Paesaggi italiani: Barbagia, il cuore selvaggio della Sardegna

Paesaggi italiani: Barbagia, il cuore selvaggio della Sardegna

Con questo articolo diamo inizio a una serie di contributi sui paesaggi tipici d’Italia, intesi nella loro composizione di elementi naturali e antropici, secondo quanto riportato dalla Convenzione europea del paesaggio:

«“Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni»

Nell’immaginario degli italiani, la Sardegna è soprattutto spiagge dorate e acque cristalline. Un’idea legata per lo più all’offerta turistica, i cui punti di forza risultano essere il mare e la costa, considerati in qualche modo il vero paesaggio tipico dell’isola. Questa diffusa percezione della Sardegna rischia di oscurare quella che è la vera identità dell’isola, che si rivela invece in tutte le sue declinazioni visitando l’entroterra. La Barbagia, il cuore più selvaggio della Sardegna, è il territorio che meglio rappresenta questa identità attraverso le sue meraviglie naturalistiche e i suoi paesaggi culturali.

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Barbagia

  • Regione: Sardegna
  • Province: Nuoro, Sud Sardegna
  • Aree geografiche: Gennargentu, Ogliastra

Il nome Barbagia deriva dal latino Barbaria e in origine indicava territori abitati da popolazioni non romane. Compare già in documenti degli inizi del I sec. d.C.

La bellezza selvaggia dell’entroterra

La Barbagia è un’estesa regione montuosa che custodisce, ancora intatte, alcune delle più rappresentative espressioni sia della natura dell’isola sia della sua cultura e della sua storia. Estesa su circa 1300 km2, è adagiata nell’entroterra sui fianchi del massiccio del Gennargentu e dei rilievi minori che si ergono attorno a esso.

Aspre cime montuose e bianchi altipiani calcarei, piccoli borghi arrampicati sulla roccia e ampi panorami mozzafiato, vaste vallate verdi, boschi diffusi e ricchi di fauna, paesaggi impervi, spesso scarsamente umanizzati e selvaggi: questi sono gli elementi caratteristici della Barbagia. Questo luogo dalla storia millenaria e dalle antichissime tradizioni ispirò lo scrittore inglese D.H. Lawrence nel corso di un viaggio nel 1921, tanto da fargli capire che “la Sardegna è un’altra cosa” rispetto all’Italia.

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Il monte Tisiddu, nel comune di Ulassai (Ogliastra), è geologicamente un tacco, una formazione montuosa calcarea che si eleva sull’area circostante.

La Barbagia di Seúlo

La Barbagia di Seúlo, chiamata anche Barbagia Inferiore, è una regione storica della Sardegna centrale. Conosciuta fin dai tempi antichi per l’asprezza dei suoi territori e per l’abbondanza delle sue acque, è una delle zone della Sardegna più autentica, la cui economia è quasi esclusivamente basata sulla pastorizia.

Situata a est di Seui, la foresta di Montarbu si estende su un altopiano a 1000 metri di quota: considerata una delle più belle e meglio conservate di tutta la Sardegna, a partire dal 1980 la foresta è diventata Oasi di protezione faunistica per la tutela di volpi, mufloni, martore, donnole, ghiri, cervi, daini, dell’aquila reale, del grifone e dell’avvoltoio monaco.

È caratterizzata da una straordinaria varietà di vegetazione: lecci, carpini neri, agrifogli, tassi e arbusti sempreverdi che si estendono nella parte più alta, mentre alle quote inferiori si trova un’ampia fascia di macchia mediterranea.

All’interno del suo perimetro, il complesso forestale ospita aree di interesse naturalistico e archeologico di straordinaria importanza, come l’imponente falesia calcarea del Tonneri, culminante con la maestosa cima del Margiani Pubusa che con i suoi 1324 metri è la massima vetta del territorio. La foresta è attraversata da numerosi corsi d’acqua tra i quali il più importante è il Flumendosa, che costituisce il limite nord del complesso forestale.

Immerso nella natura incontaminata della foresta di Addolì, fra Barbagia e Ogliastra, si può ammirare uno dei monumenti naturali più suggestivi della Sardegna: Su Stampu de su Turrunu, un “paesaggio d’acqua” composto da inghiottitoio, grotta e risorgiva con cascata e laghetto. È un fenomeno carsico di straordinaria bellezza: un singolare tunnel, sviluppatosi nelle rocce giurassiche dei “tacchi” (tipici rilievi con ripide pareti) e generato dall’erosione dell’acqua, che sfocia in una piccola grotta dove scorre un torrente, su Longufresu, che crea un salto di 16 metri e un laghetto, per poi proseguire la sua discesa verso valle.

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Su Stampu de su Turrunu, la cascata creata dalla combinazione di uno strato di roccia calcarea e un torrente.

La Barbagia di Belvì

Situata sul versante meridionale del Gennargentu, la Barbagia di Belvì si trova nella parte centrale della Barbagia in una zona ricca di boschi e sorgenti attraversata dal Flumendosa. Il paesaggio è caratterizzato da alcuni tipici fenomeni naturali come i tacchi, altopiani calcarei incisi e separati da profonde vallate, alti qualche centinaio di metri, che poggiano su un substrato di scisti grigi e porfidi rossastri.

Tra queste formazioni, Su Texile, conosciuto anche come il Meseddu de Texile, è un tacco calcareo dalle vertiginose pareti a strapiombo, posto su un rilievo formato da rocce del Paleozoico. Il tacco, alveolato da cavità carsiche, appare fortemente inclinato sul versante della valle del Rio S’Iscara. Le sue dimensioni sono notevoli: la superficie è di 0,8 ettari, con un diametro che oscilla fra i 50 e i 70 metri, mentre la sommità raggiunge una quota di 974 metri.

Il Texile è uno dei testimoni dell’antica copertura calcarea risparmiati dall’erosione: è ricco di esemplari di leccio nelle spaccature, mentre sui versanti più scoscesi ospita una flora prevalentemente sempreverde, che contrasta con quella delle valli e dei monti circostanti, dove il bosco è formato prevalentemente da specie caducifoglie. Le zone più arrotondate sono utilizzate prevalentemente a pascolo.

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Su Texile è monumento naturale dal 1989 e simbolo di Aritzo, borgo di montagna incastonato nella Barbagia di Belvì.

Un altro monumento naturale della zona è il pinnacolo Su Campanili, un colonnato di calcare somigliante a un campanile. Alto 84 metri, si trova all’interno della Foresta di Corongia ed è uno dei monumenti più spettacolari della Sardegna. È situato in un territorio ricco di gole e irregolarità, dove c’è un concentrato di attrazioni naturalistiche che costituiscono uno dei paesaggi più tipici della geologia e della natura selvaggia della Sardegna.

L’Ogliastra

L’Ogliastra è una regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina per la sua natura selvaggia e offre una grande varietà di paesaggi. Le spiagge delle sue coste sono alternate a calette dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della regione, diventano di porfido rosso.

Oltre alla bellezza costiera, è una regione caratterizzata dal paesaggio aspro, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde. I tacchi ne sono un elemento tipico: al loro interno si è sviluppato, in molti punti, un importante sistema carsico, comprendente diverse doline e grotte spesso di dimensioni notevoli. Tra le formazioni più significative, la Grotta di Su Armuri di Ulassai è lunga 850 metri, conta due caratteristici laghetti sotterranei ed è tra le cavità più imponenti d’Europa. Particolarità della grotta sono le imponenti sale dalla volta molto alta e le grandiose stalattiti e stalagmiti.

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Il Monte Perda Liana, l’esempio più noto di Tacco dell’Ogliastra.

La gola di Gorropu è stata definita il Grand Canyon della Sardegna: situata nel Supramonte, in Barbagia, è stata scavata nella roccia dall’azione erosiva delle acque del Rio Flumineddu. La gola ha una lunghezza di circa 1.500 metri e nei punti più alti le sue pareti superano i 400 metri di altezza: è considerata come il canyon più bello e imponente di tutta l’Europa.

La gola è circondata da una fitta macchia mediterranea dove troneggiano splendidi oleandri, mentre il fondo è ricoperto da grandi massi bianchi levigati dall’azione dell’acqua. All’interno della gola si è venuto a creare un habitat naturale molto particolare che ha favorito lo sviluppo di alcune rare specie di flora e fauna.

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Su Stampu de su Turrunu, la cascata creata dalla combinazione di uno strato di roccia calcarea e un torrente.

Fra i paesaggi tipici della Barbagia hanno un ruolo importante le coste dell’Ogliastra, che si estendono per 87 chilometri, dal limite settentrionale della provincia di Cagliari a Cala Luna. Un esempio spettacolare è offerto dalla spiaggia della Baia di Cea, che si distende per più di un chilometro fra Tortolì e Bari Sardo, nella Sardegna centro-orientale: un arenile compatto con sabbia di colore chiaro a grani fini, racchiuso da due bassi promontori sormontati dalla florida macchia mediterranea e fronteggiato da due faraglioni di porfido rosso.

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La Baia di Cea è inserita tra i dieci tratti costieri della Sardegna più spettacolari.

L’altra Barbagia

Oltre alla Barbagia delle distese infinite, degli spazi verdi e della natura selvaggia che caratterizzano uno dei paesaggi più tipici dell’intera area mediterranea, esiste un’altra Barbagia che nell’archeologia e nell’antropologia trova uno dei suoi più forti caratteri identitari. Una terra fuori dal tempo fatta di nuraghi, stazzi e altre testimonianze, esempi significativi del paesaggio culturale della Barbagia.

I nuraghi

I nuraghi (da nur, mucchio di pietre) rappresentano forse il simbolo più noto dell’unicità dell’“isola del silenzio”. Sono i caratteristici monumenti preistorici della Sardegna: costruiti soprattutto tra il 1700 e il 1800 a.C., oggi se ne contano circa 7000. Edificati con blocchi di pietra sovrapposti a secco, hanno per lo più l’aspetto di torri tronco-coniche, con una porta architravata a piano terreno che dà accesso a una camera circolare coperta da cupola.

Il nuraghe Nolza, edificato a partire dal Bronzo Medio tardo (circa XV-XIV secolo a.C.) sulla sommità di un altopiano al limite delle regioni storiche della Barbagia di Belvì e del Mandrolisai, fa parte di un complesso di 18 nuraghi costruiti sulla sommità di rilievi a distanze che raramente superano il chilometro. Oggi appartiene al territorio del comune di Meana Sardo (Nuoro).

Il nuraghe, di particolare interesse per la presenza di 4 torri e un terrazzo che conserva resti di un focolare, è stato edificato per gran parte della sua altezza con massi poco elaborati in pietra locale e posati a secco, mentre per il terrazzamento finale sono stati utilizzati conci in trachite policroma, lavorati con perizia.

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Il nuraghe Nolza è un sito archeologico situato nel comune di Meana Sardo, in provincia di Nuoro.

Gli stazzi

Lo stazzo è un insediamento rurale tipico della Sardegna, in particolare nella Gallura ma diffuso anche altrove. Fulcro per centinaia di anni della vita rurale di migliaia di pastori-agricoltori, è una costruzione di forma grossomodo rettangolare costituita da blocchi di granito e con tetto a duplice spiovente.

L’interno era costituito da un unico vano (la casa manna), che serviva contemporaneamente da cucina, camera da letto e ambiente di lavoro; all’esterno era spesso annesso il forno (lu furru) e un piccolo magazzino (lu pinnenti).

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La tipica struttura di uno stazzo nella campagna sarda.

I murales di Orgosolo

Orgosolo è la “capitale” del muralismo italiano: la città barbaricina ospita nelle sue strade oltre 150 dipinti murali che raccontano con dovizia di particolari i costumi e le tradizioni, la cultura, la vita contadina e le lotte di potere che hanno segnato la storia del borgo e della nazione. Le pareti dipinte alternano tematiche socio-politiche alla rappresentazione di icone tipiche della quotidianità – donne al lavoro, uomini a cavallo, pastori – e attirano ogni anno la curiosità di migliaia di turisti italiani e stranieri.

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Uno dei murales che decorano le strade di Orgosolo (Nuoro) con temi tratti dalla tradizione e dall’attualità della vita del borgo.

Fare Geo

  • Nelle nostre conoscenze, spesso siamo condizionati da stereotipi: per la Sardegna, ad esempio, si ricordano più facilmente i paesaggi legati al turismo di massa rispetto a quelli più isolati ma altrettanto belli e interessanti. In classe provate a chiedervi quale paesaggio tipico della Sardegna vi viene in mente. Poi preparate un questionario per fare un’indagine conoscitiva sulle località preferite per le vacanze in Sardegna (potete intervistare parenti, conoscenti, amici, professori). Infine, dopo aver elaborato un grafico che visualizza il gradimento delle località sarde, inventate uno slogan per promuovere il turismo in una località nell’entroterra della Sardegna con una breve illustrazione delle caratteristiche paesaggistiche, gastronomiche, culturali e folcloristiche.
  • Un italiano su due (45,3%) ha visitato la Sardegna: conoscete persone che ci sono stati in vacanza? Quale è stata la loro esperienza? C’è un paesaggio che li ha colpiti in particolare? Raccogliete le risposte ed elaborate una sintesi testuale e visiva delle informazioni ottenute.
  • Se tu potessi fare una vacanza in Sardegna, quale meta sceglieresti? Per quale motivo?
  • Secondo il geografo francese Armand Frémont esistono i “paesaggi sublimi”: sono quelli che suscitano un vero fascino. A tuo parere, ci sono paesaggi sublimi fra quelli descritti nell’articolo? Quali? Per quali motivi?
  • “Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo. Siamo il regno ininterrotto del vento, dell’immensità del mare. Siamo una terra antica di lunghi silenzi, di orizzonti ampi e puri, di piante fosche, di montagne bruciate dal sole…” (Grazia Deledda, 1871-1926). In quali paesaggi illustrati nell’articolo riconosci le caratteristiche descritte dalla scrittrice sarda?
  • Tra le tradizioni della Barbagia c’è il Carnevale di Mamoiada. Ricercate informazioni (testi, immagini, video) sulle tipiche maschere dei mamutones, facendo attenzione alle caratteristiche che le distinguono sia per l’abbigliamento sia per il modo di muoversi all’interno della festosa processione.

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