I risultati della TAC fatta al supervulcano Yellowstone

I risultati della TAC fatta al  supervulcano Yellowstone

I geologi dell’università dello Utah, coordinati da Hsin-Hua Huang, hanno pubblicato sulla rivista Science i risultati della Tomografia Sismica fatta al Parco di Yellowstone. La tomografia sismica permette di ottenere un’immagine dettagliata della struttura interna della Terra, proprio come la TAC permette di osservare l’interno del nostro corpo. E i risultati hanno svelato il “mostro” che si trova sotto lo Yellowstone: oltre alla gigantesca camera magmatica già conosciuta che alimenta  il supervulcano, vi è un secondo serbatoio di dimensioni
quattro volte maggiori, la cui lava sarebbe in grado di riempire oltre 11 Gran Canyon (ANSA, Università Utah). Si tratta di oltre 46 milioni di chilometri cubi di magma semifuso, una quantità tale da coprire tutto il territorio degli Stati Uniti con uno strato di lava spesso quasi 5 metri.
Nel disegno a lato la ricostruzione effettuata dai geologi della struttura di Yellowstone. La seconda camera magmatica si trova più in profondità, tra 28 e 45 km al di sotto della superficie, proprio sopra il “punto caldo” (hot-spot) in cui il magma interno al mantello viene spinto verso la crosta.
YellowstoneMagmaTra la camera profonda e quella più superficiale vi sono infiltrazioni di materiale che contribuisce all’emissione di anidride carbonica in superficie. Il vulcanologo Salvatore Inguaggiato della sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha precisato che Yellowstone emette 45.000 tonnellate di anidride carbonica al giorno, quantità che non poteva essere causata soltanto dalla 1024px-Yellowstone_Caldera_map2camera magmatica conosciuta precedentemente.
Le nuove scoperte non rendono lo Yellowstone più pericoloso di quanto si ritenesse prima, ma ci permettono di conoscerlo meglio. Secondo il geofisico Robert Smith, dell’università dello Utah, il rischio è minimo: la possibilità che il supervulcano esploda in un dato anno è di 1 su 700.000.
I geologi sono riusciti a determinare quando si sono verificate le ultime tre eruzioni: 2 milioni, 1,2 milioni e 640mila anni fa.

Il meccanismo che innesca le esplosioni
Il pennacchio di magma del punto caldo risale nel mantello da circa 700 km di profondità fino a sbattere contro la zona di demarcazione tra mantello e crosta, a circa 60 km dalla superficie. Qui la colonna di magma si piega deviando, ma parte del magma riesce a risalire e si unisce alle rocce della crosta soprastanti che si fondono parzialmente creando l’enorme camera magmatica.
La pressione della bolla di magma continua ad aumentare e produce fratture nella crosta, lungo il bordo. Il disco di crosta interno, rimasto isolato, sprofonda improvvisamente mentre ai bordi il magma fuoriesce con una violentissima esplosione. I materiali emessi, che presentano una mescolanza di magma crostale e di magma proveniente dal mantello, si depositano su una vasta area circostante, mentre al centro l’area sprofondata forma una depressione: nasce la gigantesca caldera da diametro di un sessantina di chilometri.
Le polveri e i gas emessi oscurano a lungo l’aria causando un abbassamento delle temperature su vaste aree del pianeta.

I supervulcani
I supervulcani sono caldere di decine di km di diametro causate, non dal collasso di un singolo vulcano (come la caldera del Monte Somma, nel cui centro sorge ora il Vesuvuio), ma prodotte da antiche gigantesche esplosioni con emissione di oltre mille chilometri cubi di materiali. In queste caldere sono generalmente presenti fenomeni vulcanici secondari, come fumarole, geyser, sorgenti termali.
Yellowstone è il supervulcano più grande del mondo, ma ne sono stati scoperti circa una decina, di cui la metà negli Stati Uniti. Alcuni, come quello della Long Valley (California), sembrano essere ormai estinti perché la loro camera magmatica si è svuotata.
Un supervulcano si trova anche in Italia. E’ la zona dei Campi Flegrei, che esplose circa 39.000 anni fa. Secondo alcuni scienziati il raffreddamenti climatico conseguente potrebbe aver contribuito alla scomparsa dell’uomo di Neanderthal (La Repubblica).

Yellowstone_GoogleFare Geo
• Individua sulla mappa qui a lato della zona di Yellowstone, tratta da Google Earth, la caldera di forma quasi circolare, prodotta dall’esplosione avvenuta circa 1,2-1,3 milioni di anni fa.
• Fai una ricerca sui fenomeni vulcanici secondari che caratterizzano la zona dei campi Flegrei.

http://unews.utah.edu/news_releases/scientists-see-deeper-yellowstone-magma/

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