Riciclo sì, ma i problemi non mancano

Riciclo sì, ma i problemi non mancano

L’economia circolare, basata sul recupero e sul riutilizzo di gran parte dei rifiuti che produciamo, sta prendendo piede nella nostra società. L’Italia, nei dati più recenti, risulta prima in Europa per il riciclo dei rifiuti come carta, plastica e vetro. Da quest’anno, però, la Cina, dove veniva esportata la maggior parte dei materiali trattati, ha limitato le importazioni: l’Europa si trova così a dover ridurre la produzione di rifiuti riciclabili.

 

La società dei consumi, che per decenni è stata il cuore del nostro sistema economico, si basa sul modello “take-make-dispose”, cioè “prendere-trasformare-gettare”. Esso comporta il continuo prelievo di risorse dalla natura, la loro trasformazione in beni utilizzabili e infine l’abbandono in discarica o l’incenerimento. Da molti anni, ormai, questo modello lineare, che presuppone la disponibilità infinita di risorse da parte dell’ambiente e la capacità illimitata di quest’ultimo di accogliere rifiuti, è stato abbandonato a favore di una “economia circolare”. Ispirata ai meccanismi della natura, che grazie all’energia del Sole ricicla in continuazione ogni tipo di sostanza, l’economia circolare si basa sul recupero di gran parte dei rifiuti, previa raccolta differenziata, e sul loro riutilizzo come “materie seconde”.

Il riciclo dei rifiuti in Italia
Oggi l’Italia, sorprendentemente, è il Paese leader in Europa per il riciclo di rifiuti: ne riutilizza infatti il 76,9%, molto più di Francia (54%), Germania (43%) e Regno Unito (44%), mentre la media dell’Unione Europea si ferma addirittura al 37% (Eurostat). In termini assoluti, l’Italia ricicla 56,4 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno ed è seconda solo alla Germania.

Quota di rifiuti avviati a recupero rispetto al totale trattato nelle principali economie europee (%) (Fonte: Rapporto l’Italia del Riciclo 2017)

Nel nostro Paese si riciclano soprattutto rifiuti tradizionali come carta, plastica, vetro, metallo, legno e tessili (26 milioni di tonnellate), seguiti da rifiuti misti avviati alla selezione (14 milioni), rifiuti organici e verdi (6 milioni) e rifiuti chimici (1,7 milioni).

Ripartizione percentuale del quantitativo di rifiuti urbani avviato a riciclaggio in Italia (%), anno 2016 (Fonte: Ispra, Rapporto rifiuti urbani Edizione 2017)

Il primato italiano ha una spiegazione: i Paesi del centro e del nord Europa, anche se praticano molto la raccolta differenziata, bruciano oltre metà di questi materiali nei termovalorizzatori, trovando più semplice sfruttarne il solo contenuto energetico. In ogni caso, l’Italia ha il merito di aver creato un sistema di consorzi di raccolta e riciclo estremamente efficiente. Questi consorzi, per ritirare i rifiuti, pagano i Comuni, che sono così incentivati a rafforzare la raccolta differenziata.

Il destino dei materiali riciclati
I materiali riciclati, non potendo essere completamente assorbiti dai mercati interni, fino a pochi mesi fa venivano in gran parte esportati in Cina da Europa, Stati Uniti e Giappone. Qui carta da macero e residui di plastica diventavano imballaggi per i prodotti cinesi destinati ai mercati occidentali. Gli Stati Uniti, per esempio, nel 2016 hanno esportato in Cina 13,2 milioni di tonnellate di carta e 1,4 milioni di tonnellate di residui di plastica. L’Italia, dal canto suo, ha utilizzato per il consumo interno 4,9 milioni di tonnellate di carta da macero, ma nel contempo ne ha esportate in Cina 2,6 milioni di tonnellate, oltre a vetro e plastica.

Dal gennaio 2018 la Cina ha però deciso di accogliere solo più materiali riciclati di qualità elevata e privi di impurità, sia perché la domanda interna è ormai soddisfatta, sia per proteggere l’ambiente. Questa decisione ha fatto sì che in Europa, in pochi mesi, i materiali riciclabili saturassero i depositi. Come soluzione a breve termine, l’Europa ha inviato agli inceneritori plastica e carta, per recuperarne almeno il contenuto energetico. La soluzione definitiva al problema, però, comporta la riduzione dei rifiuti riciclabili: questo è possibile riducendo la quantità di plastica e carta utilizzata in ogni imballaggio. L’Unione Europea ha quindi proposto di disincentivare l’uso eccessivo di imballaggi attraverso apposite tasse. L’Italia, dal canto suo, sembra orientata verso l’uso di plastiche biodegradabili: una recente normativa prevede l’obbligo di utilizzare, per il confezionamento di frutta e verdura sfuse, solo sacchetti biodegradabili, il cui costo, sia pur irrisorio, ricade inevitabilmente sui consumatori (Il Sole 24 Ore).

 

Fare Geo

  • Riassumi il concetto di “economia circolare”, contrapponendolo a quello ormai superato di “economia lineare”.
  • Elenca i motivi che pongono l’Italia ai vertici europei nella percentuale di rifiuti riciclati.
  • Approfondisci, con una ricerca su internet, il ruolo svolto dalla Cina nell’assorbimento di grandi quantitativi di materiali riciclati.
  • Documentati sulla cronica carenza italiana nella disponibilità di inceneritori, in particolare sull’ostilità verso questi impianti da parte delle comunità locali.
  • Documentati sulle soluzioni in corso di elaborazione da parte dell’Unione Europea in merito allo smaltimento dei rifiuti, e in particolare dei materiali riciclati.

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