La medievale Sarlat, nel sud-ovest della Francia, è uno dei borghi più belli di Francia e ha una suggestiva peculiarità: molte delle vie del suo centro storico non hanno nome. Questa caratteristica dal sapore antico contrasta però con le necessità del mondo contemporaneo, in particolare quella di avere una connessione Internet. Per questo i cittadini sono stati invitati a dare un nome alle vie che ne sono prive: un passo inevitabile per entrare nella modernità, senza necessariamente snaturarsi.
Sarlat è una città di 10 000 abitanti che si trova nel dipartimento della Dordogna, nel sud-ovest della Francia. Si è sviluppata nel Medioevo intorno a un’abbazia benedettina ed è stata riconosciuta come “città medievale” negli anni ’60 su iniziativa di André Malraux, ministro della cultura dell’epoca.
Nella città, in effetti, sembra di respirare ancora l’atmosfera del Medioevo: gli edifici, le vie strette dove Ridley Scott ha girato il capolavoro in costume I duellanti, la chiesa Sainte Marie, riconvertita in mercato coperto, la piazzetta con le bancarelle dove comprare il foie gras, una specialità francese, appartengono per la maggior parte a quell’epoca storica. Anche le molteplici iniziative del municipio contribuiscono a far rivivere i ritmi di quel tempo ai numerosi turisti francesi e inglesi. Per loro Sarlat, paese modello di una Francia rurale e da cartolina, rappresenta la meta ideale per sfuggire alla vita frenetica.
Tra le caratteristiche storiche più peculiari di Sarlat ce n’è una che ormai è destinata a scomparire per effetto dell’avanzare della modernità: molte viuzze del centro storico non hanno nome né numero civico e oltre il 55% delle case non dispone di un indirizzo a norma.
Fino a poco tempo addietro, nessun problema: bastava fornire indicazioni generiche, del tipo “vicino al forno di Henri” o “di fronte al macellaio Georges”. Ma la questione poteva complicarsi in caso di emergenze, per esempio se ambulanze o pompieri dovevano raggiungere tempestivamente un luogo indicato in modo troppo generico.
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Una via = un nome
Ma l’elemento decisivo è stato un altro, in linea con le esigenze della tecnologia moderna e quindi in controtendenza con le secolari consuetudini di Sarlat e dei suoi abitanti: la necessità del collegamento a Internet. Il Comune ha indetto la campagna “Une rue = un nom” (“Una via = un nome”), invitando sarladais e sarladaises a proporre i nomi per le 219 vie del centro storico che ne sono prive. Gli abitanti si sono lanciati nella gara per l’assegnazione del nome preferito: tra i più gettonati, quello di Arnaud Beltrame, il gendarme eroe deceduto nel 2018 durante un attacco terroristico a Trèbes, della scrittrice Simone de Beauvoir, della cantante Joséphine Baker, ma anche nomi meno impegnativi ispirati ai fiori (“Via dei Glicini”, “Via delle Rose”…).
Sarà solo dopo l’assegnazione di un nome – e quindi di un indirizzo – alle vie anonime che gli operatori potranno portare a Sarlat la fibra ottica per connessioni veloci: a ogni contratto deve infatti corrispondere un indirizzo preciso, con nome della strada, numero civico e codice postale. Inoltre, indirizzi regolari aiuteranno le consegne dei servizi e-commerce.
Sarlat si arrende quindi alle logiche della civiltà moderna: gli abitanti, pur apprezzando i ritmi lenti della cittadina, che consentono una maggiore autenticità nei rapporti umani, sono stanchi del fatto che i medici sono pochi e lontani, i telefonini non hanno campo e la connessione Internet è troppo lenta.
È davvero “La fine del villaggio” descritta qualche anno fa dallo storico del Medioevo Jean-Pierre Le Goff?
Sarlat fa parte dell’associazione “Les Plus Beaux Villages de France” (“I borghi più belli di Francia”), a cui appartengono 157 paesi. L’obiettivo di questa associazione non è trasformare i borghi in musei senz’anima o in “parchi di attrazione”, ma rianimare le loro piazze, riconciliandoli con la contemporaneità. Nel caso di Sarlat, per esempio, dare un nome alle sue 219 viuzze significa inserire la città nella modernità, senza rinunciare al suo fascino antico.
Il Giappone
Quello di Sarlat non è un caso isolato. Spostiamoci fuori dall’Europa, in Giappone, dove l’indirizzo postale comincia con il luogo geografico più generale per terminare con quello più specifico, con il nome del destinatario in fondo.
A Tokyo le vie non hanno un nome: una delle più grandi città del mondo è praticamente inclassificata. Gli indirizzi scritti hanno solo un valore postale e sono un vero rompicapo. Riportano, nell’ordine: la prefettura (ken), la città (shi), il distretto (chōme), il quartiere (ku), il blocco (ban), il numero dell’abitazione (gō). In aggiunta all’indirizzo, tutti i luoghi del Giappone possiedono un codice postale: un numero a 3 cifre seguito da un trattino e poi da un numero di 4 cifre, come ad esempio 123-4567.
Il sistema secondo gli abitanti funziona, anche se sembra di essere lontani anni luce dalla semplicità delle strade di Manhattan, a New York, dove Streets e Avenues, tutte numerate, s’incrociano ad angolo retto, rendendo quanto mai semplice la localizzazione di qualsiasi punto.