di Daniela Pasquinelli d’Allegra
(Vicepresidente dell’AIIG)
Il paesaggio è da sempre tra gli oggetti privilegiati dell’indagine geografica. La Convenzione Europea del Paesaggio, adottata dal Consiglio d’Europa nel 2000 e ratificata dall’Italia nel 2006, lo ha definito in modo univoco come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” (cap. 1, art. 1). Il paesaggio costituisce uno dei nuclei fondanti di geografia nelle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012; tra l’altro è quello che, forse più di altri, esercita una grande attrattiva su allievi di ogni fascia d’età.
Il primo approccio: la scuola dell’infanzia
Già nella Scuola dell’Infanzia, infatti, i bambini “esplorano” lo spazio vicino e il paesaggio attraverso la percezione sensoriale e l’attivazione di tutti i sensi (non solo la vista), imparando poi a discriminare gli elementi naturali da quelli antropici.
Il paesaggio e le scienze
In seguito, lo studio del paesaggio può divenire cardine di progetti formativi trasversali a più discipline, attraverso un duplice approccio: scientifico e culturale. Mediante l’approccio scientifico gli allievi applicano metodi e strumenti geografici (metodi di osservazione diretta e indiretta, strumenti cartografici tradizionali e digitali, fotografie attuali e d’epoca) in raccordo con quelli di scienze naturali ed economiche, per analizzare i paesaggi nei loro componenti (forme del terreno, idrografia, vegetazione, tipologie delle costruzioni, ma anche aspetti in movimento collegati al tempo meteorologico e all’alternarsi delle stagioni, all’eventuale presenza di animali e di mezzi di trasporto ecc.) e nei determinanti, ovvero tutti i fattori che nel tempo hanno contribuito a “costruire” quel tipo di paesaggio: elementi della dinamica terrestre (vulcanismo, terremoti, frane, erosioni ecc.), tipo di clima, “segni” legati alla vita sociale dell’uomo (attività economiche, tradizioni, credenze religiose ecc.).
Il paesaggio e le materie umanistiche
La conoscenza si amplia poi attraverso l’approccio culturale, ricavando informazioni geografiche da fonti diversificate e agganciando così la storia, la letteratura, l’arte e la musica. Si possono utilizzare brani di romanzi o poesie (tra cui, l’esempio più noto è la descrizione del lago di Como nell’incipit dei Promessi Sposi); opere d’arte grafico-pittorica (dipinti dei paesaggisti, ma anche opere celebri che “nascondono” paesaggi noti sullo sfondo, come la vallata dell’Arno nella Gioconda di Leonardo o il paesaggio della regione storica del Montefeltro nei dipinti di Piero della Francesca); musiche e testi di canzoni d’autore (si pensi, solo per fare alcuni esempi, alla Genova di Fabrizio De Andrè, all’Emilia di Francesco Guccini, di Lucio Dalla e di Ligabue, alla Napoli di Pino Daniele e delle celebri canzoni napoletane della tradizione). I ragazzi si appassionano alla selezione di testi di autori italiani e stranieri, e così l’aggancio avviene anche con le altre lingue.
Consapevolezza e cittadinanza attraverso il paesaggio
E l’aspetto formativo? È sicuramente notevole; infatti lo studio del paesaggio consente di affrontare l’educazione interculturale, ricercando i segni dell’integrazione multietnica e multiculturale; l’educazione alla cittadinanza attiva, mettendo in grado gli allievi di partecipare alla progettazione degli assetti territoriali con il contributo di idee in risposta ai loro interessi specifici; l’educazione ambientale, invitando a riconoscere nel paesaggio i beni naturali e culturali da tutelare e valorizzare.