Fame. A che punto siamo?
La recente inversione di un trend positivo
Sconfiggere la fame è il secondo obiettivo (goal) dell’Agenda 2030, il programma per lo sviluppo sostenibile sottoscritto dai Paesi membri dell’ONU. Fare in modo che tutti sulla Terra abbiano di che sfamarsi è un’impresa molto ardua, che deve affrontare grandi squilibri e disuguaglianze: oggi, infatti, una persona su nove non ha abbastanza da mangiare e una su tre è malnutrita, mentre nei Paesi avanzati una buona parte della popolazione è sovrappeso e quantità enormi di derrate alimentari finiscono tra i rifiuti. L’obiettivo Fame Zero è ancora lontano.
I progressi nella lotta alla fame nel mondo degli ultimi decenni sono innegabili: rispetto al 1990, oggi oltre 200 milioni le persone non soffrono più la fame, nonostante la popolazione mondiale in questo periodo sia aumentata di quasi 2 miliardi. Le due mappe FAO della fame riportate qui sotto evidenziano il trend di riduzione della percentuale di persone sottoalimentate dal 1997 al 2016.
È inoltre da rilevare che ormai da oltre cinquant’anni non si verificano grandi catastrofi alimentari con oltre un milione di morti.
Dopo decenni di miglioramento, però, da qualche anno la tendenza positiva si è invertita e la quota ha ripreso a salire.
L’edizione 2019 dello “Stato della sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo” rivela infatti dati assoluti ancora molto preoccupanti: nel mondo 820 milioni di persone (l’11% della popolazione) soffrono la fame.
Il fenomeno si registra con particolare intensità in determinate aree geografiche, in particolare l’Africa, e in certe fasce di popolazione, soprattutto bambini.
Tra i bambini al di sotto dei 5 anni, 149 milioni (il 25% del totale) soffrono di malnutrizione cronica, uno degli elementi più destabilizzanti a livello di sopravvivenza per questa fascia d’età. In questo contesto, oltre al continente africano, sono interessati anche Sud America e Asia occidentale, dove il livello di malnutrizione raggiunge rispettivamente il 7% e il 12% (contro il 20% dell’Africa subsahariana). Le disparità rimangono enormi e, se globalmente dal 2000 a oggi sono già stati fatti passi avanti, in queste aree del pianeta la percentuale di malnutrizione è aumentata.
Un altro dato che fotografa in modo significativo l’attuale situazione di disuguaglianza è quello secondo cui, a fronte di un bambino su 7 nato sottopeso (pari a 20,5 milioni di bambini), sono in aumento l’obesità e il sovrappeso, in particolare tra bambini in età scolare e negli adulti. Nei Paesi sviluppati un terzo degli adolescenti e adulti è sovrappeso e il 44% dei bambini tra i 5 e i 9 anni è obeso.
Fame. Che fare?
Strategie in un quadro complesso
Per far fronte ai problemi della fame mondiale, l’ONU fin dalla sua fondazione ha visto la presenza nella propria struttura della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, l’agenzia internazionale che si occupa del raggiungimento della sicurezza alimentare in tutto il mondo. Ha lo scopo di far sì che tutti abbiano regolare accesso a cibo sufficiente e di qualità e possano condurre una vita sana e attiva. Alla FAO si deve l’istituzione della Giornata mondiale dell’alimentazione, fissata il 16 ottobre: una ricorrenza che serve a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle emergenze alimentari.
Gli organismi internazionali hanno individuato una serie di azioni per poter sfamare la popolazione della Terra in continuo aumento: distribuire equamente le risorse, favorire una corretta alimentazione, ridurre gli sprechi, promuovere l’agricoltura sostenibile. La lotta alla fame non si esaurisce, però, nel raggiungimento di questi obiettivi, già di per sé difficili da raggiungere (a questo proposito, basti pensare per esempio che nel mondo va sprecato un terzo dei 4 miliardi di tonnellate di cibo prodotto ogni anno, il che genera un costo per l’economia globale di circa 750 miliardi di dollari l’anno).
Queste azioni, infatti, si inseriscono in un contesto più ampio e complesso e non possono essere disgiunte da iniziative in altri settori, come quello economico e finanziario. Tra le cause “indirette” di sottoalimentazione e malnutrizione si possono per esempio individuare i comportamenti aggressivi che le economie dei Paesi sviluppati esercitano nei confronti dei Paesi economicamente più deboli. Così come i fenomeni di cambiamento climatico sono responsabili della scarsa produttività delle risorse agricole e di flussi crescenti di migrazione. Tutti questi elementi contribuiscono a creare una situazione di forte insicurezza alimentare per una larga fascia della popolazione mondiale.
Il goal Fame Zero è strettamente legato agli altri obiettivi dell’Agenda, in particolare il primo, Sconfiggere la povertà, ma anche il terzo, Promuovere salute e benessere, perché la denutrizione è causa di malattie, debilita il fisico, aumenta il rischio di fratture e la suscettibilità alle infezioni.
Focus
Madri e bambini, categorie a rischio
A essere maggiormente esposti all’insicurezza alimentare e quindi alla soglia della malnutrizione sono soprattutto le donne in gravidanza e i bambini. Un’alimentazione carente, infatti, sia durante la gravidanza sia durante la crescita, non influisce soltanto sullo sviluppo fisico del bambino, ma anche sul suo sviluppo cerebrale, causando disturbi dello sviluppo intellettivo: un danno che compromette le possibilità di un futuro inserimento positivo del bambino nella società.
Secondo dati recenti (2018) circa 151 milioni di bambini sono affetti da malnutrizione cronica, mentre la forma più rischiosa della malnutrizione acuta affligge oltre 50 milioni di bambini. Per avere una dimensione del problema, va considerato che nel 2017 la malnutrizione è stata concausa di 3 milioni di decessi infantili, corrispondenti a oltre il 50% della mortalità infantile: un vero flagello mondiale.
I traguardi
Per facilitare il raggiungimento dell’obiettivo, l’Agenda 2030 ha suddiviso questo goal in otto target, qui sintetizzati:
- 2.1 “Eliminare la fame e assicurare a tutti l’accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente per tutto l’anno.”
- 2.2 “Eliminare tutte le forme di malnutrizione e soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, in gravidanza, in allattamento e delle persone anziane.”
- 2.3 “Raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di alimenti su piccola scala, anche attraverso l’accesso a terra e risorse, fornendo stimoli produttivi, conoscenza, servizi finanziari, accesso ai mercati…”
- 2.4 “Garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e applicare pratiche agricole in grado di adeguarsi alle diverse situazioni, ecosostenibili e in grado di migliorare il suolo.”
- 2.5 “Assicurare la diversità genetica di semi, piante coltivate e animali da allevamento e domestici e le loro specie selvatiche affini; promuovere l’accesso alle risorse genetiche e delle conoscenze collegate.”
- 2.a “Aumentare gli investimenti in infrastrutture rurali, servizi di ricerca e di divulgazione agricola per migliorare la capacità produttiva, in particolare nei Paesi meno sviluppati.
- 2.b “Correggere e prevenire restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali, conformemente al mandato del “Doha Development Round”
- 2.c “Adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari al fine di limitare l’estrema volatilità dei prezzi alimentari.”
E in Italia?
Cattiva alimentazione e rischio alimentare
L’Italia, come altri Paesi sviluppati, è toccata relativamente poco dalle problematiche di sottoalimentazione o rischio alimentare, ma conosce un’altra forma di malnutrizione: la cattiva alimentazione, accompagnata da uno stile di vita sempre più sedentario. Obesità e sovrappeso sono i nuovi “flagelli” sociali e colpiscono ampie porzioni della popolazione (vedi il report 2019 della Fondazione IBDO, in collaborazione con ISTAT).
Fare Geo
- La FAO fornisce informazioni sulla situazione agricola e alimentare di tutti i Paesi e i grafici relativi (qui i dati di El Salvador e sotto il grafico con il numero e la percentuale persone malnutrite). Analizza la scheda del Paese, prepara una didascalia di commento ai due grafici, poi scegli un Paese tra quelli meno sviluppati e fai una breve relazione sulla sua situazione.
- Osserva i due grafici e, assieme ai compagni, elabora una riflessione sull’andamento mondiale dei fenomeni opposti di malnutrizione e sovrappeso.
- Proponi ai tuoi insegnati un’indagine sulle abitudini alimentari delle famiglie della tua classe. Visualizzate quanto rilevato con grafici e vignette accompagnate da testi di commento.
Che cosa possiamo fare?
- Tenerci informati: seguire le notizie locali e quelle internazionali sui media a disposizione (tv, web, riviste e giornali).
- Cercare le iniziative di beneficenza per sostenere chi è nel bisogno nel proprio territorio.
- Non sprecare cibo, congelando i prodotti freschi e gli avanzi se non abbiamo la possibilità di mangiarli prima che deperiscano.
- Acquistare cibo locale e di stagione. E, se abbiamo la possibilità, provare a coltivare in proprio una parte del cibo che consumiamo.
- Abituarci a un’alimentazione sana, evitando cibi con troppi zuccheri e grassi, e praticare uno stile di vita attivo, fatto di movimento e interessi
- Impegnarci a diffondere informazioni sulle situazioni alimentari a rischio e l’importanza della lotta contro la fame, negli ambiti che si frequentano: in famiglia, a scuola, con gli amici.
- Quali altre azioni possono contribuire a vincere la sfida alla fame nel mondo? Parlane con i compagni.