I moschettieri del mare

I moschettieri del mare

La plastica è il peggior nemico del mare e diventa sempre più necessario un impegno di tutti per ridurre l’impatto ambientale causato dall’accumulo dei rifiuti di plastica che finiscono in gran parte proprio negli oceani.
I “The Sea Musketeers”, “Moschettieri del Mare”, che si occupano di divulgazione scientifica, hanno deciso di partecipare alla spedizione “Gyre to Gaia” che in questi giorni si sta recando nelle acque del vortice dell’Atlantico settentrionale, dalle isole Azzorre alle Canarie, per osservare e documentare gli effetti della plastica sulla vita marina.

Un progetto, plastica_frammentazionedestinato  in particolare alle scuole, che seguiremo nel prossimo mese.
L’obiettivo è far conoscere a tutti quale fine fanno le innumerevoli confezioni di plastica, dalle bottiglie agli imballaggi d’ogni genere, che gettiamo tra i rifiuti. Ma non solo, il progetto vuole fornire ispirazioni per qualche soluzione al problema di ripulire le acque del nostro pianeta.
DSC_0064_3Quando gli oggetti di plastica arrivano in mare, il sole e le onde li frammentano in particelle sempre più piccole che, come spugne, assorbono le tossine presenti. Poi i  frammenti entrano nella catena alimentare. Una catena alimentare di cui noi facciamo parte, perché ci cibiamo dei pesci che involontariamente ingeriscono la plastica.

I vortici oceanici e la plastica
I vortici oceanici (ocean gyre) sono correnti circolari che si formano in tutti gli oceani. I principali sono 5. Due, che ruotano in senso orario, si trovano nell’emisfero settentrionale: il vortice del Nord Atlantico e quello del Nord Pacifico. Tre nell’emisfero meridionale: il vortice del Sud Atlantico e quello del Sud Pacifico che ruotano in senso antiorario, mentre il vortice dell’Oceano Indiano, per effetto dei monsoni, ruota in senso antiorario in inverno e in senso orario in estate.
vortici_map_Con il loro movimento i vortici compattano nel loro interno i rifiuti di plastica formando delle immense “isole” di detriti galleggianti. La zona più vasta e fitta è quella che si è formata nel Pacifico settentrionale, detta “North Atlantic garbage patch”, dove i detriti arrivano a 3,5 milioni di pezzi per km².
Sul sito 5Gyres si trovano molte informazioni e sono disponibili alcuni video, come quello in cui si prelevano detriti dalle acque del Nord Pacifico (video) e quello che presenta i frammenti di plastica tratti dallo stomaco di un pesce (video).
DSC_0011Il problema della plastica in mare coinvolge sempre più persone. Oltre agli “addetti ai lavori”, ambientalisti e biologi, anche giornalisti e artisti si impegnano per smuovere l’opinione pubblica. L’anno scorso, come abbiamo già visto in queste pagine, l’artista italiana Maria Cristina Finucci è riuscita a far riconoscere simbolicamente dall’ONU le isole di rifiuti come “Stato federale” chiamato “Garbage Patch” (Stato spazzatura).

Fare Geo
• Fate una piccola indagine su quanta plastica utilizziamo: scegliete casualmente 100 prodotti di un supermercato e osservate quanti di questi utilizzano plastica nella loro confezione. Sia nel contenitore dei prodotto sia nella confezione esterna. Visualizzate i dati con un grafico corredato da un commento.
• Stilate un decalogo di comportamenti che aiutino a ridurre i rifiuti di plastica ed esponetelo su un cartellone.

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