È una delle grandi sfide che attende gli uomini del nuovo millennio: la transizione energetica, il passaggio obbligato per rispondere con consapevolezza ed efficienza ai danni provocati dal riscaldamento globale e alla necessità di energia pulita e accessibile. Tra eventi climatici estremi e scenari che destano apprensione, la scuola ha il dovere di trasmettere alle nuove generazioni di studenti e studentesse la passione e la capacità di comprendere la complessità e l’importanza della posta in gioco per un futuro alternativo e sostenibile. È questo lo scopo del nuovo corso di Geografia di Deascuola Ascolta la Terra per la Scuola secondaria di primo grado, che getta un sguardo appassionato e critico sui temi di attualità e sulle sfide ambientali, in particolare la transizione energetica, con l’intento di guidare i ragazzi e le ragazze attraverso questo momento storico spinti dalla speranza di approdare a un domani più pulito, giusto e inclusivo. Di seguito vi proponiamo un estratto del corso sulle “Energie rinnovabili“.
La produzione energetica, un settore economico cruciale
Parlare di “energia pulita” o di “fonti rinnovabili” sembra suggerire che queste tecniche per la produzione di energia elettrica o termica non comportino alcun impatto negativo sull’ambiente – e in particolare non generino emissioni di gas nocivi per l’atmosfera terrestre e la vita sul nostro pianeta. Nonostante i loro indubbi benefici, non va esattamente così: per conoscere meglio i benefici degli impianti energetici rinnovabili vale la pena essere consapevoli anche dei loro costi.
La produzione dei macchinari e l’estrazione dei materiali necessari per la produzione energetica costituiscono un ambito molto particolare delle attività economiche di tipo industriale. Hanno infatti un’importanza speciale rispetto a tutte le altre industrie, dato che senza il loro contributo sarebbe quasi impossibile trasformare l’energia necessaria per alimentare le attività economiche di ogni altro genere.
Tra le società che operano in questo ambito si trovano, per esempio, quelle che estraggono il carbone; le raffinerie che lavorano il petrolio grezzo per renderlo utilizzabile; le fabbriche che costruiscono turbine, motori, caldaie e batterie. Queste aziende hanno tradizionalmente prodotto beni destinati a emettere grandi quantità di emissioni nocive per il clima, come i combustibili fossili o i motori a scoppio – ma il loro stesso processo di produzione comporta il consumo di molte risorse ed energia.
La riconversione delle industrie estrattive ed energetiche è fondamentale per il successo della transizione ecologica globale.
Le rinnovabili e i loro costi ambientali
In Europa e altrove le aziende del settore energetico si stanno gradualmente convertendo, dedicandosi sempre di più alla produzione di pale eoliche, pannelli fotovoltaici, motori elettrici e così via.
Una volta installati, gli impianti energetici che si basano sul Sole o sul vento generano energia in modo sostenibile. La loro produzione comporta però dei costi ambientali significativi, dato che richiede di estrarre e trasformare molte materie prime, e non sempre si usa energia pulita per farlo; il processo provoca inoltre emissioni nocive dirette. Ecco alcuni esempi:
- Le turbine eoliche sono fatte essenzialmente di acciaio poggiato su una spessa base di cemento. Solamente per produrre le turbine richieste nell’Unione Europea servono 1,4 milioni di tonnellate di acciaio ogni anno: un materiale impegnativo da produrre e assai pesante da trasportare da un luogo all’altro!
- I pannelli fotovoltaici sono più maneggevoli ma sono costituiti da un numero maggiore di elementi, alcuni dei quali relativamente rari o complessi da ricavare, come il silicio. Il 75% dei pannelli fotovoltaici viene costruito in fabbriche collocate in Cina, che nella maggior parte dei casi operano usando energia prodotta con il carbone.
Sempre meno sprechi e emissioni
Produrre i beni necessari per generare o conservare energia in modo sostenibile comporta insomma comunque dei costi ambientali significativi. La differenza è che, una volta installati, questi beni “ripagano” le emissioni che sono state necessarie per produrli, generando dei benefici netti nel giro di pochi mesi o anni. Inoltre, una volta che è necessario sostituire una turbina o un pannello ormai vecchi, è quasi sempre previsto il recupero dei materiali che li compongono.
Dieci anni fa, il processo di produzione di un pannello fotovoltaico comportava una quantità di emissioni nocive per il clima doppia rispetto a oggi. L’innovazione ha determinato questo miglioramento: lo sviluppo di nuovi materiali e di nuove tecnologie ha permesso infatti di rendere sempre più leggeri e sottili i componenti dei pannelli, che a loro volta riescono a produrre sempre più energia. Si stima che esistano ancora ampi margini per migliorare l’efficienza degli impianti rinnovabili, diminuendo così ulteriormente i loro costi ambientali.
I costi sociali della transizione energetica
Le aziende, i territori e i Paesi che riescono ad affermarsi nell’industria delle rinnovabili si assicurano grandi opportunità di crescita economica, dato che si tratta di un settore in forte espansione. Per questo le maggiori potenze economiche globali – Stati Uniti, Cina e Unione Europea – stanno investendo grandi risorse nel settore.
Mentre la produzione dei pannelli fotovoltaici è in buona parte nelle mani delle industrie cinesi, la competizione è più aperta per le turbine eoliche: tra le maggiori società produttrici al mondo si trovano infatti due aziende europee, Vestas (con sede in Danimarca) e Siemens Gamesa (con sede in Spagna).
Alle grandi opportunità per alcuni si accompagnano però delle crisi per altri. È il caso per esempio delle aziende e dei territori strettamente legati all’estrazione del carbone in Sardegna, Polonia e Romania. Benché si tratti di un’attività molto inquinante, non è possibile interromperla di colpo, perché coinvolge migliaia di lavoratori; ne deriverebbe una grave disoccupazione.
Proprio per alleviare l’impatto economico e sociale della transizione energetica, l’Unione Europea ha creato un Fondo per la Transizione Giusta (Just Transition Fund, JTF): ha messo cioè a disposizione dei finanziamenti che aiutano a creare nuove opportunità di lavoro.
Fare Geo
Osserva il grafico, la tabella e la mappa che compaiono in questo articolo e rispondi alle domande.
- Grafico – Emissioni di CO2 in Italia – Quali sono i settori economici che hanno generato le maggiori quantità di emissioni di CO2 in Italia negli scorsi decenni? Quale andamento hanno seguito nel tempo le emissioni prodotte da quei settori? Quale potrebbe essere stato un motivo di queste variazioni?
- Tabella – Gli impianti energetici e le loro emissioni – Qual è il tipo di impianto energetico che genera in proporzione più emissioni durante la fase di costruzione? Gli impianti a fonti rinnovabili hanno dei costi ambientali di produzione relativamente alti: cosa succede poi però una volta che entrano in funzione?
- Carta – Le regioni europee coperte dal Fondo per la Transizione Giusta – Le regioni evidenziate comprendono la maggior parte dei territori europei tradizionalmente legati all’estrazione del carbone: individuane almeno due.
Ascolta la Terra, un corso che parla delle sfide di oggi e di domani
Un corso di Geografia caratterizzato dal taglio ambientale, sostenuto da un’impostazione rigorosa, progettata per sollecitare l’apprendimento attivo. Al centro del progetto un’attenzione costante alle sfide ambientali e all’attualità, come per esempio nel caso della rubrica “Riadattare l’industria automobilistica” che si sofferma sul cambiamento epocale in atto riguardo a un diverso approccio all’economia e alle infrastrutture: un contenuto con un forte legame con l’attualità, pensiamo alla decisione del Parlamento Europe di fermare la produzione delle automobili a motore termico nel 2035.