Oggi c’è bisogno di una rivoluzione. Non stiamo parlando di cortei di protesta né tantomeno di atti di insubordinazione. La vera rivoluzione di cui necessita il nostro tempo si chiama transizione ecologica. L’umanità deve ritrovare equilibrio e armonia con il proprio habitat naturale per costruire una nuova comunità in cui la sostenibilità sia il principio ispiratore di tutti gli ambiti, sociale, economico, ambientale. È un processo virtuoso che grazie alla responsabilità civile e all’innovazione tecnologica è in grado di generare una nuova mentalità e nuovi comportamenti per il bene della Terra e delle generazioni future. E la geografia, con il suo sapere e i suoi strumenti, può favorire il cambiamento di rotta che è richiesto per costruire comunità più giuste e sostenibili. Vediamo qualche esempio di “buone pratiche” tratto dall’esperienza quotidiana, con la guida del climatologo Luca Mercalli.
Economia circolare
Un primo ambito di applicazione delle buone pratiche è l’economia, un settore che condiziona profondamente molti dei nostri comportamenti e della nostra cultura.
Saper coniugare i risultati economici con l’efficienza energetica e il rispetto ambientale è una delle sfide più ardue – e al tempo stesso necessarie – del nostro tempo. È quello che cerca di fare l’economia circolare, un sistema che riduce sprechi e consumi, moltiplicando gli usi degli oggetti e restituendo loro una seconda vita.
Mi si è rotta una sedia: una vite è saltata e ha spaccato il legno di una gamba. Era già un po’ vecchia, ma invece di buttarla ho chiesto a un artigiano se si poteva riparare. Ora la sedia è tornata come nuova. Ecco un piccolo esempio di come sia possibile risparmiare materie prime, energia e rifiuti.
Questo modello economico si chiama “circolare” in contrapposizione a quello “lineare” che prevede un processo ininterrotto di nascita-consumo-rifiuto. Invece, usare gli oggetti il più possibile, ripararli quando si guastano e poi riciclarli quando sono a fine vita è un approccio diverso all’atto del consumo e apre a una nuova mentalità ecologica.
Salute in tavola
Anche l’ambito alimentare può essere occasione di comportamenti virtuosi per il bene del pianeta e di chi lo abita. La filiera produttiva del settore alimentare è spesso responsabile di alte emissioni di gas serra, uno dei fattori scatenanti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici che si stanno realizzando sotto i nostri occhi.
In primavera e in estate l’orto produce in abbondanza. Possiamo affidarci a questa produzione per regolare la nostra dieta mangiando ciò che è disponibile, zucchine, piselli, lattughe, pomodori e fagiolini. Un’azione semplice ma con importanti conseguenze sul pianeta e sull’essere umano.
Infatti, oltre a rispettare il ritmo generativo del pianeta, questo comportamento è benefico per la salute: gli studi medici confermano che chi mangia prevalentemente vegetali sta meglio di chi predilige la carne. Inoltre le emissioni di gas serra sono inferiori per la produzione di cibo vegetale rispetto alla filiera dell’allevamento.
Geografia, maestra di vita
Ma che cosa c’entra la geografia con tutto questo? In verità, la geografia è la scienza che “disegna la Terra” a tutto tondo e può dare un grande contributo alla conoscenza dell’ambiente e all’elaborazione di soluzioni ai problemi attuali dell’umanità.
La geografia, tra le tante sue peculiarità, serve a osservare il mondo, la sua sterminata varietà ambientale e i tanti modi di abitarlo. È uno sguardo che restituisce la meraviglia di fronte alla bellezza del nostro pianeta, ma è anche uno sguardo scientifico che raccoglie ed elabora informazioni stimolando riflessioni e offrendo soluzioni di fronte ai grandi fenomeni globali.
La conoscenza dei processi naturali, per esempio, è fondamentale per evitare il rischio di serie conseguenze per la vita umana e degli altri esseri viventi, come per esempio l’aumento della temperatura globale.
Quando poi, per esempio, la geografia viene applicata alla conoscenza del territorio in funzione di una progettazione consapevole, ha anche un impatto diretto sulla comunità dei cittadini.
La geografia, insomma, può essere una vera “maestra di vita“: ci aiuta a comprendere l’attualità e ispira quei comportamenti concreti che possono salvare il pianeta dal degrado.
Fare Geo
- Scegli un oggetto di uso comune (per esempio, lo smartphone) e prova a ricostruire la sua “vita” da un punto di vista geografico: da dove vengono le materie prime che lo compongono? Dove è stato prodotto? Dove è stato commercializzato e dove viene smaltito una volta che diventa un rifiuto? Puoi visualizzare il risultato delle tue ricerche attraverso una rappresentazione grafica (su un planisfero) integrandola in una presentazione da esporre in classe.
- Sulla nostra tavola sono ormai presenti cibi provenienti da ogni angolo del pianeta. Raccogli in una tabella i nomi di dieci spezie e aromi vegetali e scrivi qual è la loro origine geografica.
- Prova a fare un esempio concreto, collegato alla tua esperienza personale, in cui la geografia può avere un impatto sul tuo comportamento.
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Luca Mercalli
Il clima che verrà e l’acqua
18 Aprile 2023 – ore 17:00
Un incontro per comprendere le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici in atto (soprattutto in Italia) affidandosi a fonti ufficiali e per riflettere sul ruolo della Geografia nel trasmettere ai giovani la passione per la conservazione degli ambienti terrestri, stimolando un loro coinvolgimento attivo.
Durante il webinar verranno affrontati i seguenti temi:
- il riscaldamento globale e i suoi effetti;
- nuovi scenari climatici e ambientali in Italia;
- la siccità e gli eventi meteo eccezionali;
- geografia ed Educazione all’ambiente e alla sostenibilità.
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Un corso che parla delle sfide di oggi e di domani. Uno sguardo appassionato e critico sui temi di attualità e sulle sfide globali, in particolare la sostenibilità ambientale e la cittadinanza consapevole: contenuti dal forte legame con il presente, che riguardano da vicino tutti gli studenti e le studentesse che vogliano vivere responsabilmente la complessa realtà che li circonda.