Proseguiamo con la serie di articoli che ci portano alla scoperta del PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza), delle sue aree di investimento e delle sue potenzialità innovative. Guardiamo qui da vicino la Missione 1, che sostiene la transizione digitale del nostro Paese attraverso la modernizzazione della Pubblica amministrazione, delle infrastrutture di comunicazione e del sistema produttivo. Una sfida che comporta un intervento profondo e incisivo, che agisca sul nostro sistema economico e valorizzi il patrimonio culturale e turistico, anche in funzione di promozione dell’immagine e del brand del Paese.
Missione 1: rinnovare il volto produttivo dell’Italia
Quella della digitalizzazione, dell’innovazione e della competitività è la seconda missione più “ricca” del PNRR: dispone infatti di quasi 50 miliardi di euro da investire per cambiare il volto produttivo ed economico del nostro Paese. Di questa quota, circa 40 miliardi provengono dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza, quasi 9 dal Fondo complementare e 0,8 dal React-EU.
La Missione 1 ha come obiettivo comune la modernizzazione digitale per favorire la produttività e la competitività delle imprese italiane, e punta in particolare al rilancio del settore turistico, uno dei principali elementi propulsivi dell’economia italiana. La missione è suddivisa in tre componenti che riguardano:
- la Pubblica amministrazione (PA);
- il sistema produttivo;
- il comparto “turismo e cultura”.
Una missione indispensabile per la crescita economica
Il successo della Missione 1 è indispensabile per porre rimedio alla lunga crisi che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi decenni e che è stata aggravata dalla pandemia (e probabilmente lo sarà ulteriormente dalla guerra in corso nell’Europa orientale).
Per rendersi conto della consistenza di questa crisi, basta confrontare i dati del nostro Paese con quelli delle principali economie dell’UE in base ad alcuni indicatori, come il valore aggiunto, le ore lavorate e la produttività del lavoro.
Va considerato, poi, che nel periodo 1999-2019 il PIL italiano è cresciuto in complesso di poco meno dell’8%, contro il 30% della Germania, il 32% della Francia e quasi il 44% della Spagna. Esistono però anche altri dati più preoccupanti, e per questo forse più significativi:
- quasi il 10% della popolazione italiana vive sotto la soglia di povertà;
- l’Italia è il Paese dell’UE con il più alto tasso di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano (NEET);
- solo poco più del 53% delle donne lavora, contro una media UE che supera il 67%.
Tra le molte cause della crisi una spicca oggi in modo evidente il ritardo nella modernizzazione digitale. Un ritardo che riguarda sia l’inefficienza della PA sia il sistema produttivo, che ha perso in competitività e capacità di adattarsi velocemente ai cambiamenti dei mercati rispetto ai Paesi tecnologicamente più avanzati.
Recuperare il ritardo nella digitalizzazione
Il “divario digitale” riguarda anche le competenze dei cittadini, dove siamo agli ultimi posti in Europa: è assolutamente necessario che anche l’l’Italia raggiunga gli obiettivi indicati dalla Commissione Europea nel 2030 Digital Compass, secondo cui in quella data tutti i principali servizi pubblici dovranno essere disponibili online.
Insieme a quella ecologica ed energetica, la transizione digitale rappresenta quindi una delle “colonne” del PNRR: essa dovrà accrescere la produttività, l’innovazione e l’occupazione nella PA e nel settore industriale.
La sua rilevanza non si ferma però qui, perché è trasversale a tutte le missioni del Piano: per esempio, dovrà garantire un accesso più ampio all’istruzione e alla cultura, migliorare la sanità e colmare i divari territoriali tra le regioni.
In particolare va ridotto il gap con l’Italia meridionale e insulare, alla quale peraltro è destinato circa il 40% degli investimenti (tra i progetti c’è, per esempio, il collegamento di 18 isole minori con cavi sottomarini in fibra ottica).
La connettività in tutto il Paese
Come dovrà avvenire questa vera e propria “rivoluzione”?
Innanzitutto dotando il Paese di una connettività omogenea ad alta velocità, utilizzando le tecnologie più avanzate, come la fibra nelle aree urbane e la banda ultralarga nelle “aree bianche e grigie” (quelle cioè dove gli operatori privati non vogliono investire per la scarsità di potenziali clienti).
Dovrà essere completata anche la connettività delle scuole (con il Piano “Scuola connessa” che riguarda oltre 9000 edifici scolastici) e nel settore della sanità (con il Piano “Sanità connessa” per 12 000 ospedali).
La Pubblica amministrazione e il cloud
In secondo luogo la PA dovrà utilizzare il cloud per garantire un’ampia condivisione dei dati (per esempio, non si dovrà ripetere ogni volta gli stessi dati a seconda dell’ufficio con cui si parla).
A loro volta i cittadini avranno un accesso più diretto alla PA con il rafforzamento della “cittadinanza digitale”. A questo scopo saranno dedicate diverse iniziative per migliorare le competenze digitali di base, di cui una parte notevole della popolazione è ancora priva.
Secondo la Commissione europea, del resto, entro il 2025 almeno il 70% dei cittadini tra i 16 e i 74 anni dovrà possedere conoscenze digitali di base. Per aiutare almeno un milione di italiani ad acquisirle, è stato istituito il Servizio Civile Digitale, in cui opereranno alcune migliaia di giovani. Molti altri giovani dovrebbero essere reclutati per garantire il necessario “svecchiamento” degli uffici pubblici.
Il settore industriale e l’innovazione
In terzo luogo, la rivoluzione digitale trasformerà le industrie migliorandone la competitività e aumentando la loro internazionalizzazione. L’Italia vanta un forte settore manifatturiero, composto per la maggior parte da piccole e medie imprese, la cui produzione è in gran parte orientata all’esportazione: per questo la sfida dell’innovazione e della modernizzazione è cruciale.
Cospicui finanziamenti sono destinati alle imprese che investono in ricerca e innovazione: per esempio, sarà agevolato lo sviluppo nel campo della microelettronica e della cosiddetta “economia spaziale”, il settore forse più integrato con la ricerca e che offre servizi satellitari per il monitoraggio della Terra, le telecomunicazioni, la geolocalizzazione ecc…
Il turismo e la cultura
L’ultima “componente” della Missione 1 riguarda il sostegno al turismo e al patrimonio culturale, ai quali sono destinati quasi 7 miliardi di euro poiché considerati come grandi risorse del nostro Paese e per la società.
Nella presentazione del PNRR si legge infatti che «Investire in Turismo e Cultura oggi rappresenta una significativa opportunità di sinergia con altre priorità strategiche del Paese incluse nel PNRR. […] Inoltre i settori del turismo e della cultura sono tra quelli con una maggiore incidenza del lavoro giovanile e femminile, quindi sono estremamente importanti per il raggiungimento dei target generazionali e di genere del PNRR».
Prima della pandemia, il turismo produceva circa il 13% del PIL italiano, ma questo è stato proprio uno dei settori più colpiti dal COVID-19. Gli sono state dedicate quindi alcune iniziative molto importanti, tra cui il Piano Turismo 4.0: un insieme di misure per valorizzare e rendere più accessibili i luoghi storici, in particolare quelli situati nelle aree rurali o periferiche, meno servite dai mezzi pubblici.
Per promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e, anche in questo caso, digitalizzazione, molti investimenti saranno poi dedicati alla creazione di una “piattaforma del Turismo digitale” per collegare tutte le imprese (strutture ricettive, di ristorazione, di divertimento e cultura ecc.) e alla riqualificazione di quelle alberghiere.
Il “Piano nazionale borghi”
Merita un discorso più approfondito il “Piano nazionale borghi”, ideato per il rilancio dei piccoli centri situati per lo più nelle aree interne del Paese. È un tentativo di sostenere l’economia di queste zone e di proporre un modello di turismo sostenibile.
Mentre le principali città d’arte sono spesso caratterizzate da fenomeni di sovraffollamento (almeno fino alla pandemia), ci sono centinaia di piccoli centri ricchi di cultura, storia, arti e tradizioni che potrebbero rappresentare un enorme potenziale di attrattività, ma che per varie ragioni restano esclusi dai grandi flussi turistici.
Il “Piano nazionale borghi” sosterrà circa 230 borghi con meno di 5000 abitanti finanziando con oltre 1 miliardo di euro progetti locali che riguardano attività culturali, creative, turistiche: per esempio, il recupero del patrimonio storico, la riqualificazione degli spazi pubblici, la creazione di servizi culturali, come la creazione di nuovi itinerari tematici e di percorsi culturali ecc… Altri finanziamenti riguarderanno le attività commerciali, agroalimentari e artigianali per valorizzare i prodotti, i saperi e le tecniche locali.
Rendere accessibile il patrimonio culturale
Il patrimonio culturale ha poi un rilievo tutto suo in collegamento con la problematica più generale della digitalizzazione, grazie alla quale saranno possibili nuove forme di fruizione delle opere custodite in musei, archivi, biblioteche e luoghi di cultura in genere.
Altri interventi dovranno migliorare l’accessibilità di biblioteche, musei, cinema e teatri e la loro sostenibilità ambientale (in particolare per quanto riguarda l’efficienza energetica degli edifici), oltre che degli edifici religiosi, in particolare per quelli situati in zone ad alto rischio sismico.
Digitalizzazione e miglioramento del “patrimonio fisico” sono orientati a costituire un vero e proprio “patrimonio culturale per la prossima generazione”.
Sempre in ambito culturale è presente anche un Progetto per aiutare lo sviluppo del settore cinematografico e audiovisivo italiano.
Fare Geo
- I parchi e i giardini storici
Un investimento importante del PNRR riguarderà i programmi per valorizzare i parchi e i giardini storici, considerati “hub di bellezza pubblica” e luoghi identitari per le comunità. Verrà quindi promossa un’azione sistematica di rigenerazione, con interventi di manutenzione, gestione e miglioramento della fruizione, di circa 5000 tra ville, parchi e giardini storici (molti dei quali di proprietà pubblica) che si trovano in condizioni critiche.
Nel luogo dove abiti, ci sono edifici o aree di questo tipo? Quali caratteristiche hanno? Hanno bisogno di interventi di rigenerazione o di valorizzazione turistica? Quale progetto potresti elaborare per ridare valore a questo patrimonio ambientale?
- Roma caput mundi
Nel settore turistico, un programma particolare riguarda la promozione dei grandi eventi che si terranno nei prossimi anni nella capitale e che dovrebbero produrre una grande affluenza di visitatori (per esempio, il Giubileo del 2025). Qui gli interventi dovrebbero servire non solo a migliorare l’offerta ricettiva e i servizi pubblici della città, ma anche a incentivare lo spostamento di parte dei flussi di visitatori nelle città vicine, per evitare fenomeni di sovraffollamento (overtourism) e promuovere un turismo più sostenibile.
Fai una ricerca per scoprire: che cos’è il Giubileo del 2025 e che cosa comporta per la città di Roma; quali saranno i luoghi della città più coinvolti; quali località vicine alla capitale potrebbero costituire una valida alternativa di visita, soprattutto per la loro ricchezza culturale.
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