Rigenerare la moda: l'upcycling come alternativa al fast fashion

Rigenerare la moda: l'upcycling come alternativa al fast fashion

Il modo di percepire la moda è cambiato radicalmente: negli ultimi decenni il trionfo del fast fashion ci ha proiettato in un ciclo frenetico di acquisti, portandoci a cambiare frequentemente il guardaroba. Si producono in tempi rapidissimi abiti decisamente convenienti e di bassa qualità e i nuovi lanci avvengono a ciclo continuo, con le promozioni allettanti delle grandi catene e l’influenza aggressiva delle piattaforme online. Come contrastare questa pulsione all’acquisto compulsivo indotta da un mercato sempre più veloce e spregiudicato? Ridare una seconda vita ai capi di abbigliamento è una delle alternative possibili: la nuova frontiera della moda sostenibile per l’ambiente, l’economia e la società è l’upcycling.

La cultura dello scarto

Oggi ogni anno vengono prodotti oltre 100 miliardi di capi di abbigliamento, il doppio di quanto accadeva 20 anni fa. Questo sfrenato aumento nella produzione e del consumo di fast fashion provocano una crisi nello smaltimento dei rifiuti tessili: solo una minima parte dei vestiti che scartiamo trova una seconda vita, in parte a causa della scarsa convenienza del riciclo in termini economici e in parte per la complessità del riutilizzo di molte fibre tessili. I Paesi con il più alto consumo di fast fashion nel mondo sono gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Cina, l’India e il Brasile. 

Il risultato del trionfo di questo modello di produzione e consumo nel mondo occidentale è l’accumulo di vestiti di seconda mano e la creazione di enormi discariche, come quelle in Ghana e in Cile. È l’Africa a subire il maggiore impatto ambientale e sociale di questo fenomeno: in Paesi come il Ghana, la Nigeria, il Kenya, l’Uganda, la Tanzania e il Benin arrivano ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di abiti usati, talvolta mai utilizzati ma già considerati un rifiuto.

Parte di questo carico confluisce nei mercati di seconda mano come il Kantamanto market di Accra, in Ghana, ma la maggior parte degli indumenti viene gettato in discariche poco controllate, dove può essere facilmente infiammato, contaminare l’ambiente e creare danni per la salute. Ne è un esempio la discarica situata nel deserto dell’Atacama, in Cile.

Ghana-discarica-vestiti-usati
Una discarica di vestiti in Ghana. Ogni settimana in questo Paese arrivano 15 milioni di vestiti: parte di essi viene rivenduta nei mercati, ma oltre il 40% finisce in discarica.

Un’alternativa è possibile

In un contesto di questo genere, è importante adottare soluzioni alternative al consumo di massa. Per esempio puntare sulla qualità, e non sulla quantità, significa investire in abiti durevoli, che non alimentano il processo usa-e-getta dell’economia lineare.

E se per alcuni la lunga vita degli abiti coincide con la rinuncia a un look accattivante e rinnovato, la risposta alternativa – inattesa e sostenibile – si chiama upcycling. Una pratica che trasforma una necessità in una nuova occasione e dice stop alla monotonia: sei affezionato a un indumento ma non ti sta più? È bucato? Macchiato? Fuori moda? Non buttarlo! Dagli nuova vita. Questo non è solo riciclo, è molto di più.

upcycling-fast-fashion-rigenerazione
L’upcycling rigenera i prodotti dismessi attribuendo loro un valore maggiore rispetto al primo utilizzo (Immagine di Freepik)

Upcycling, cambiare mentalità aggiungendo valore

Il termine upcycling è stato utilizzato per la prima volta in Germania, in un articolo dell’ottobre 1994 di Reiner Pilz, il quale scrisse: «Recycling per me è downcycling. Ciò di cui abbiamo bisogno è l’upcycling, in cui ai vecchi prodotti viene dato più valore, non meno».

L’upcycling, quindi, si differenzia dal riciclo tradizionale perché invece di ridurre il valore del vecchio capo, conferisce un maggiore valore economico, estetico, emotivo e funzionale. Un prodotto usato, destinato allo scarto, può essere riconvertito con una soluzione creativa. Anche tra i maggiori stilisti, da Stella McCartney a John Galliano e Dolce&Gabbana, non mancano casi di upcycling, che viene messo in pratica per ottenere creazioni sempre uniche e irripetibili.

La pratica dell’upcycling trova esempi storici antecedenti alla sua formulazione contemporanea. Un esempio su tutti: in Inghilterra, durante la Seconda guerra mondiale, in risposta al razionamento dell’abbigliamento annunciato nel giugno 1941 – quando le risorse disponibili nel settore dell’abbigliamento furono dirottate verso la produzione di uniformi militari – si affinò l’arte dell’upcycling. In parallelo, fu avviata la campagna “Make-Do and Mend” che invitava i cittadini a prolungare la vita dei propri vestiti, data la scarsità di materie prime.

manifesto-Make-Do-and-Mend
Il manifesto della campagna “Make-Do and Mend”, lanciata in Inghliterra nel 1943.

L’upcycling è la forma più avanzata di moda circolare, che non solo permette di risparmiare, ma rappresenta anche un atto di cura verso il nostro pianeta. Prima di tutto il riutilizzo creativo contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO₂ perché estende la durata dei materiali usati. L’upcycling contribuisce inoltre alleconomia circolare: i materiali infatti possono essere utilizzati senza essere trasformati in rifiuti. Inoltre utilizzare le risorse esistenti significa anche risparmiare energia e non dover ricorrere a nuove materie prime nel processo di produzione, riducendo l’accumulo in discarica. 

Anche tu puoi contribuire ed essere il cambiamento che vuoi vedere nella moda, trasformando i tuoi vecchi capi in qualcosa di nuovo, sostenibile e fantastico!

Fare Geo

Ecco un esempio facile e divertente per iniziare il tuo viaggio nell’upcycling: realizzare una T-shirt in stile upcycling.

Per questo progetto, hai bisogno di:

  • una vecchia T-shirt
  • un paio di forbici
  • aghi e filo
  • pezze di tessuto colorato o ricamato
  • qualsiasi accessorio decorativo a scelta, come perline o paillettes

Passo 1: Taglia

Con le forbici taglia in modo creativo le maniche, il collo e la parte inferiore della T-shirt. L’upcycling si basa sul tuo gusto personale, quindi sperimenta!

Passo 2: Aggiungi dettagli unici

Cuci le pezze di tessuto colorato o ricamato sulla T-shirt creando motivi originali.

Passo 3: Personalizza

Ora puoi passare alla decorazione, aggiungendo per esempio perline o paillettes. Lascia che la creatività brilli!

Passo 4: Indossa con orgoglio

Indossa la tua creazione con orgoglio, perché hai salvato il capo da una brutta fine in discarica. Il gioco è fatto, ma ricorda che le possibilità di upcycling sono infinite: puoi metterlo in pratica con qualsiasi cosa, e ciascun progetto che ne nascerà è unico, quindi dai spazio alla tua fantasia!

  • E ora ti sfido a riflettere su quello che indossi: è nuovo o usato? Quante vite ha? Quante ne potrebbe avere in futuro? Se volessi dargli nuova vita, quale forma assumerebbe?

Leggi anche

I numeri della Geografia #2 - Quanti rifiuti produciamo?
Banche e IA, se i software rimpiazzano gli operatori
Unione Europea 2050... un gioco da ragazzi!