Una pacifica popolazione, per sfuggire a nemici feroci e senza scrupoli, si rifugiò in una vasta zona lagunare, dove costruì una città su palafitte. Sembra la storia della fondazione di Venezia, ma non stiamo per descrivere l’alto Adriatico, bensì un contesto geografico e ambientale molto diverso e lontano dall’Italia: quello di Ganvié, una città del Benin, in Africa.
Il territorio
La città di Ganvié si trova nel sud del Benin, un piccolo Stato africano che si affaccia per un breve tratto sul Golfo di Guinea e che confina con la Nigeria a est e il Togo a ovest. Ganvié sorge sul Lago Nokoué, un bacino costiero d’acqua salmastra esteso 200 kilometri quadrati, che comunica con l’Oceano Atlantico attraverso un canale. Il lago fa parte di un complesso sistema di lagune e acquitrini, esteso lungo tutta la costa: qui, infatti, la presenza di cordoni di dune e basse colline impedisce all’acqua dei fiumi di raggiungere l’oceano.
Questa zona è caratterizzata dal clima equatoriale: le temperature si assestano per tutto l’anno intorno a 30 °C e le frequenti piogge fanno prosperare la vegetazione e quindi l’agricoltura. Le aree naturali incontaminate, tuttavia, sono praticamente assenti, poiché quasi ovunque il territorio è sottoposto a uno sfruttamento molto intenso. Lungo le coste si concentrano le grandi città, che si espandono a macchia d’olio: tra queste c’è Cotonou, il principale centro commerciale del Benin, poco a sud del Lago Nokoué. Fortunatamente, l’area urbana di Cotonou non ospita grandi industrie che possano inquinare in modo grave le acque del lago, da cui dipende il sostentamento degli abitanti di Ganvié, che sono tutti pescatori, e degli altri rivieraschi, che si dedicano al commercio del pescato.
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La storia
Per quasi cinquecento anni, dal Quattrocento all’Ottocento, gli abitanti più giovani e robusti dell’Africa occidentale – uomini e donne – sono stati catturati dai cacciatori di schiavi, consegnati a trafficanti europei e poi portati in catene nelle Americhe. All’inizio del Settecento, la popolazione locale dei Tofinu correva il rischio di essere tratta in schiavitù dai Fon, l’etnia che aveva fondato il potente regno del Dahomey. Decise così di rifugiarsi sul Lago Nokoué e di fondarvi una città: dal momento che le credenze religiose proibivano ai Fon di inoltrarsi nelle acque, la costruirono su palafitte.
Ganvié
Ganvié è una delle mete maggiormente apprezzate dai turisti, sempre più numerosi in Benin: è possibile raggiungerla a bordo di una delle piroghe a motore gestite dalle cooperative locali nate negli ultimi anni. Dista circa tre kilometri dal porto di Abomey, dove ha sede un vivace mercato di compravendita del pesce. Lungo il tragitto verso Abomey si possono osservare i pescatori al lavoro: catturano i pesci gettando le reti, utilizzando le nasse, o disseminando sul lago trappole costruite con fronde di alberi.
Ganvié conta ben 30.000 abitanti, tutti abili conduttori di piroghe ed esperti nuotatori. Le case, costruite con un legname particolarmente resistente, sono distribuite su una superficie enorme, suddivisa in cinque quartieri principali. Le palafitte si presentano spesso raggruppate, soprattutto in corrispondenza delle piccole isole che affiorano dal lago. Gli abitanti hanno creato o consolidato le isole con fatica, costruendovi anche qualche edificio in muratura: la moschea, la chiesa, la scuola e una modesta locanda dove si possono acquistare prodotti dell’artigianato locale.
A Ganvié la vita è estremamente precaria: non c’è acqua potabile, a parte quella razionata e distribuita giornalmente in due “chioschi” e l’elettricità viene prodotta soltanto da alcuni abitanti con dei generatori a combustibile; la scuola, invece, dispone di celle fotovoltaiche. Grazie alla cooperazione internazionale, è stato costruito il Centro per la Salute, un dispensario medico che offre servizi essenziali di cura e pronto soccorso. Inoltre, con il supporto della città di Napoli è stato allestito un nuovo reparto maternità.
Sorprendentemente, la città dispone di moderni servizi tecnologici: alcune botteghe affacciate sul canale principale permettono di ricaricare i telefoni cellulari e di acquistare delle schede sim.
Questo ambiente urbano molto particolare è stato inserito nella lista di siti candidati a fare parte del patrimonio UNESCO: bisogna augurarsi che Ganvié entri nella lista ufficiale prima che la crescita del turismo e della popolazione residente ne comprometta in modo irreparabile le caratteristiche ambientali e culturali.
FARE GEO
- Prova a verificare l’area del Lago Nokoué, di cui si parla nell’articolo, con Google My Maps (qui troverai le indicazioni per utilizzare lo strumento).
- Cerca altre località nel mondo in cui gli abitanti vivono su palafitte (per esempio Giethoorn, in Olanda, Kampong Ayer, nel Brunei, Tonle Sap, in Cambogia, Wuzhen, in Cina, Kay Lar Ywa, in Birmania), poi individua i motivi che li hanno spinti a utilizzarle e quali vantaggi e svantaggi ha comportato questa scelta.