Foto di Eliya Lawrence Uzia
Proseguiamo il nostro viaggio nel volontariato, presentando un’altra storia di chi con il suo impegno trasmette un messaggio di solidarietà. Andiamo a conoscere Chiara, che collabora con SeedScience, il progetto che si propone di migliorare l’istruzione e la qualità della vita delle popolazioni in Paesi in via di sviluppo.
Ciao a tutti! Sono Chiara, ho 35 anni e mi sono laureata in Farmacia a Perugia; ho poi conseguito un dottorato in Cell Signalling a Cambridge e ho svolto un periodo di PostDoc a Sydney, Australia. Ho scelto poi di esplorare nuovi orizzonti e voglio condividere questa esperienza con voi, mostrando come il volontariato possa accendere una scintilla e stimolare la riflessione su nuove opportunità e direzioni di carriera.
Come nasce l’idea di fare volontariato? Perché hai scelto SeedScience?
La mia idea di fare volontariato è nata dal desiderio di creare un nuovo percorso, oltre il mondo accademico della ricerca, per dare spazio alla mia voglia di espressione personale e interazione umana significativa. Ho trovato questa dimensione nell’entusiasmante realtà di SeedScience.
Dal 2018, SeedScience si dedica alla formazione degli insegnanti nel continente africano, rendendo le materie STEM più accessibili, anche in assenza di laboratori didattici. Questa missione è diventata la mia scelta naturale, poiché condivido profondamente l’obiettivo di promuovere l’educazione scientifica in contesti culturali differenti a confronto. Collaborare con SeedScience unisce la mia passione per la scienza all’impegno sociale, un modo per intrecciare le mie potenzialità con cause che rispecchiano i miei ideali.
Quali sono le tue attività?
Al momento mi dedico alla formazione online di nuovi insegnanti africani tramite la piattaforma Omprakash, attualmente attiva alle Mauritius con una équipe di otto educatrici. Per i meeting, che teniamo ogni due settimane, preparo e rivedo i contenuti, cerco di rendere l’esperienza il più interattiva possibile, moderando le discussioni e incoraggiando domande e osservazioni per arricchire l’apprendimento collettivo.
In parallelo, collaboro con i ScienceSeeders, gli insegnanti già formati secondo la metodologia di SeedScience, offrendo feedback, supporto e motivazione per promuovere i SeedScience Clubs locali in Ghana e Uganda.
Che cosa hai potuto osservare sul territorio?
Durante i miei tre mesi in Ghana con uno dei partner locali di SeedScience, Patriots Ghana, ho avuto l’opportunità di immergermi completamente nella realtà di questa affascinante nazione africana. Il Ghana, con le sue ricche tradizioni, la vivace economia e la calorosa accoglienza della comunità, ha sfidato e superato molte delle mie aspettative.
Vivendo presso una famiglia locale nelle vicinanze del villaggio in cui collaboravo con gli insegnanti, ho sperimentato la genuinità dell’accoglienza ghanese. Ogni mattina, il risveglio era accompagnato dal saluto delle persone intente nelle loro attività, mentre allestivano i propri chioschi per vendere frutta, fufu, jollof rice e kobe ai bambini diretti a scuola. Esperienze che nella loro semplicità mi hanno mostrato la profondità dei legami familiari e comunitari.
Ho vissuto le contraddizioni generate dalla coesistenza di un’economia circolare agricola con la deforestazione, in equilibrio tra capacità di produrre e vendere lo stretto necessario e l’utilizzo di un grande quantitativo di legname che non viene ripristinato attraverso un piano di riforestazione.
Mentre approfondivo la comprensione della ricchezza culturale del Ghana attraverso la variopinta tradizione di colori e stoffe, la creatività delle sarte locali e i canti vivaci durante le funzioni domenicali, si evidenziavano ai miei occhi problematiche infrastrutturali non solo legate all’approvvigionamento dell’acqua, ma anche alla mancanza di servizi sanitari ed educativi pubblici, a partire dalle scuole.
Qual è l’attività educativa di SeedScience in queste comunità?
La mia permanenza in Ghana non è stata solo un’immersione culturale, ma anche un’opportunità per osservare da vicino l’impatto della metodologia SeedScience sulla comunità di insegnanti e studenti. La passione e la preparazione con cui gli insegnanti trasmettono le materie scientifiche, utilizzando materiali sostenibili e accessibili, ha reso evidente l’efficacia di un approccio didattico interattivo e coinvolgente. Ho imparato che l’educazione può essere efficace senza la necessità di costosi laboratori didattici, poiché la natura stessa offre un palcoscenico per osservare fenomeni naturali, chimici, biologici e fisici.
Ho avuto il piacere di osservare come gli studenti, sotto la guida dei loro insegnanti, si siano trasformati in autentici sostenitori di cause importanti. Questo si è manifestato chiaramente nella loro sensibilizzazione riguardo alla gestione dei rifiuti e nell’impegno per ridurne la produzione. È stato commovente anche vedere come ragazze desiderose di abbracciare le materie STEM abbiano sfidato gli stereotipi culturali. Ho percepito come sia essenziale coinvolgere entrambi i generi su questo fronte, consentendo ai bambini di partecipare attivamente senza differenziazioni di genere, soprattutto nelle realtà rurali.
Qual è l’esperienza più positiva che hai vissuto?
Scegliere l’esperienza più significativa è complesso, poiché ogni momento ha contribuito in modo unico al mio percorso. Dall’interazione con i ScienceSeeders sul territorio ghanese, dove ho costruito amicizie, condiviso esperienze e appreso reciprocamente, fino alla fase organizzativa al mio ritorno in Italia.
Qui, ho avuto l’opportunità di integrarmi in un team di persone preparate, empatiche e pronte a dedicarsi al volontariato per una causa che va oltre il risultato immediato. Tuttavia, forse la parte più gratificante è intrinseca nell’approccio quotidiano che adottiamo. Ci impegniamo costantemente a garantire che il processo di acquisizione di nuove competenze e consapevolezza sulla didattica attiva mantenga viva la passione per un’educazione aperta. In questo modo, ci sforziamo di promuovere un impatto duraturo e significativo nel campo dell’istruzione.
E la più difficile. Cosa hai imparato?
La sfida più impegnativa che ho incontrato è stata la consapevolezza dei limiti del mio operato, comprendendo che non posso imporre il mio ideale o punto di vista. In diverse occasioni ho dovuto riconsiderare la situazione e agire in base a ciò che era giusto per l’insegnante nel contesto specifico. Ho imparato a guidare con l’esempio, evitando imposizioni, rispettando la cultura locale e cercando di potenziare i valori esistenti anziché alterarli.
Che cosa ti piace di più della tua attività?
Ciò che trovo più appassionante nella mia attività è l’esplorare con occhi curiosi un mondo diverso. Ogni volta che piantiamo un nuovo seme in un Paese africano coinvolgendo un nuovo gruppo di insegnanti, vivo un’esperienza unica e stimolante. Mi gratifica ritrovare la mia passione per l’educazione ogni volta che interagisco con un insegnante a livello locale per confrontarci sulla scelta di un determinato materiale per una lezione o fornire consigli su come contestualizzare un particolare fenomeno STEM.
Amo motivare gli insegnanti a tirare fuori il meglio di sé, trasmettendo energia positiva e contribuendo a rompere il rischio di una monotonia nello svolgere il loro lavoro. Il contatto umano è prezioso, imparare dagli insegnanti durante i SeeedScience Club è entusiasmante. Vedere come riescono a trasformare concetti complessi delle materie STEM in attività didattiche sorprendenti con materiali basilari è un’esperienza che rende anche me una studentessa, desiderosa di voler fare parte di quel processo di apprendimento.
Essere parte di SeedScience significa contribuire attivamente a un movimento globale per promuovere un’educazione scientifica sostenibile sia in termini di materiali utilizzati che di coinvolgimento offerto nelle comunità meno servite. Questa esperienza offre la possibilità tangibile di influenzare positivamente il progresso di queste comunità, rispettando e proteggendo il loro ecosistema e la biodiversità.
Foto di Eliya Lawrence Uzia Foto di Benedetta Di Ruggiero Foto di Eliya Lawrence Uzia Foto di Eliya Lawrence Uzia
Perché suggeriresti questa esperienza ai giovani?
- Questa esperienza offre la possibilità di vedere direttamente l’effetto positivo della metodologia SeedScience sugli insegnanti e gli studenti. È una connessione tangibile con il cambiamento che cerchiamo di apportare.
- Collaborare con insegnanti locali, affrontare sfide educative uniche e adattarsi a nuovi contesti rappresenta un’opportunità significativa per la crescita personale. Si impara a navigare tra diverse culture e lingue, arricchendo le competenze interculturali relazionali.
- Se credete nel diritto all’istruzione di tutti nel mondo e in una didattica centrata sullo studente, questa è un’esperienza da fare.
Con la tua associazione lavori con le scuole? Che cosa fate con i giovani?
SeedScience non solo collabora attivamente con le scuole in diverse regioni del continente africano, ma si impegna anche a stimolare la curiosità degli studenti qui in Italia. In particolare, ci focalizziamo sul coinvolgimento diretto degli studenti nello sviluppo di progetti creativi e significativi, creando un legame autentico con le realtà locali africane. Questo connubio promuove un dialogo costruttivo in cui entrambe le parti imparano reciprocamente.
Un momento significativo di questo scambio educativo è stato il nostro coinvolgimento al Maker Fair di Roma, dove abbiamo accolto numerose scuole provenienti da tutta Italia. Attraverso un’entusiasmante attività di escape room, li abbiamo catapultati in una realtà tanzaniana. Utilizzando indovinelli e indizi, abbiamo illustrato le osservazioni, le cause, gli effetti e le soluzioni relative alla conservazione della biodiversità e alle azioni per mitigare il cambiamento climatico. In questo modo, miriamo non solo a sensibilizzare gli studenti, ma anche a incoraggiarli ad adottare comportamenti responsabili per contribuire a fronteggiare le sfide ambientali. È importante sottolineare che queste sfide non sono distanti o irrilevanti, ma sono più connesse di quanto possano immaginare, poiché le azioni che intraprendiamo localmente possono avere impatti globali e viceversa.