Tempo da locuste

Tempo da locuste

Centinaia di milioni di locuste del deserto oscurano il cielo in Etiopia, Kenya e Somalia, e minacciano i raccolti. Una vera e propria invasione dovuta, secondo gli esperti, agli anomali fenomeni climatici dell’area.

Questo evento, che si ripete ciclicamente ogni anno, questa volta ha raggiunto proporzioni tali da destare la preoccupazione delle autorità nazionali e internazionali. La Somalia è stato il primo Paese a dichiarare lo stato di emergenza e la FAO ha organizzato le prime campagne a sostegno dei governi e delle popolazioni della zona.


Locuste ovunque: la diffusione geografica

Le prospettive in effetti sono allarmanti: il numero di insetti divoratori di colture potrebbe crescere esponenzialmente nel giro di pochi mesi se il fenomeno non venisse in qualche modo controllato (ad esempio con un intervento aereo, spargendo insetticidi, anche se un’azione del genere sarebbe molto difficoltosa e complessivamente rischiosa per l’ambiente).

Le locuste si spostano molto rapidamente, coprendo distanze importanti (anche 150 chilometri in un giorno), e la loro voracità è implacabile (possono mangiare ogni giorno un quantitativo di cibo pari al loro peso). Sono dati che impensieriscono i Paesi interessati: gli sciami si riversano in Kenya dall’Etiopia e dalla Somalia, che non assistevano a un’invasione di queste dimensioni da 25 anni.

Ma la diffusione geografica non è destinata a fermarsi: anche il Sud-ovest asiatico e l’area del Mar Rosso sono stati colpiti. In Iran, per esempio, forti piogge hanno creato un ambiente ideale per un’eccezionale deposizione delle uova da parte delle locuste, in previsione di una schiusa nella primavera del 2020.
Per lo stesso motivo, anche l’Egitto, l’Eritrea, l’Arabia Saudita, il Sudan e lo Yemen si stanno preparando a una riproduzione di locuste fuori dagli standard nei prossimi mesi.

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La cartina della diffusione delle locuste all’inizio del 2020 nel Corno d’Africa,
nel Sud-ovest asiatico e nell’area del Mar Rosso (Fonte FAO)


Colpa di chi?

La causa delle inattese proporzioni di questo fenomeno potrebbe risiedere nel clima insolitamente umido che alla fine del 2019 ha interessato questo settore dell’Africa nord-orientale, provocando una proliferazione di locuste a danno delle campagne e della sicurezza alimentare in tutta la regione.

Una possibile spiegazione scientifica è legata al cosiddetto Dipolo dell’Oceano indiano, un fenomeno fisico che è dovuto alla forte polarizzazione delle temperature delle acque agli estremi dell’Oceano indiano (il dipolo è un sistema composto da due cariche elettriche uguali e opposte di segno). La consistente differenza di calore tra imponenti masse di acqua è in grado di generare fenomeni climatici estremi.

Ciò spiegherebbe quanto sta accadendo in questo scorcio del 2020 a livello climatico: nel polo occidentale dell’Oceano indiano, l’invasione di locuste nel Corno d’Africa; nel polo orientale, a migliaia di chilometri di distanza, una serie di distruttivi incendi boschivi in Australia, provocata da un’eccessiva aridità.

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Una raffigurazione schematica del fenomeno fisico del Dipolo dell’Oceano indiano:
in seguito a forti differenze di temperatura delle acque,
possono generarsi fenomeni climatici estremi (Fonte BBC)


Fare Geo

Osserva la carta geografica che illustra la diffusione delle locuste nel Corno d’Africa e confrontala con quella qui sotto, in cui sono riportati i dati relativi all’emergenza umanitaria nella stessa area.
Che osservazioni puoi fare? Quali connessioni puoi trovare fra le due rappresentazioni?
Aiutandoti eventualmente con altre informazioni in Rete (UNICEF, ASviS), puoi collegare i fenomeni naturali e climatici alle situazioni di instabilità socio-economica, in particolare alimentare?

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Fonte: ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), 2019

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