Aria irrespirabile nelle città italiane: quanto incidono i trasporti?

Aria irrespirabile nelle città italiane: quanto incidono i trasporti?

L’inquinamento atmosferico urbano è uno dei problemi ambientali più gravi del nostro Paese, nel quale i mezzi di trasporto svolgono un ruolo di primo piano. Il report MobilitAria 2018 ci fornisce il quadro completo della situazione italiana, correlando i dati su qualità dell’aria e mobilità urbana nelle città italiane con i provvedimenti attuati dalle amministrazioni comunali nell’ultimo decennio. Ne risulta un generale miglioramento della qualità dell’aria, ma anche la necessità di investire ulteriormente nella mobilità sostenibile per ridurre i livelli di concentrazione degli inquinanti, ancora troppo elevati.

 

Oltre 80.000 morti ogni anno: è questo, in Italia, il pesante bilancio delle vittime premature dell’inquinamento atmosferico, all’origine di malattie cardiovascolari e respiratorie. Un dato che fa paura e con cui il nostro Paese detiene il record in Europa. I responsabili? L’industria, le centrali termoelettriche, l’agricoltura, gli impianti di riscaldamento e il traffico veicolare. I mezzi di trasporto, in particolare, rivestono un ruolo di primo piano nell’emissione di inquinanti.
I due inquinanti più critici per la salute emessi dai veicoli sono il particolato atmosferico (PM10, PM2,5) e il biossido di azoto (NO2), i cui limiti in Italia vengono superati troppo spesso: per questo la Commissione Europea ha avviato da tempo una procedura di infrazione contro il Governo Italiano.

Concentrazione media annuale di PM2,5 (valore limite 25 μg/m3) e di NO2 (valore limite 40 μg/m3) in Europa nel 2014. Fonte: EEA Report 2017

Più in generale, i trasporti hanno un forte impatto ambientale, poiché producono diossido di carbonio (CO2), uno dei gas serra responsabili del riscaldamento globale. L’obiettivo, per l’Europa, è quello di abbattere le emissioni di CO2 del settore trasporti almeno del 60% entro il 2050. Un risultato imprescindibile per avvicinarsi ai propositi di riduzione dei gas serra dell’Accordo di Parigi. “Decarbonizzare”, quindi, è la parola chiave che ricorre nelle politiche europee per la mobilità.

Su che cosa investire allora per una mobilità sostenibile? Incrementare l’uso della bicicletta, la mobilità pedonale e la sharing mobility, potenziare il trasporto collettivo, puntare sul veicolo elettrico e le innovazioni tecnologiche: sono questi gli ingredienti per raggiungere una soluzione.

Le auto elettriche e condivise di Share’ngo, a Roma

Il rapporto MobilitAria 2018
In Italia esistono diverse strutture, come istituti di ricerca, associazioni ed enti locali, in cui si raccolgono ed elaborano dati settoriali sull’inquinamento atmosferico. Manca però un luogo dove vengano integrati i dati sulla qualità dell’aria, correlati con i dati sulla mobilità urbana, e i provvedimenti delle amministrazioni comunali, per ragionare poi sui risultati e scambiare esperienze e buone pratiche.
È da questa necessità che nasce il rapporto “MobilitAria 2018. Qualità dell’aria e politiche di mobilità nelle 14 grandi città italiane 2006-2016”, presentato a Roma il 16 febbraio, tredici anni dopo l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Lo studio è stato realizzato dal CNR-IIA (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico) e dal Gruppo mobilità sostenibile del Kyoto Club.
Sono stati raccolti i dati di 14 città metropolitane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino, Venezia) relativi alla qualità dell’aria e alla mobilità urbana nel decennio 2006-2016, incrociandoli con i principali provvedimenti attuati dalle amministrazioni comunali.

I risultati del rapporto
Lo studio rivela che negli anni 2006-2016 in Italia i provvedimenti adottati, la riduzione del traffico a causa della crisi e il miglioramento delle emissioni dei veicoli hanno determinato un generale miglioramento della qualità dell’aria. È stata infatti registrata una lieve riduzione della media delle concentrazioni annuali di PM10, PM2,5 e NO2. Risulta anche, però, che le città italiane presentano ancora livelli di concentrazione e numero di superamenti giornalieri dei limiti per tutti e tre gli inquinanti. Le situazioni più critiche si riscontrano nelle città del Nord – Milano e Torino in testa – che si trovano nella Pianura Padana, caratterizzata da una conformazione chiusa che ostacola la dispersione degli inquinanti. Milano, in particolare, ha investito in mobilità sostenibile più di tutti gli altri centri urbani, con miglioramenti notevoli rispetto al passato, ma la qualità dell’aria è tuttora inadeguata ai parametri fissati dalle direttive europee.
I risultati riportati da MobilitAria 2018, nel complesso, sono insufficienti e comportano ulteriori sforzi: bisogna definire un Piano Nazionale per la Qualità dell’Aria, che in accordo con le Regioni preveda nuovi investimenti nei settori della mobilità.

Estratto del rapporto “MobilitAria 2018” per la città di Milano

Fare geo

  • Fai un’indagine sui mezzi di trasporto utilizzati dai tuoi compagni di classe per venire a scuola. Con i dati raccolti crea un grafico a torta utilizzando lo strumento che preferisci e commentalo con i compagni.
  • Consulta le mappe interattive dell’OMSI (Osservatorio Mobilità Sostenibile in Italia) per valutare la qualità dell’aria, il livello di mobilità sostenibile di una città della tua regione e il trend negli ultimi 5 anni. Fai una ricerca mirata: come varia nel corso del giorno e dell’anno lo stato dell’aria in relazione agli eventi meteorologici?
  • Utilizza i siti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’Air Visual per osservare, due volte la settimana per due mesi, come varia l’inquinamento in una località del mondo a tua scelta. Annota i dati in una tabella. Valuta se e in che modo la posizione geografica del luogo che hai scelto (pianura, montagna, zona costiera) influisce sui parametri di inquinamento rilevati.

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