Proseguiamo la serie di contributi di geopolitica proposti da geografi specialisti. Oggi andremo alla radice della geopolitica e scopriremo l’obiettivo di questa disciplina e la sua metodologia. L’articolo è a cura del Prof. Edoardo Boria, ordinario di geografia politica all’Università di Roma La Sapienza e coordinatore del Gruppo di lavoro sulla geopolitica di AGEI (Associazione dei Geografi Italiani).
La geografia dei poteri
Ogni territorio è posto sotto il controllo di un potere politico, in genere uno Stato. Ma che cosa succede quando il controllo si attenua o viene addirittura a mancare, per esempio per implosione interna come nel caso dell’Unione Sovietica? Normalmente nasce una competizione per acquisire lo spazio lasciato libero. In altre parole, se in una certa area dovesse venire meno il soggetto politico dominante, quel soggetto verrà, prima o poi, rimpiazzato da un altro potere.
In un certo senso, in politica i vuoti di potere non esistono e ogni luogo ha un potere che lo domina. Questa premessa consente di procedere nell’analisi della politica in modo alternativo a quanto comunemente si fa concentrando l’attenzione sui singoli attori politici. Si può, invece, studiare in prima battuta lo spazio politico e da lì risalire agli attori politici che lo animano. Ciò significa concentrarsi sui luoghi e chiedersi chi vi esercita il potere. Potrà trattarsi di un unico soggetto dominante oppure essere una coabitazione tra più poteri. Potrà essere un potere storicamente radicato in quel luogo oppure uno che vi si è insediato da poco. In ogni caso, l’osservazione attenta e mirata di quel luogo ce lo dirà.
Questa è la logica su cui si fonda la geopolitica, che non guarda solamente ai soggetti politici, guidati da esseri umani per definizione volubili e capricciosi, ma si rivolge in prima battuta al quadro geografico, molto più stabile e affidabile. Sarà l’analisi politica dei luoghi che svelerà il potere che li controlla o i poteri che se li contendono, non il contrario.
Quali luoghi?
Ovviamente, non esistono solo i luoghi sulla superficie terrestre. Ci sono quelli in mare, quelli nello spazio celeste e quelli in spazi astratti quali il cyberspazio. Ma la domanda rimane sempre la stessa: chi esercita la supremazia in un quel luogo? E lo fa in esclusiva o compete con altri poteri?
Procedere individuando la geografia dei poteri permette, tra l’altro, di cogliere e valutare l’enorme differenza di valore tra i luoghi. Le città di La Mecca e Medina possiedono un valore enormemente superiore a qualsiasi altro centro abitato della penisola arabica in quanto sono considerate sante e attraggono milioni di pellegrini. Così come, per restare alla stessa regione, il bacino petrolifero di Safaniya vale molto di più di altri luoghi perché detiene enormi riserve di petrolio.
Riflettere sul valore politico dei luoghi è utile perché permette anche di valutare il peso del soggetto di potere che lo detiene. I tre luoghi appena citati ricadono sotto il controllo dell’Arabia Saudita, e contribuiscono in maniera decisiva a fare di quel Paese un attore primario della politica internazionale.
Il valore geopolitico di un luogo, inoltre, non è dato solamente da ciò che è presente sul posto, ma anche dalla rete di relazioni che quel luogo è stato in grado di sviluppare. Un hub delle comunicazioni quale l’aeroporto di Francoforte sul Meno o centri mercantili come Singapore o Shanghai devono la loro importanza alle relazioni con luoghi lontani.
L’analisi dello spazio geografico
Nella sua analisi, la geopolitica si serve di altre discipline, tra cui la storia, l’economia, la geografia, la sociologia e la politologia. Non si limita però ad assemblare i risultati di questi saperi per ottenere un quadro generale della situazione.
La geopolitica mira a produrre un ragionamento più raffinato facendo dialogare quei saperi, e lo fa seguendo un metodo ripreso dalla sua fondamentale radice geografica, che prima individua sulla carta singole aree omogenee al loro interno e poi ne studia le interdipendenze secondo il principio che “tutto è collegato con tutto ma le cose vicine sono più collegate tra loro di quelle lontane”.
Ne risulta una rivalutazione complessiva del quadro geografico entro cui si svolge la politica, soprattutto quella internazionale.
Il dato culturale
La realtà geografica non segna certamente un destino, ma circoscrive i margini dell’azione. Il ruolo del fattore geografico non deve però essere assunto in senso assoluto, ma in base agli specifici codici culturali delle diverse popolazioni, perché la realtà geografica non è uguale per tutti ma va interpretata. Come una foresta non è lo stesso habitat per tutti ma viene concepita in modo differente a seconda che si sia boscaiolo o cacciatore, cervo o lucertola, pur trattandosi sempre della stessa foresta, ugualmente ogni elemento geopolitico avrà un significato diverso a seconda delle condizioni e della cultura delle diverse popolazioni.
Per esempio, la rigidità di un confine dipende molto spesso dal lato in cui mi trovo: se sono in Messico sarà per me arduo entrare negli Stati Uniti, ma se mi trovo già qui oltrepassarlo in direzione inversa non presenterà problemi. La stessa cosa vale quando si tratta di attribuire significati ai luoghi: nell’immaginario di un credente di fede musulmana, ebraica e cristiana, Gerusalemme è un riferimento di enorme importanza perché in quel luogo si sono svolti episodi decisivi per la storia delle loro religioni. Invece, per laici e fedeli di altre religioni, quel luogo non ha alcun particolare significato.
Edoardo Boria
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I contributi sono stati scritti da un team di specialisti di geopolitica dell’Associazione dei Geografi Italiani (AGEI), coordinati dal Prof. Edoardo Boria, ordinario di geografia politica all’Università di Roma La Sapienza.
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