Al ritorno dalle vacanze, riprendiamo con i nostri contributi mensili dedicati a luoghi geografici significativi. Per non dimenticare gli incantevoli scenari estivi, partiamo da uno dei più noti paradisi turistici, le Maldive, nel cuore dell’Oceano Indiano. Qual è il vero volto dell’arcipelago dei sogni? Come vive la popolazione locale? Perché è un ecosistema particolarmente a rischio a causa del cambiamento climatico? Per scoprirlo, intervistiamo il geografo Dino Gavinelli.
Lo studio della Geografia passa a volte per strade e modalità sorprendenti. È quanto accade presso il MaRHE (Marine Research and High Education Center), aperto dall’Università degli Studi Milano Bicocca nell’isola di Magoodhoo che è parte dell’atollo di Faafu, nell’arcipelago delle Maldive.
In questa località remota – abitata da meno di mille abitanti, con una superficie di circa 0,5 chilometri quadrati – uno staff multidisciplinare italiano ha avviato nel 2009 un intenso programma di ricerca sugli effetti del cambiamento climatico che affliggono il fragile ambiente maldiviano e sulle prospettive di impiego sostenibile delle risorse marine. Gli studiosi di Geografia umana sono impiegati presso il MaRHE per approfondire da vicino aspetti molto delicati del rapporto tra uomo e ambiente. Infatti, nei piccoli arcipelaghi la pressione umana sul territorio si fa sempre più intensa: attività economiche come la pesca e il turismo conoscono una crescita impetuosa, e l’adozione di modelli di consumo tipici delle società occidentali costituisce una minaccia per l’equilibrio del territorio.
Abbiamo intervistato il prof. Dino Gavinelli, docente di Geografia dell’Università di Milano, che ha guidato con alcuni colleghi un gruppo di studenti in un workshop a Magoodhoo nel gennaio 2019, e gli abbiamo chiesto di parlarci della sua esperienza. Le sue parole appassionate sono testimonianza delle intense impressioni ricevute in una terra di forti contrasti, dove emergono con violenza le contraddizioni tipiche di un Paese in via di sviluppo.
Qual era lo scopo del viaggio alle Maldive?
Ho aiutato un gruppo di studenti italiani a comprendere come le comunità locali si confrontano con i cambiamenti culturali, ambientali e sociali, in un contesto geografico caratterizzato dall’isolamento.
I flussi turistici costituiscono per le Maldive una risorsa fondamentale, ma gran parte della popolazione locale resta esclusa dal godimento delle ricchezze portate dai visitatori stranieri. I resort tanto celebrati in Occidente sono spazi dati in concessione, generalmente per 30 anni dietro compenso, dal governo maldiviano a società straniere, che incassano la maggior parte dei proventi. Quando i turisti atterrano nell’arcipelago, vengono condotti immediatamente su isole destinate solo allo svago, dove il personale di servizio spesso non è nemmeno originario delle Maldive. Si crea cioè una segregazione spaziale molto netta: da un lato le isole abitate dai maldiviani, dall’altro quelle abitate dai turisti.
Che itinerario ha compiuto nell’arcipelago?
La nostra visita è avvenuta lungo rotte inconsuete. Dalla capitale, Malé, siamo stati condotti all’atollo di Faafu con un’imbarcazione locale. Il tragitto dura diverse ore. Questo trasferimento è stato possibile solo grazie agli accordi tra l’Università e il governo locale, perché non sono attive linee di trasporto pubbliche per collegare i diversi atolli. Perciò nelle Maldive quasi non esiste il turismo fai da te: le località abitate dai maldiviani sono ancora poco attrezzate con strutture ‘leggere’ come i bed and breakfast o le guesthouse, diversamente da quanto avviene in altre nazioni.
Solo da pochi anni si assiste a qualche timido cambiamento per favorire la crescita di un’accoglienza diversa rispetto a quella praticata nei resort. Ma vi sono molte barriere sociali, culturali, economiche e spaziali a impedire nei fatti lo svolgimento di un turismo indipendente a contatto diretto con la popolazione locale: pochi abitanti conoscono l’inglese e soprattutto ignorano, e spesso non apprezzano, le abitudini occidentali. Vengono applicate con rigore le norme coraniche nei rapporti interpersonali e nella preparazione dei cibi o delle bevande: il consumo di alcolici per esempio è ufficialmente vietato e gli abitanti giudicano con severità i comportamenti assunti in spiaggia dai turisti occidentali.
Quali sono i problemi ambientali emergenti?
In generale l’ambiente è minacciato dall’innalzamento progressivo del livello del mare: le terre emerse nelle Maldive hanno un’altezza media di soli 2 metri e lo scioglimento dei ghiacci polari è una seria minaccia, a cui le autorità hanno cercato di rispondere creando barriere e terrapieni artificiali. Il consolidamento o l’estensione delle terre emerse sono operazioni molto costose che tra l’altro mettono a rischio l’integrità del territorio, compromettendo gli equilibri naturali. In un atollo per esempio è sufficiente allargare un canale di comunicazione tra la laguna centrale e il mare aperto per sconvolgere la flora e la fauna e danneggiare le barriere coralline.
Un altro problema sensibile e molto grave è quello dello smaltimento dei rifiuti, a cui non viene ancora data una soluzione efficace dal governo. Gli abitanti delle singole isole spesso disperdono liberamente nell’ambiente i rifiuti e questo comportamento riduce un paradiso naturale a una pattumiera. Questa percezione è fortissima percorrendo itinerari lontani dalle rotte turistiche; i tanti turisti che vivono giorni felici nei resort non si accorgono del problema, ma in qualche caso possono toccarlo con mano: basta partecipare a un’escursione in una delle tante isole deserte per comprendere che le spiagge e le basse acque degli atolli diventano un ricettacolo di oggetti di plastica e di tanti oggetti abbandonati.
Gli abitanti della capitale Malé conferiscono i rifiuti nella vicina isola di Thilafushi. Qui, su soli 50 ettari di terreno, vengono portate 330 tonnellate di spazzatura al giorno prodotte dai 142.000 abitanti, concentrati su una superficie di soli 6,8 chilometri quadrati. Inoltre, ognuno dei 10.000 turisti che raggiungono ogni settimana il Paese produce 3,5 chilogrammi di rifiuti e necessita di 500 litri di acqua al giorno. Si comprendono quindi le proporzioni di questa grave emergenza, che viene contenuta esportando rifiuti verso l’India e importando grandi quantità di acqua e derrate alimentari. Perché nel paradiso delle Maldive c’è un’agricoltura stentata, che fornisce cocco, frutti tropicali e pochi ortaggi, e ciò si spiega con il fatto che il suolo è composto per lo più da corallo e sabbia.
Qual è il luogo che maggiormente l’ha colpita?
Sicuramente Malé, il luogo in cui si manifestano con ferocia tutte le contraddizioni di questa terra. Nella città si concentrano tutte le funzioni direzionali di una capitale e le differenze con la placida vita degli atolli periferici non potrebbero essere più forti ed evidenti.
I contrasti sono palesi già osservando il tessuto urbano: molti palazzi moderni si sviluppano in altezza e altri invece – più bassi – trasmettono una sensazione di precarietà tipica dei centri urbani del Sud del mondo; gli spazi ipermoderni e multicolori degli alberghi, dei palazzi di rappresentanza e delle moschee si alternano agli spazi informali e affollatissimi dei mercati e dei quartieri più degradati. Il traffico veicolare è caotico: sciami di motorini corrono per le strade a velocità folle, creando un rumore assordante e continuo. La precaria situazione ambientale è aggravata dalle emissioni di aria calda a livello del suolo degli impianti di condizionamento, usati senza risparmio dagli abitanti per attenuare gli effetti di un clima tropicale caldo-umido.
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FARE GEO
- Utilizzando Google My Maps (qui troverai le indicazioni per utilizzare lo strumento), prova a esplorare l’arcipelago delle Maldive, osservandone la conformazione e riflettendo sulle conseguenze climatiche che lo minacciano.
- Dopo una ricerca in Rete, individua su un planisfero altre aree del pianeta in cui gli equilibri ambientali sono a rischio in seguito ai cambiamenti climatici e rintraccia alcune delle soluzioni che gli Stati hanno ideato per rispondere ai mutamenti ambientali.
- Le contraddizioni e gli squilibri socio-economici descritti nell’articolo per la città di Malé sono diffuse in altre parti del mondo: quali aree del pianeta sono interessate da questo fenomeno?