Proseguiamo la serie di contributi dedicata al commento e alla lettura di dati geografici, pensati per accompagnare gli studenti e le studentesse alla scoperta di temi importanti per lo studio della Geografia. Quanti siti UNESCO ha il nostro Paese? Quanti rifiuti produciamo? In quanti saremo nel 2100? A partire da interrogativi come questi, cerchiamo delle risposte nei numeri e nei dati più recenti, per esplorare i rapporti tra umanità e ambiente, la cultura, l’economia e la sostenibilità, sapendo che qualche volta troveremo delle sorprese piccole e grandi.
Dove c’è un insediamento umano, là si generano rifiuti. Nei quartieri residenziali delle città soprattutto, ma anche nelle aree industriali e in quelle rurali. Rifiuti ovunque. La loro proliferazione è legata ai metodi di produzione e smaltimento, ma anche al comportamento di ogni singola persona, con le sue scelte individuali di acquisto, le pratiche quotidiane e la gestione dei rifiuti domestici. Un doppio filo lega la dimensione degli scenari globali a quella più circoscritta del nostro quotidiano e il problema dei rifiuti urbani è collegato alle crisi ambientali del nostro pianeta: l’inquinamento, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Qualche dato ci aiuta a riflettere sulla situazione attuale e sulle conseguenze delle nostre abitudini.
IL DATO
2 miliardi
Ogni anno nel mondo vengono prodotti oltre 2 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani (RSU), circa 3.800 tonnellate al minuto. Se fossero rinchiusi in container messi in fila, questi rifiuti farebbero il giro dell’equatore terrestre per 25 volte, ovvero una distanza maggiore di quella percorsa per andare e tornare dalla Luna.
I rifiuti solidi urbani sono costituiti da tutti gli oggetti che utilizziamo quotidianamente, tra cui imballaggi alimentari, vestiti, bottiglie, avanzi di cibo, carta, prodotti elettronici, batterie ecc…
Alla luce del dato fornito, è evidente che qualcosa non funziona. Ci siamo mai chiesti dove vadano a finire i nostri rifiuti? Una maggiore conoscenza dei processi produttivi e delle destinazioni dei rifiuti può stimolare un atteggiamento diverso nei confronti dei nostri modelli di consumo.
Dove vanno a finire i rifiuti?
Per trovare una soluzione allo smaltimento dei rifiuti, la riduzione della loro quantità e il riuso dei prodotti acquistati sono le soluzioni da privilegiare. Quando ciò non è possibile, intervengono diversi sistemi di trattamento, che non sempre però seguono principi di tutela ambientale e sociale.
Nell’ultimo Global Waste Management Outlook stilato nel 2024 dall’UNEP (United Nations Environment Programme), viene riportata l’incidenza delle differenti tipologie di smaltimento dei rifiuti solidi urbani: rifiuti “controllati” (avviati al riciclo o alla generazione di energia) e rifiuti “incontrollati” (portati in discarica o smaltiti abusivamente).
Dai dati emerge che, nonostante tutte le tecnologie di riciclo in uso, ogni anno nel mondo meno del 20% dei rifiuti viene riciclato, mentre il restante 80% finisce nelle discariche o è addirittura “incontrollato”, cioè disperso nell’ambiente abusivamente o bruciato all’aperto, senza alcun tipo di trattamento, esercitando un’enorme pressione sull’ambiente e sugli habitat naturali.
Tra le opzioni possibili, la più dannosa per l’ambiente e per la salute umana è il semplice smaltimento dei rifiuti in discariche. Purtroppo quest’ultima soluzione è una delle opzioni più economiche e più comode da attuare. La quota di rifiuti “controllati”, destinati al riciclo (compreso il compostaggio) o all’utilizzo per la generazione di energia, a livello globale risulta minoritaria. Un discorso valido anche in proiezione futura (2050).
Quanti rifiuti produrremo nel 2050?
Sempre secondo il Global Waste Management Outlook 2024 dell’UNEP, in seguito alla combinazione di crescita economica e demografica, entro il 2050 la produzione di rifiuti solidi urbani aumenterà di quasi 2 miliardi di tonnellate e raggiungerà circa i 3,8 miliardi di tonnellate (un aumento del 56%). Di pari passo, il costo per lo smaltimento di queste enormi quantità potrebbe quasi triplicare, raggiungendo l’incredibile cifra di 640 miliardi di dollari (nel 2020 era di 252 miliardi di dollari).
Secondo la Banca Mondiale, i Paesi ad alto reddito registreranno un aumento dei rifiuti giornalieri pro capite del 19%, mentre i Paesi a basso e medio reddito registreranno un aumento quasi doppio, pari al 40% o più. Questo perché le economie più grandi e i Paesi più popolati, come la Cina e gli Stati Uniti, generano la maggior quantità di rifiuti al mondo, ma gli altri Paesi sono in piena espansione economica e demografica.
Nella classifica dei Paesi con la più alta quantità di rifiuti solidi urbani giornalieri pro capite, gli Stati Uniti sono al primo posto, con 2,58 kg, seguiti dal Canada (2,33 kg pro capite) e dall’Australia (2,23 kg pro capite). Il Paese che produce meno rifiuti è la Colombia, con 0,66 kg al giorno pro capite.
Che cosa possiamo fare?
La gestione dei rifiuti è un problema complesso, caratterizzato da interdipendenze a più livelli, dinamiche sociali composite e articolate reti di soggetti interessati. Tutte le parti coinvolte – pubblico, privato e società civile – devono collaborare per ridurre i rifiuti e la dispersione di sostanze inquinanti nell’ambiente. Occorre aumentare la riciclabilità e la responsabilità. Ecco alcune buone pratiche individuali che possono contribuire all’obiettivo finale.
- Acquistare solo ciò che è necessario ed evitare prodotti confezionati con packaging non riciclabili, monouso o di breve durata;
- Utilizzare i sistemi di ricarica e di reso;
- Riutilizzare e riciclare per ridurre i rifiuti e le loro ricadute sull’ambiente e sull’amministrazione comunale;
- Differenziare la raccolta dei rifiuti secondo le norme comunali: separare correttamente rifiuti alimentari e di giardino, riciclabili secchi e puliti, rifiuti residui;
- Come consumatori, influenzare le pratiche commerciali e diffondere una cultura del riciclo;
- Sostenere le imprese locali che promuovono l’economia circolare.
La curiosità
Situata vicino alla città di Las Vegas (Stati Uniti), la discarica regionale di Apex detiene il record di discarica più grande del mondo, con una superficie di 2.200 acri (890 ettari) che corrisponde a 1.250 campi da calcio. Inaugurata nel 1993, la sua aspettativa di vita prevista è di 300 anni.
Le altre due discariche più grandi sono Bordo Poniente, a Città del Messico (Messico), con una superficie di 927 acri (375 ettari) e Laogang, a Shanghai (Cina), con una superficie totale di 830 acri (335 ettari).
Guarda il filmato e scopri la discarica più grande al mondo: in che misura i suoi rifiuti potranno diventare una risorsa per sostenere la città di Las Vegas?
Fare Geo
- Quali sono i dati dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Italia? Il nostro è un Paese virtuoso o è in ritardo nella limitazione dei rifiuti inquinanti? Ricerca in rete le informazioni relative a questo tema (per esempio, il Rapporto Rifiuti Urbani di ISPRA) e realizza una breve presentazione con dati e grafici.