa e diversificata nel 2050 diventeranno distese di alghe abitate da poche specie di pesci.
Il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’Unesco nelle riunioni di marzo e di giugno ha deciso di tenere sotto osservazione la situazione rimandando al prossimo anno l’eventuale inserimento del sito nella “lista nera” dei patrimoni in pericolo.
I pericoli in agguato
Le barriere coralline sono ecosistemi fragili che rivestono una particolare importanza nell’ambito della vita marina perché, pur occupando meno dello 0,1% della superficie terrestre, accolgono il 25% delle specie viventi marine. Ma si tratta di un ecosistema molto fragile che necessità di particolari condizioni climatiche e ambientali per potersi perpetuare.
I banchi sono formati dagli scheletri calcarei di coralli e spugne. Le spugne sono importanti soprattutto per la loro azione di filtraggio delle acque. I coralli, che costituiscono la grande massa della struttura calcarea del reef, sono un sistema simbiotico: i polipi dei coralli per sopravvivere hanno bisogno del nutrimento prodotto da minuscole alghe fotosintetiche (zooxantelle) di varia tonalità che vivono nel loro corpo e danno l’aspetto multicolore alla struttura. Quindi possono svilupparsi soltanto nelle acque basse dove arriva la luce del Sole. Ma non basta, i coralli tropicali crescono bene a 27-28°C: patiscono in caso di aumento della temperatura dell’acqua e anche in caso di inquinamento o di variazione del grado di acidità.
Uno dei maggiori pericoli è lo “sbiancamento”: i coralli perdono il loro colore perché le alghe con cui convivono muoiono. Se la causa di “stress” che ha provocato la scomparsa delle alghe cessa rapidamente, la barriera riesce a riprendersi, altrimenti muore. Questi ecosistemi, proprio per la loro fragilità, sono un indicatore dei cambiamenti climatici e dello stato di salute del pianeta.
Il nuovo studio eseguito dall’Australian Institute of Marine Science (AISM) ha messo in evidenza che lo sbiancamento del corallo è molto più frequente nei luoghi dove si scaricano sedimenti.
L’importanza delle barriere coralline
Le barriere coralline, oltre a contribuire al mantenimento della biodiversità, hanno un ruolo economico di rilievo per le popolazioni che vivono sulle coste vicine. La bellezza dei fondali costituisce una grande attrattiva turistica e l’abbondanza di pesci e altri animali marini favorisce lo sviluppo della pesca sportiva e commerciale.
Fare Geo
• Fai una ricerca sulla biodiversità presente nella Grande barriera Corallina australiana.
• Osserva la carta con la mappa della Grande Barriera Corallina. Oltre al pallino rosso che individua il porto di Abbot Point, puoi notare sei pallini gialli.
Utilizza una carta e individua il nome della penisola settentrionale e dell’isola di cui si vede soltanto una parte.
Gli altri quattro pallini indicano città della costa australiana che si affacciano sulla zona marina della barriera: Bowen, Cairns, Mackay e Townsville. Assegna a ciascuna il nome corretto.