E’ dal 2002 che l’ONU ha deciso di festeggiare la Giornata Mondiale della Diversità Biologia (International Day for Biological Diversity) per sensibilizzare il grande pubblico al problema legato alla biodiversità.
Ogni anno si punta a un settore specifico: il tema del 2012 è la vita nei mari (Convention on Biological Diversity, UNESCO, ISPRA).
Dal 2000 al 2010 la comunità scientifica internazionale ha svolto un lavoro immane per cercare di determinare il numero di specie presenti nelle acque marine. Un gruppo di 2.700 scienziati provenienti da 80 Paesi, soprannominato “Census of Marine Life”, ha studiato le acque marine superificiali e abissali passando dai mari tropicali a quelli artici a antartici.
In questi dieci anni sono state individuate 1200 nuove specie e altre 5000 sono sotto osservazione per capire se si tratta forme nuove. Attualmente sono state censite circa 250.000 specie di organismi vivono nei mari, ma gli scienziati pensano possano essere un milione o forse più.
Purtroppo molte di queste specie sono a rischio di estinzione e in molti casi è porprio l’attività umana a metterle in pericolo. Tra gli animali più a rischio i grandi mammiferi marini: delle 200.000 balenottere azzurre che popolavano un tempo gli oceani, ne rimangono soltanto un migliaio. Così il tonno rosso, particolarmente ricercato per la sua carne, le tartarughe marine, e infinite altre specie: squali, coralli, molluschi… Quasi estinta la vaquita, focena della California, ormai ridotta a soli 100 esemplari.
E sono a rischio anche i vegetali: ogni mezzora scompare un “campo da calcio” di praterie marine, le distese di piante acquatiche fanerogame (con fusto e radici) come le posidonie dalle foglie nastriformi, endemiche del Mediterraneo.
Attualmente il 60% degli ecosistemi marini più importanti risulta degradato: sfruttamento eccessivo per la pesca, scarico di rifiuti, acidificazione delle acque per l’aumento dell’anidride carbonica, incidenti con versamento in acqua di idrocarburi…
La situazione della Terra
La perdità di biodiversità non riguarda solo il mare: la Terra ha perso il 30% delle specie viventi negli ultimi 40 anni (ANSA). Questi i dati del rapporto annuale del Wwf ‘Living Planet 2012’, pubblicato a un mese dalla Conferenza di Rio sullo sviluppo sostenibile. I Paesi che sfruttano maggiormente le risorse del pianeta sono risultati Qatar, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Danimarca e USA.