Dopo aver indagato in chiave di sostenibilità le risorse ambientali (acqua, aria, suolo) e l’impatto dell’uomo sull’ambiente, parliamo ora di biodiversità: la varietà degli esseri viventi e le relazioni che si instaurano tra loro e con l’ambiente esterno assicurano un equilibrio biologico indispensabile alla vita sulla Terra. Ma che cosa si intende esattamente per biodiversità? Perché è così importante preservarla? E i governi che cosa fanno per conservare il più possibile l’integrità degli ecosistemi? Attraverso dati e studi scientifici scopriremo che disponiamo di un’enorme ricchezza naturale, parte della quale è però a rischio di estinzione. Esploreremo quindi le iniziative istituzionali, locali e globali, in materia; comprese le indicazioni del recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con cui il governo italiano propone interventi a favore della diversità biologica.
Definire la biodiversità
Biodiversità è un termine utilizzato per indicare la varietà delle forme viventi. Comincia a diffondersi in ambito accademico nel 1988 quando lo studioso Edward O. Wilson lo utilizza come titolo di un volume contenente saggi di molti altri influenti scienziati dell’epoca (Lester Brown, Norman Myers, Paul Erlich, James Lovelock) che associavano lo studio della varietà degli organismi viventi alla preoccupazione per la sua crescente riduzione. Wilson nel suo The diversity of life scriveva:
“Il mistero meraviglioso della vita può essere reso evidente dal fatto che si sia generata una grande varietà (diversity) partendo da una piccola quantità di materia. La biosfera, costituita da tutti gli organismi, rappresenta solo una parte su 10 milioni della massa terrestre.”
Difendere la biodiversità
In questa frase è contenuto tutto il senso di fragilità che gli studiosi attribuiscono alla biodiversità: è fondamentale, ma è vulnerabile, quindi va protetta.
L’interesse per la salvaguardia della biodiversità nasce dal fatto che si considerano gli ecosistemi come produttori di servizi. Tutti i servizi ecosistemici sono direttamente o indirettamente legati alla varietà di organismi viventi che costituiscono l’ecosistema e ne garantiscono il funzionamento, ciascuno con la sua specificità. Gli ecosistemi che funzionano bene e non sono disturbati producono ossigeno e assorbono anidride carbonica, difendono il territorio dal dissesto idrogeologico, producono cibo, legname, farmaci, agiscono come regolatori sul clima, possiedono gli elementi naturali che suscitano interesse attirando visitatori.
Le minacce all’equilibrio ambientale
La vita e il benessere della popolazione umana sono garantiti dalla biodiversità, dobbiamo prenderne coscienza e occuparci attivamente della sua difesa, perché sono innumerevoli i danni che abbiamo arrecato al mondo naturale.
Ecco qualche esempio, limitato al territorio italiano: oltre al ben noto declino degli insetti dovuto alla diffusione dei pesticidi, sono state osservate conseguenti riduzioni dei chirotteri insettivori, il siluro di origini danubiane ha invaso il Po a spese di intere popolazioni di pesci locali, nelle acque marine pratiche irresponsabili di pesca subacquea hanno causato il declino di pesci ossei grandi e longevi come le cernie, l’introduzione del gambero della Louisiana ha causato la scomparsa dei gamberi endemici d’acqua dolce e si potrebbe continuare all’infinito. Dovremo agire rapidamente se vogliamo raggiungere il Goal 14 e il Goal 15 dell’Agenda 2030.
Seleziona l’immagine per scoprire alcune fra le specie più importanti della Terra: con questo itinerario interattivo puoi conoscere gli animali che svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione degli habitat naturali.
Misurare la biodiversità
La biodiversità ha la proprietà di poter essere misurata: conoscere quante specie esistono in un determinato contesto e con quale frequenza si presentano dà preziose informazioni sullo stato dell’ambiente. La resilienza di un ecosistema (cioè la sua capacità di superare situazioni di pericolo e instabilità) migliora quando in esso è presente un giusto numero di specie che possono sfruttare in diversi modi e tempi l’energia disponibile e la materia.
La conoscenza e la descrizione delle diverse forme di vita che esistono in natura rappresentano un’esigenza nota da secoli, dalle catalogazioni di Linneo ai fringuelli di Darwin. Quello che però rende speciale il concetto di biodiversità è l’aver compreso che ogni forma di vita ha una funzione, si relaziona con altri viventi, utilizza in modo specifico i fattori biotici e abiotici e contribuisce a rendere più complesso e più stabile il funzionamento di un ecosistema.
La misurazione della diversità è una pratica diffusa nelle scienze ambientali e interessa diversi aspetti: dalla diversità genetica di una popolazione fino al numero di diversi habitat o di diversi ecosistemi presenti sulla superficie terrestre. In base a questi dati, alcune porzioni del pianeta vengono definite hotspot di biodiversità (secondo Norman Myers). Sono aree che necessitano di particolare attenzione perché vi si trovano più di 1500 specie vegetali endemiche e perché l’ambiente naturale è degradato per più del 70% della superficie. Uno di questi hotspot è il bacino del Mediterraneo, area che presenta condizioni geologiche e climatiche favorevoli all’insediamento di molte specie che però sono ostacolate dalle opere di urbanizzazione.
I 25 hotspot della biodiversità indicati da Myers (“Biodiversity hotspots for conservation priorities”, studio pubblicato nel 2000 sulla rivista “Nature”): 1. The Tropical Andes 2. Mesoamerica 3. The Caribbean Islands 4. The Atlantic Forest 5. Tumbes-Chocó-Magdalena 6. The Cerrado 7. Chilean Winter Rainfall-Valdivian Forests 8. The California Floristic Province 9. Madagascar and the Indian Ocean Islands 10. The Coastal Forests of Eastern Africa 11. Guinean Forests of West Africa 12. The Cape Floristic Region 13. Succulent Karoo 14. The Mediterranean Basin 15. The Caucasus 16. Sundaland 17. Wallacea 18. The Philippines 19. Indo-Burma 20. The Mountains of Southwest China 21. Western Ghats and Sri Lanka 22. Southwest Australia 23. New Caledonia 24. New Zealand 25. Polynesia and Micronesia.
I 10 hotspot aggiunti in un secondo momento: 26. The Madrean Pine-Oak Woodlands 27. Maputaland-Pondoland-Albany 28. The Eastern Afromontane 29. Horn of Africa 30. The Irano-Anatolian 31. Mountains of Central Asia 32. Eastern Himalaya 33. Japan 34. East Melanesian Islands 35. The Forests of East Australia.
La situazione in Italia
Il territorio italiano, al centro dell’hotspot mediterraneo, è caratterizzatato da un ricchissimo patrimonio di biodiversità e ospita migliaia di specie, soprattutto di Invertebrati, come riporta l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale):
Le attuali conoscenze ci dicono che la flora italiana è costituita da un numero veramente consistente di entità, ovvero di specie e sottospecie, con 1.169 Briofite e 2.704 Licheni, e ben 8.195 entità di Piante vascolari.
La fauna italiana (marina, terrestre e d’acqua dolce) è stimata in oltre 60.000 specie, di cui circa il 98% costituito da Invertebrati e il rimanente da circa 1.300 specie di Vertebrati. Il phylum più ricco è quello degli Artropodi, con quasi 50.000 specie, in buona parte appartenenti alla classe degli Insetti, in particolare Coleotteri (12.000 specie circa).
Va sottolineata anche l’importanza della componente marina: la flora presente nei mari italiani ammonta a quasi 2.800 specie, di cui oltre 1.400 fitoplanctoniche, mentre la fauna è stimata in oltre 9.300 specie, di cui poco più di 1.000 Protozoi.
Gli studiosi producono e aggiornano gli elenchi delle specie terrestri e marine in pericolo, ottenute con i metodi stabiliti dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN, International Union for Conservation of Nature) sotto forma di “Liste rosse” (qui quelle italiane). Gli elenchi contribuiscono alla conoscenza della consistenza numerica degli organismi viventi a maggior rischio d’estinzione per porre rimedio attraverso azioni di protezione.
Leggi e istituzioni per la biodiversità
Nel 1992 le Nazioni Unite hanno trovato un accordo per difendere la varietà dei viventi attraverso la Convenzione sulla diversità biologica (CBD, Convention on Biological Diversity). Vi si afferma che “la biodiversità è un valore intrinseco e deve preoccupare tutta l’umanità”.
Nel tempo i Paesi si sono impegnati nello sviluppo di piani e strategie nazionali di difesa della biodiversità attraverso azioni come la difesa degli habitat, la valorizzazione e l’ampiamento delle aree naturali protette, il censimento e la tutela delle specie in pericolo, il controllo della diffusione in agricoltura di specie geneticamente modificate e il controllo delle specie invasive.
L’impegno dell’Italia
L’Italia aderisce alla Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, e della flora e della fauna selvatiche. La Direttiva è basata sulla divisione del continente europeo in 9 regioni biogeografiche e comprende un elenco delle specie da proteggere perché considerate di maggiore interesse.
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è citata più volte la biodiversità. Le viene riconosciuto un ruolo prioritario, infatti nel documento si legge:
“Menzione a parte merita la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, ad oggi una priorità assoluta per l’Unione Europea che con la Strategia per la biodiversità entro il 2030 si pone l’ambizioso obiettivo di redigere un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti e nuove e riportare una natura variegata e resiliente in tutti i paesaggi e gli ecosistemi. Con gli interventi del PNRR si agirà a 360 gradi su foreste, suolo, mare e aria per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove”.
L’impegno dell’Europa
L’Unione Europea e i suoi Stati membri si sono impegnati ad attuare la Strategia per la biodiversità, un piano di salvaguardia e ripresa della biodiversità entro il 2030. La Strategia rappresenta un elemento fondamentale del Green Deal europeo.
Le principali azioni da realizzare entro il 2030 includono:
- la creazione di zone protette pari ad almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’Unione;
- il ripristino degli ecosistemi degradati attraverso una serie di impegni e misure specifici, tra cui la riduzione dell’uso dei pesticidi del 50% e l’impianto di 3 miliardi di alberi all’interno dell’UE;
- lo stanziamento di 20 miliardi di euro l’anno per la protezione e la promozione della biodiversità tramite i fondi dell’UE e finanziamenti nazionali e privati.
Il documento evidenzia la determinazione dell’UE a essere in prima fila nella lotta a favore della biodiversità, anche in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite per la Biodiversità del 2021.
“Il risanamento della natura è fondamentale per il nostro benessere fisico e mentale e può contribuire a combattere i cambiamenti climatici e l’insorgere di malattie. Si inserisce al centro della nostra strategia di crescita, il Green Deal europeo, e fa parte di un modello di ripresa europea che restituisce al pianeta più di quanto prende.”
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
Fare Geo
- Osserva attentamente le due carte tematiche che raffigurano le specie a rischio (animali e vegetali). In queste rappresentazioni cartografiche, basate sui dati della Lista Rossa IUCN (rilevamento luglio 2019), le dimensioni e l’estensione dei territori sono direttamente proporzionali al numero delle specie minacciate: più una regione è vasta, maggiore è il numero degli animali o delle piante in pericolo. Con i compagni di classe e l’insegnante, è possibile partire da questi dati visuali e approfondire l’argomento: quali sono le aree più interessate dal fenomeno? Che riflessione puoi fare sulla distribuzione delle specie a rischio? Trovi qualche relazione tra questo tipo di distribuzione nel mondo e la distribuzione di altri fenomeni (per esempio, il PIL pro capite).
- Nel Rapporto sulla Biodiversità in Italia del WWF (2020) i dati sulla conservazione degli ecosistemi nel nostro territorio sono preoccupanti (sono sintetizzati nella scheda qui sotto). Nel documento del WWF si approfondisce lo stato di alcune specie particolarmente significative: aquila di Bonelli, cervo italico, lontra, lince, tartaruga marina Caretta caretta. Per ognuna di queste specie raccogli i dati essenziali e presentali in un documento multimediale (con immagini e testi), realizzando una carta della penisola con la loro diffusione sul territorio nazionale.