La prima ecografia della Terra svela i segreti del suo mantello

La prima ecografia della Terra svela i segreti del suo mantello

Una vera e propria ecografia che rileva l’eco, riflessa dagli strati interni della Terra, del rumore prodotto in superficie da pioggia, vento, tempeste, attività umane… Un ronzio tenue, ma che fa vibrare il suolo (produce cioè onde sismiche) e, quando le onde incontrano un ostacolo (una discontinuità) generano un’eco che viene rilevata in superficie. E’ così possibile individuare con precisione la linea di separazione tra i diversi gusci concentrici che compongono l’interno del nostro pianeta (ANSA).
I risultati del primo esperimento che ha scandagliato il sottosuolo fino a 660 km di profondità sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista Science, dal gruppo coordinato dall’italiano Piero Poli, che lavora nell’università francese di Grenoble e presso il Consiglio delle ricerche francese (Cnrs).
La nuova tecnica, che analizza i rumori deboli e continui che si verificano ogni giorno ovunque, può essere utilizzata anche in zone non sismiche, permettendo di ottenere una mappa ad alta risoluzione della zona di transizione tra il mantello superiore e quello inferiore.

Le 42 stazioni nel nord della Finlandia

Una zona situata tra 410 e 660 km di profondità, che ha un ruolo importante nella dinamica degli spostamenti tra le zolle crostali perché può rallentarne lo scorrimento.
L’esperimento è stato realizzato nella Finlandia settentrionale dove sono state installate le 42 stazioni di registrazione che hanno acquisito i dati poi elaborati dal gruppo del Cnrs. La correlazione tra i dati ottenuti dalle stazioni ha evidenziato che il limite superiore della zona di transizione ha uno spessore di 15 km (si trova tra 405 e 420 km di profondità), mentre quello inferiore è più sottile, 4 km (tra 650 e 654 km).
Sono ormai quarant’anni che i sismologi studiano l’interno della Terra, sfruttando le onde emesse durante i terremoti, e questa nuova tecnica permette di fare un salto avanti nella conoscenza del pianeta.

I dati ottenuti dal rilevamento (in alto) coincidono con quanto previsto dal modello (in basso)

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