A causa del riscaldamento globale, entro il 2100 buona parte delle coste italiane rischia di essere sommersa dal mare: secondo le proiezioni dell’ENEA, il suo livello potrà innalzarsi di oltre 1 metro.
Per evitare conseguenze disastrose, occorre prima di tutto potenziare le opere di difesa dall’erosione costiera.
Uno dei principali fenomeni associati al cambiamento climatico causato dal riscaldamento globale (global warming) è l’innalzamento del livello dei mari. L’incremento della temperatura media globale, infatti, ha due conseguenze importanti: la dilatazione termica dell’acqua marina – e quindi il suo aumento di volume – e un nuovo apporto di acqua liquida, per la fusione dei ghiacciai continentali, in particolare di quelli di Antartide e Groenlandia.
Dal 1880 a oggi il livello del mare è cresciuto di oltre 20 centimetri, con un incremento medio annuo di 1,8 millimetri, che nel 2018 ha raggiunto 3,3 millimetri.
Secondo le stime dell’IPCC, l’organismo delle Nazioni Unite che studia il cambiamento climatico, alla fine di questo secolo l’innalzamento dei mari potrebbe raggiungere e superare 1 metro. Questo valore dipenderà anche dal contributo di fattori che possono accelerare il riscaldamento atmosferico: per esempio lo scioglimento del permafrost, che libera enormi quantità di gas serra, e la riduzione della calotta artica, la cui superficie bianca riflette nello spazio una quota significativa di radiazione solare.
L’innalzamento del livello dei mari ha come conseguenze l’aggravarsi dell’erosione costiera e le inondazioni, con la perdita di vite umane, vasti territori e ingenti danni economici. A livello globale, le aree costiere più vulnerabili sono quelle più densamente popolate: tra alcuni decenni, la popolazione delle coste di Cina, Bangladesh, India, Indonesia e Vietnam, ma anche della costa atlantica dell’America settentrionale, potrebbe essere costretta a un autentico esodo verso l’entroterra.
La situazione nel Mediterraneo
Secondo le proiezioni dell’ENEA, agenzia nazionale che si occupa di energia e ambiente, entro il 2100 il mar Mediterraneo si innalzerà fra 0,94 e 1,035 metri, con un picco di 1,4 metri nell’alto Adriatico, dove la costa è anche soggetta a un fenomeno di abbassamento. Inoltre, in occasione di eventi meteorologici estremi, la coesistenza di bassa pressione, venti di scirocco e moto ondoso potrà determinare un ulteriore incremento di circa 1 metro.
Ciò significa che in futuro nemmeno il MOSE potrà proteggere Venezia: questo sistema di difese mobili della laguna veneta, infatti, è stato progettato per difendere la città da un innalzamento del mare di 60 centimetri e da “acque alte” al massimo di 3 metri.
Le coste italiane a rischio
L’ENEA stima che entro fine secolo, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento, in Italia verranno sommersi circa 5500 kilometri quadrati di territorio costiero, una superficie paragonabile a quella della Liguria. In termini economici, saranno le spiagge e i porti a subire i danni maggiori: ben 385 km di coste rischiano di sparire e molte dighe foranee dovranno essere ristrutturate a causa dell’erosione marina.
Il rischio di inondazioni riguarda tutte le regioni italiane bagnate dal mare, per un totale di 40 aree costiere. Tra le zone a rischio mappate dall’ENEA compaiono: l’alto Adriatico; la foce del Pescara, in Abruzzo; Lesina e Taranto, in Puglia; ampi tratti di Versilia, Cecina, Follonica e Piombino, in Toscana; la piana di Fondi, nel Lazio; l’area di Cagliari, in Sardegna.
La difesa dall’erosione costiera
Di fronte a questo scenario, sorge spontanea la domanda: come possiamo evitare, o quanto meno limitare, la perdita di tutte queste fasce costiere?
Senza dubbio, la lotta contro il riscaldamento globale deve diventare sempre più concreta, ma nel frattempo è necessario rallentare e contenere gli effetti dell’innalzamento del mare.
In particolare, bisogna predisporre nuove strutture difensive lungo le coste: dighe, come mostra l’esperienza secolare degli olandesi, strutture più alte e resistenti nei porti e scogliere artificiali per frenare l’erosione lungo le coste basse. Altri interventi prevedono il ripascimento delle spiagge, cioè la loro ricostituzione tramite l’aggiunta di sabbia, e l’innalzamento artificiale del suolo, dove le condizioni ambientali ed economiche lo permettono.
FARE GEO
- Osserva la mappa delle aree a rischio inondazioni in Italia: qual è quella a maggior rischio e con che colore è indicata? di quanti metri potrà innalzarsi il livello del mare in quest’area entro il 2100?
- Dopo esserti confrontato con i compagni, elenca le conseguenze che un innalzamento del mare di oltre 1 metro potrebbe avere sugli abitanti delle fasce costiere italiane.
- Documentati su Internet e individua le aree geografiche nel mondo che rischiano di scomparire a causa dell’innalzamento del mare.
- Con i tuoi compagni, utilizza lo strumento Sea Level Rise Viewer per simulare ciò che potrebbe accadere in futuro alle coste degli Stati Uniti a causa dell’innalzamento del mare.