Le Murge, a cavallo tra Puglia e Basilicata, regalano tracce di una storia millenaria e paesaggi dalla bellezza vertiginosa. Il loro suggestivo paesaggio è frutto di una millenaria interazione tra fenomeni naturali e azioni umane. L’area delle gravine, nella parte nord-occidentale della provincia di Taranto, ne costituisce il paesaggio più caratteristico per via del grande valore naturalistico: si tratta di conformazioni carsiche simili a canyon, che si sono sviluppate in centinaia di migliaia di anni in seguito all’erosione di antichi fiumi non più esistenti.
Murge
- Regioni: Puglia centrale e Basilicata nord-orientale
- Province: Bari, Taranto, Matera e Barletta-Andria-Trani
- Area geografica: Basilicata orientale e Puglia centrale
Il nome Murge deriva dal latino muricem, “sasso acuminato”, con riferimento al paesaggio roccioso e relativamente alto.
Le Murge: un maestoso altopiano segnato dal lavoro umano
Le Murge sono caratterizzate da orizzonti infiniti, da estesi pascoli naturali e coltivi, da boschi di quercia e di conifere, che si alternano a una suggestiva successione di creste rocciose, doline, dolci colline, inghiottitoi, lame (i solchi erosivi poco profondi tipici del paesaggio delle Murge), grotte carsiche, scarpate ripide.
Nel territorio delle Murge l’azione perenne della natura si mescola con la presenza millenaria dell’uomo. Il paesaggio murgiano è infatti il risultato della lunga e costante attività antropica: del contadino, del pastore, del boscaiolo che insieme al clima hanno delineato la struttura di uno dei luoghi più singolari dell’area mediterranea, dove gli scenari cambiano significativamente a ogni stagione.
L’essere umano ha edificato centinaia di masserie, edifici in pietra, a volte fortificati e provvisti di torrette d’avvistamento per difendersi dall’attacco dei predoni, e dotati, oltre che degli alloggi dei proprietari terrieri e dei contadini, di stalle per le greggi, di cisterne, di depositi per i foraggi e i raccolti, di locali per la lavorazione dei prodotti. L’attività antropica ha anche contornato i campi con reticoli infiniti di muri a secco e ha costruito chiesette realizzate con la sovrapposizione a secco di lastre calcaree (le specchie).
Un’altra caratteristica della campagna murgese sono gli jazzi, spesso associati alle masserie: situati in prossimità dei tratturi, sono particolari strutture in pietra a secco con un muro di recinzione destinate alla sosta dei pastori e degli ovini durante la transumanza. L’alto muro perimetrale terminava con il paralupi, una specie di mensola in muratura sporgente all’esterno, che impediva l’accesso di animali predatori (lupi, volpi e faine).
Le gravine: grandiosi fenomeni carsici
La parte interna della Puglia non è soltanto trulli, ulivi, vigneti e muretti a secco: un elemento caratterizzante del paesaggio nelle rocce calcaree dell’altopiano delle Murge è costituito dalle gravine.
A partire dal periodo Cretaceo (circa 130 milioni di anni fa) imponenti fenomeni carsici hanno generato la variegata morfologia del territorio: doline di crollo denominate puli o pulicchi, ampie caverne ipogee e in particolare uno spettacolo unico, quello delle gravine.
Questi profondi solchi vennero generati da antichi corsi d’acqua e sono caratterizzati da pareti molto inclinate e in alcuni casi verticali, che possono distare tra loro da poche decine a più di 200 metri di profondità. Le loro incisioni più o meno accentuate interrompono la monotonia delle aree pianeggianti che costituiscono il tavolato delle Murge.
È l’articolato paesaggio della pietra: le gravine sono grandiosi esempi di valle d’erosione, abissi profondi in cui si mescolano geologia, ecologia, archeologia e storia. Le gole arrivano fino a 200 metri, cesellate dall’azione millenaria di corsi d’acqua scomparsi che si dirigevano verso il mare. Le massicce pareti di roccia calcarea a strapiombo hanno dislivelli scenografici che creano scenari da vertigini rendendo le gravine simili ai canyon.
La civiltà rupestre
Lungo le gravine sono sorti numerosi paesi sia per sfruttare questi canyon come difesa, sia per la presenza di grotte naturali che hanno favorito numerosi insediamenti rupestri, sia per l’esistenza di corsi d’acqua superficiali e sotterranei.
L’occupazione delle grotte ha rappresentato un fenomeno di lunga durata, che ha avuto il suo culmine nel Medioevo, quando si è affermato il fenomeno della civiltà rupestre. Le grotte presenti nelle gravine furono scelte per l’insediamento umano dal Neolitico fino agli anni ‘50, quando la popolazione che affollava gli spazi ipogei venne trasferita in quartieri di nuova costruzione, perché le condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni tradizionali erano troppo precarie. Dopo anni di abbandono i villaggi rupestri sono risorti come attrazioni turistiche; si presentano come alveari in cui chiese, cripte e santuari presentano spesso splendide icone bizantine con le effigi del pantheon cristiano.
Gravina di Puglia
Nelle Murge, fra Puglia e Basilicata, sono presenti una decina di gravine: la città di Gravina di Puglia ha la particolarità di riportare nel suo toponimo il nome che caratterizza il fenomeno carsico.
Situata lungo l’importante arteria stradale che collega la Puglia alla Basilicata, Gravina di Puglia sorge al margine di uno dei più maestosi e naturali esempi di gravine esistenti, lungo il percorso che raggiunge e attraversa anche le città di Matera, Laterza e Ginosa sino a lambire il Mar Ionio.
Parte della città si estende sulle sponde di un crepaccio profondo, molto simile ai canyon, scavato nella roccia calcarea dal torrente Gravina, affluente del Bradano, in un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose cavità carsiche.
Tante sono le ricchezze di cui Gravina dispone: un ricco patrimonio culturale animato dalla presenza della civiltà rupestre, rimasta ancora viva a distanza di secoli, con le sue chiese e i suoi complessi di grotte naturali che richiedono ai turisti di addentrarsi nei loro meandri per poterle esplorare e ammirare dal loro interno e che fanno rivivere le origini della città di Gravina. Un connubio tra cultura, civiltà rupestre e storia che rende la città unica nel suo insieme.
La gravina di Matera
Matera è conosciuta nel mondo per gli storici rioni, il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso, riconosciuti nel 1993 Patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO, che ne fanno una delle città ancora abitate più antiche al mondo. I Sassi sono antichi aggregati di case scavate nella roccia, a ridosso di un profondo canyon, profondo 150 m, in cui scorre la gravina di Matera, un torrente affluente del Bradano che delimita i due antichi rioni.
I due siti più antichi della città, affacciati sul lato orientale del canyon, si fronteggiano in uno scenario unico al mondo e sono congiunti grazie a un ponte tibetano, una struttura di collegamento costituita da una passerella e da due funi mancorrenti laterali, raggiungibile attraverso sentieri che s’inerpicano lungo i due costoni di roccia.
Fare Geo
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