I vulcani, le spaccature della crosta da cui fuoriesce il magma incandescente che risale in superficie, si formano principalmente lungo i margini delle zolle crostali che collidono, in particolare lungo il contorno del Pacifico e ai margini delle isole indonesiane, nella fascia detta “Cintura di fuoco del Pacifico”. In Europa sono concentrati nell’Islanda e nel Mediterraneo, dove convergono Africa ed Europa.
Sono anche stati scoperti vulcani su altri pianeti, su Marte, su Venere e su alcuni satelliti, come Io, una delle lune di Giove.
Le loro caratteristiche variano notevolmente. Alcuni hanno un cono alto e stretto, altri, i vulcani a scudo che emettono una lava più fluida, sono molto più estesi e poco ripidi.
Alcuni eruttano lentamente e in modo continuativo, mentre altri esplodono violentemente.
Per stilare una top ten dei vulcani è necessario decidere quali elementi considerare. Si può cercare il più grande, il più potente, ma anche quello più attivo o quello più pericoloso per l’uomo.
I più grandi
Fino a poco tempo si riteneva che il vulcano più grande della Terra fosse il Mauna Loa (foto), nelle Hawaii, un vulcano a scudo la cui ultima eruzione risale al 1984. Il Mauna Loa fa parte della catena sottomarina Hawaii-Emperor originata dalle eruzioni del punto caldo sottostante che, con lo scorrere della zolla crostale, ha creato le varie isole dell’arcipelago. Il vulcano si estende su una superficie di 5.271 km² e si alza di 4.169 m dal livello del mare, ma il suo cono ha un’altezza di ben 9.170 m rispetto al fondale, risultando più alto dell’Everest.
Nel 2013 è stato scoperto nel Pacifico un vulcano gigantesco, grande 60 volte più del vulcano hawaiano. Si tratta del Massiccio Tamu, inattivo da circa 140 milioni di anni, che si estende su una superficie pari a quella dell’Italia: 310.000 km² (Il Corriere, Nature). Ha forma allungata e si alza dal fondale di 4.460 m, ma, data l’estensione, l’inclinazione dei suoi fianchi è quasi impercettibile. In passato si pensava fosse l’insieme di più coni separati e non un vulcano singolo, come è stato invece appurato durante gli ultimi rilevamenti.
Neppure il Tamu è il più grande vulcano che conosciamo. Il Monte Olimpo su Marte ha un’estensione simile, ma un’altezza di 26.000 m. Si trova nella regione di Tharsis, dove si alzano altri vulcani giganteschi: l’Ascraeus (alto 18.225 m), l’Arsia (16.000 m), il Pavonis (14.000 m).
I più esplosivi
Ma i vulcani, oltre che per le dimensioni, si possono confrontare per la violenza delle eruzioni. Per valutarla è stato ideato l’indice di esplosività vulcanica (VEI) che varia da 0 a 9.
Le eruzioni più esplosive non creano coni vulcanici, ma lasciano gigantesche caldere per lo sprofondamento della massa magmatica che collassa dopo la fase eruttiva. Sono una dozzina i supervulcani individuati. Le loro eruzioni esplosive avvengono a distanza di decine o centinaia di migliaia di anni, ma quando esplodono scagliano nell’aria immense quantità di lava, ceneri e gas che oscurano il cielo per lungo tempo e cadono al suolo formando strati spessi anche centinaia di metri. Le eruzioni di un supervulcano modificano il clima di tutto il pianeta. L’esplosione più catastrofica in epoca relativamente recente è quella della Caldera Garita in Colorado (USA) che circa 28 milioni di anni fa eruttò 5.000 km³ di materiale con una potenza pari a cinquemila delle più potenti bombe H.
Tra le caldere giganti sono da ricordare lo Yellowstone negli USA, che 640.000 anni fa ha coperto tutta l’America settentrionale con uno strato di ceneri (eruzione detta “Lava Creek”); il Toba nell’isola di Sumatra, il cui cono è riemerso al centro del lago che riempie la caldera; il Taupo, nell’Isola del Nord in Nuova Zelanda, oggi individuabile solo dal lago che ne occupa la conca; la Pacana in Cile, che 4mila anni fa ha emesso 2.500 km³ di materiali.
Un supervulcano si trova anche in Italia, è la caldera dei Campi Flegrei che esplose violentemente 39.000 anni fa seppellendo due terzi della Campania con uno spesso strato di tufo giallo (Protezione Civile, INGV, 3bMeteo).
Queste gigantesche caldere non danno sempre luogo a “super-eruzioni”, tra l’una e l’altra si susseguono eventi di piccola entità e fenomeni vulcanici collaterali, quali sollevamenti e abbassamenti del suolo (bradisismo), solfatare, geyser, leggere scosse sismiche e piccole fuoriuscite di magma.
Nei Campi Flegrei questi fenomeni sono comuni. Nel 1538, una piccola emissione di lava ha formato un nuovo cono, detto proprio “Monte Nuovo” (qui a lato l’immagine da Maps).
I più pericolosi
Le eruzioni più pericolose per l’uomo sono però quelle che, anche se non raggiungono la violenza dei supervulcani, si verificano in prossimità di zone fittamente abitate. Le più note sono quella di Santorino (Thera) nell’Egeo, che circa 3600 anni fa distrusse la sua isola e la civiltà minoica che qui aveva il suo centro principale (Akrotiri), e l’eruzione del Vesuvio del 79, che coprì di cenere Pompei ed Ercolano.
In Italia il rischio vulcanico è elevato. Oltre al Vesuvio, ai Campi Flegrei e all’Etna, il pericolo maggiore viene dal Marsili, un vulcano sottomarino (il più grande vulcano d’Europa), che si trova nel Tirreno: una sua eruzione potrebbe causare un violento tsunami (Protezione Civile).
Curiosità
Recentemente è stato scoperto nelle Alpi un supervulcano “fossile”. Si trova nella Valsesia: in seguito agli sconvolgimenti creati dall’orogenesi alpina che portato al sollevamento della catena, il suo apparato di condotti magmatici è stato portato alla luce. E’ la prima volta che è possibile osservare direttamente la struttura interna di una caldera per una profondità di circa 25 km. Questo supervulcano, attivo circa 290 milioni di anni fa, dopo alcuni milioni di anni si estinse e venne inglobato nella crosta in trasformazione (Il Corriere).
Fare Geo
• Utilizza il sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) per fare una ricerca su uno dei dieci vulcani italiani attivi (che hanno dato manifestazioni negli ultimi 10mila anni): Colli Albani, Campi Flegrei, Vesuvio, Ischia, Stromboli, Lipari, Vulcano, Etna, Pantelleria, Isola Ferdinandea.
Prepara una linea del tempo e segna la successione degli eventi registrati.
• Individua sulla carta i 10 vulcani attivi (quelli sottomarini sono in azzurro). Ve ne sono di sottomarini? Se sì, quali? E vi sono vulcani inattivi non sottomarini? Se sì, quali?