Atlarte, percorsi di Geografia e Arte: Hadleigh Castle di Constable

Atlarte, percorsi di Geografia e Arte: Hadleigh Castle di Constable

Proseguiamo il nostro viaggio interdisciplinare tra geografia e arte: dopo gli itinerari nella Provenza di Van Gogh e Cézanne, e l’esplorazione della Valnerina di Leonardo, questa volta  ci spostiamo in Inghilterra al seguito del genio artistico di John Constable, uno dei massimi interpreti del paesaggio romantico.

 

John Constable (1776-1837), attento osservatore della natura e dei fenomeni atmosferici e geologici, rappresentò in molte opere e bozzetti la campagna inglese dove era nato, luoghi che per tutto il corso della sua vita furono oggetto di studio e fonte di ispirazione. I soggetti preferiti dall’artista furono i paesaggi del Suffolk e dell’Essex solcati da canali e fiumi, costellati da stagni e acquitrini che rispecchiano il capriccioso movimento delle nubi, nel veloce alternarsi di condizioni atmosferiche così tipico del clima britannico. Le nubi in particolare, osservate e ritratte en plein air con un’infinità di schizzi, diventarono per Constable una specie di ossessione, il simbolo inafferrabile del perenne dinamismo della natura.

 

Scienza e poesia – La natura negli occhi dell’artista

Possiamo osservare le caratteristiche essenziali della pittura di Constable nel suo capolavoro Hadleigh Castle, The Mouth of the Thames Morning After a Stormy Night (1829).

Questa monumentale opera rappresenta l’area settentrionale dell’estuario del Tamigi, in Inghilterra, dove sorgono i ruderi del castello di Hadleigh, fondato nel XIII secolo. Da questa posizione leggermente elevata lo sguardo può spaziare fino all’orizzonte, dove le acque del fiume e del mare si mescolano.

 

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John Constable, Hadleigh Castle, The Mouth of the Thames Morning After a Stormy Night (1829, olio su tela, Yale Center for British Art, New Haven, USA). © Wikimedia Commons

 

Nella parte centrale del quadro, sulla destra, una striscia piatta di terra viene ricoperta dal gioco alternato delle maree, e in un nuovo mattino luccica per il sole che filtra tra le nubi dopo il furore di una tempesta notturna.

Proprio questa striscia centrale è il fulcro del dipinto: al di sopra di essa si elevano nubi minacciose; al di sotto la vegetazione composta da alberi e cespugli forma una quinta diagonale che sembra rispecchiare i cumuli soprastanti gonfi di pioggia, in un gioco di raffinate simmetrie e di rimandi formali. Le torri diroccate a sinistra aggiungono spessore e densità in una composizione che guida sempre lo sguardo dell’osservatore dove brillano le acque.

Il dipinto di Constable non è un bozzetto improvvisato, ma il risultato di molte osservazioni e di riflessioni sulla natura, sulla genesi e sulle cause delle trasformazioni della Terra.

Non c’è nulla di stabile nel paesaggio di Constable: il castello si è sgretolato per l’azione degli agenti atmosferici; le nubi, generate dall’evaporazione e mosse dai venti, scaricano la pioggia sulla superficie terrestre; il mare, il fiume, la terra ricevono queste acque e le rimandano nell’atmosfera grazie all’azione del Sole. Il piccolo personaggio vestito di rosso in basso a sinistra è l’osservatore di questo movimento; tutto si muove e si trasforma, e il suo destino individuale è come assorbito da questo ciclo senza fine.

 

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Particolari del dipinto di Constable: le rovine del castello con la figura umana (a sinistra); le nubi con il gioco atmosferico di luci (a destra). © Wikimedia Commons

 

Ieri e oggi – Hadleigh Castle, il regno mutevole delle nuvole

Hadleigh Castle sorge su un’altura vicino all’estuario del Tamigi, nella contea di Essex. Fu eretto nel 1215 dal conte Huberth de Burgh durante il regno di Enrico III. Il castello, divenuto successivamente proprietà reale, venne ingrandito, perché situato in una zona strategica: la sua posizione infatti era considerata fondamentale per la difesa dell’Inghilterra da eventuali invasioni straniere; il territorio circostante fu adibito a riserva di caccia. Il periodo di massimo splendore per il castello fu il XIV secolo, quando il re Edoardo III ne fece meta di suoi frequenti soggiorni. Alla metà del Cinquecento il castello era irrimediabilmente danneggiato da fenomeni di subsidenza (sprofondamento del terreno) e venne venduto a un nobile che decise di smantellarlo quasi completamente.

Le rovine del castello sono attualmente proprietà di English Heritage, un ente che si occupa della valorizzazione e della conservazione di circa 400 siti storici inglesi, e si possono visitare a pagamento. Una fattoria didattica gestita dall’Esercito della Salvezza si estende intorno alla collina: le attività agricole, condotte con sistemi rispettosi dell’ambiente, hanno consentito di conservare il luogo con cura.

 

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Le rovine di Hadleigh Castle, nei pressi dell’estuario del Tamigi (contea di Essex). © Edward Clack

 

L’area di Hadleigh Castle e della vicina località di Southend-on-Sea si caratterizza per un’alta piovosità e per un basso numero di ore quotidiane di sole (si registra una media di solo due ore!).

Come aveva perfettamente compreso Constable, artista appassionato di Filosofia naturale (oggi si direbbe di Scienze della natura), l’estuario del Tamigi con le sue nebbie, le maree, i venti impetuosi e l’alta piovosità è come un laboratorio fisico e climatico.

Anche Joseph Conrad non sfuggì al grande fascino di questi luoghi: l’estuario era per lui come un angolo di wilderness a poca distanza da Londra, e vi ambientò l’inizio di Cuore di Tenebra, quella notte di nebbia nei meandri del Tamigi in cui il marinaio Marlow, iniziando a narrare il suo viaggio verso il centro misterioso dell’Africa, fa provare a ogni lettore il brivido di un oscuro presagio.

 

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Uno scorcio delle rovine di Hadleigh Castle, immerse nella campagna dell’Essex

 

Per approfondire. Constable e la scienza

Constable visitò Hadleigh Castle nel 1814 e rimase colpito dalle rovine e dal paesaggio circostante. Rappresentò il luogo con un disegno da cui poi ricavò dieci schizzi a olio. Infine, nel 1829, presentò in pubblico il dipinto definitivo, che fu molto lodato dai contemporanei.

 

Non solo un dipinto biografico

Hadleigh Castle non è semplicemente una rappresentazione efficace della vertigine che può cogliere uno spettatore di fronte all’immensità del paesaggio, e non può essere soltanto una meditazione sulla transitorietà del reale e sulla fragilità dell’esistenza. Molti critici hanno sottolineato la possibile connessione tra la cupa raffigurazione del paesaggio di Hadleigh Castle e lo stato di prostrazione che stava attraversando il pittore nel 1829 per la recente scomparsa dell’amatissima moglie. Ma questa lettura puramente biografica non rende pienamente giustizia al valore del dipinto. L’opera, per le modalità con cui vengono raffigurati gli scambi di materia ed energia tra atmosfera, idrosfera e geosfera, appare come un vero e proprio manifesto delle conoscenze scientifiche del primo Ottocento.

 

La geologia: una Terra in perenne movimento

Constable era un appassionato cultore delle Scienze naturali, ed era pienamente informato sui progressi della geologia e della meteorologia, due discipline che, proprio grazie a studiosi inglesi, avevano compiuto in quegli anni un avanzamento decisivo. Nel 1788 fu pubblicata la fondamentale opera di James Hutton Theory of the Earth, dove si postulava che “la natura non è mai in uno stato di quiescenza, ma è sempre in movimento”.

Questa affermazione metteva in discussione l’idea che la Terra non fosse mai cambiata dal momento in cui il Creatore l’aveva plasmata, o che i suoi cambiamenti avvenissero solo a causa di catastrofi, affermando che esiste invece una continua evoluzione nella morfologia terrestre. Ulteriori ricerche portarono poi il geologo Charles Lyell a pubblicare tra il 1830 e il 1833 la monumentale opera in tre volumi Principles of Geology, in cui si sosteneva che la Terra fosse in continua evoluzione e si innalzasse per le forze di tipo endogeno; allo stesso tempo vi si riconosceva l’azione modellatrice degli agenti esogeni, un processo in cui le precipitazioni avevano un ruolo importante.

 

La meteorologia: «l’uomo delle nubi»

Nel campo della meteorologia si deve ricordare il lavoro fondamentale condotto da Luke Howard, un padre della meteorologia che già nel Settecento, nel grande fervore del clima culturale illuministico, aveva condotto pionieristiche osservazioni sulla forma delle nubi e introdotto la classificazione che – a grandi linee – ancora oggi è in uso. I meteorologi dell’inizio dell’Ottocento si formarono l’idea che le nubi forniscano precise indicazioni sui movimenti dell’atmosfera e che la loro forma e il loro movimenti siano anche determinati dalla morfologia del terreno sottostante. Howard tra l’altro fu autore di incisioni e rappresentazioni grafiche delle nubi che esercitarono un grande influsso sulla pittura del suo tempo.

Anche Constable subì la fascinazione degli studi meteorologici, e svolse una serie di osservazioni in aperta campagna nella località di Hampstead Heath tra il 1821 e il 1822; un gran numero di schizzi a olio sono la testimonianza di questo lavoro, che portò il pittore a definire sé stesso «l’uomo delle nubi».

 

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John Constable, Hampstead Heath, with Pond and Bather (1821, bozzetto a olio) © Wikimedia Commons

 

L’elettricità: l’energia che anima la materia

Gli studi sul magnetismo e sull’elettricità atmosferica condotti in tutta Europa diedero infine a Constable e ai suoi contemporanei l’impressione di avere individuato un elemento unificante, il motore dell’energia che attraversa e plasma tutta la materia. Se pensiamo a capolavori letterari come Frankenstein di Mary Shelley (pubblicato nel 1818) abbiamo la misura dell’interesse che gli intellettuali dell’epoca nutrirono per i fenomeni generati dall’elettricità. Questa energia che fluisce tra gli oggetti e al loro interno si nota in Hadleigh Castle nella porzione centrale del dipinto, dove alcune macchie di luce sembrano manifestazioni del ‘fluido elettrico’ individuato dagli scienziati dell’epoca.

Si può comprendere quindi la celebre affermazione che Constable fece nel 1836:

«La pittura è una scienza e andrebbe perseguita come un’indagine secondo le leggi della natura. Perché, dunque, non potrebbe un paesaggio essere considerato come una branca della filosofia della natura, i cui dipinti non sono altro che esperimenti?»

 

ATTIVITÀ

  • Seguendo l’analisi del dipinto Hadleigh Castle di Constable, quali elementi stilistici o scientifici ti hanno colpito maggiormente?
  • Confrontando le fotografie della campagna dell’Essex con il quadro di Constable, puoi rilevare cambiamenti sostanziali o registri piuttosto una continuità paesaggistica nel tempo?
  • Utilizzando Google Maps individua la posizione geografica dei paesaggi rurali raffigurati da Constable e presentati in questo articolo.

 

 

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