Il volto femminile delle migrazioni

Il volto femminile delle migrazioni

In occasione della festa della donna, l’8 marzo 2015 Western Union, società che si occupa di Money Transfer, ha pubblicato un’infografica sul ruolo delle donne nella migrazione. Si legge innanzitutto che le donne migrano tanto quanto gli uomini (il 48% dei migranti sono donne, secondo l’Onu), e anzi che, in alcuni paesi, la proporzione delle donne migranti, rispetto agli uomini, raggiunge l’80%.
L’Italia, come paese di arrivo, ospita una proporzione maggiore di donne sugli uomini: dei 4.922.085 immigrati residenti, 2.591.597 sono donne, ovvero il 52%.
Oggi le donne «si muovono per trovare lavoro nei settori più svariati o per iniziare una propria attività e smentiscono il pregiudizio che le donne costituiscano un’ondata migratoria secondaria, che si attiva solo per ricongiungersi a mariti, padri e fratelli», commenta così la rivista Famiglia Cristiana i dati diffusi da Western Union.

Guardando ancora i dati italiani (fonte Istat), si constata come le donne migranti siano diventate un pilastro fondamentale del welfare e dell’economia nazionale; moltissime di loro infatti (oltre un milione e mezzo, più della metà delle residenti) svolgono il lavoro di colf e badanti, contribuendo così profondamente alla vita economica e sociale delle famiglie italiane. Dai dati emerge anche una buona percentuale di donne straniere imprenditrici, ben il 30% del totale.
L’infografica di Western Union fornisce poi dati interessanti proprio sulle rimesse delle donne migranti, attività per la quale l’azienda è leader del settore. Si evince che più della metà dei suoi clienti che inviano denaro al paese di origine sono donne, e che le stesse inviano in proporzione una quota più alta del loro stipendio, rispetto agli uomini. Chi riceve il denaro nei paesi di origine, inoltre, sono in gran parte donne.
Il denaro mosso complessivamente dalle donne migranti nel mondo ammonta a 291 miliardi di dollari, la metà delle rimesse globali. Un imponente flusso di denaro che le donne all’estero spediscono «a casa» per nutrire ed educare i figli rimasti in patria, per assicurare assistenza medica, per costruire case o promuovere piccole imprese, insomma per migliorare le condizioni di vita anche del paese di origine. Una forma di solidarietà a distanza diffusa ed efficace, sulla quale molte famiglie investono, aiutando, anche economicamente, i potenziali migranti a partire, nonostante le difficoltà.
Questi dati raccontano dell’importante apporto dei migranti, e in particolare delle donne, alla crescita economica e sociale sia del paese di arrivo, che di quello di origine. Come dice uno studio del 2011 su donne e immigrazione, di Nadia Bonora dell’università di Bologna, «la migrazione può migliorare lo sviluppo umano per le persone migranti, per le comunità di accoglienza e per quelle di partenza». Lo stesso rapporto sottolinea «l’invisibilità» della migrazione femminile, affermando che «se la migrazione internazionale per lungo tempo ha ottenuto poche attenzioni, quella femminile ne ha ricevute ancora meno».
In effetti, non si presta abbastanza attenzione alle potenzialità delle migrazioni per il contributo allo sviluppo dei paesi che connettono. Da qualche anno è stato coniato a questo scopo il termine «co-sviluppo», ormai utilizzato in campo internazionale per definire questo ruolo di ponte svolto dai migranti tra i paesi di partenza e di arrivo, e le conseguenze positive in termini di sviluppo umano per le due aree che essi connettono, per quanto distanti possano essere in termini di chilometri.
È possibile approfondire questo tema sul sito www.parlezvousglobal.org con l’unità di apprendimento dedicata a Migranti e cosviluppo.

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