Città e acqua

Città e acqua

Le città hanno un ruolo strategico per l’adattamento al cambiamento climatico. Attraverso l’analisi delle problematiche più sensibili del contesto urbano, affrontiamo alcuni aspetti legati alle città di oggi in una prospettiva di sostenibilità ambientale, economica e sociale: dopo l’approvvigionamento energetico e la mobilità, approfondiamo il tema della gestione delle acque.

Da sempre l’uomo ha cercato l’acqua per fondare le città. Il rapporto tra acqua e città non è però un rapporto semplice: l’acqua ha bisogno di sistemi complessi per arrivare nelle case, va considerata quando si progettano strade ed edifici, e la maggior parte di quella utilizzata in città normalmente non è visibile. L’acqua in città comporta diversi benefici: primo fra tutti l’approvvigionamento di acqua potabile e per uso domestico, ma anche la riduzione di isole di calore e il mantenimento degli ecosistemi. Può però diventare facilmente un pericolo se non rispettata, soprattutto con l’inasprirsi dei cambiamenti climatici, causando per esempio inondazioni e allagamenti. Per comprendere la stretta relazione tra città e acqua è quindi importante analizzare la gestione urbana della risorsa idrica (sotterranea e superficiale) e il suo ruolo nella creazione di ambienti urbani più resilienti.

Come è cambiata la distribuzione delle acque in città

I monumentali acquedotti sparsi in mezza Europa sono uno dei lasciti più imponenti e sorprendenti dell’Impero romano. A Roma le acque del Tevere e delle sorgenti all’interno della città erano inquinate e malsane, e non potevano essere utilizzate. Gli acquedotti servirono quindi a rifornire i centri abitati di acqua pulita proveniente dalle sorgenti circostanti.

L’acqua veniva incanalata da una sorgente posta più in alto della città e per gravità percorreva il canale scavato nella parte superiore dell’acquedotto. Una volta in città, veniva raccolta in grandi piscine o serbatoi per poi essere utilizzata dai cittadini, oppure riforniva direttamente terme, fontane o abitazioni private.

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L’acquedotto romano fiancheggia la Plaza del Azoguejo e il centro storico di Segovia, in Spagna.

In epoca moderna questo sistema non è stato più sufficiente a soddisfare la domanda idrica crescente dovuta all’ampliamento progressivo delle città; ha posto inoltre problemi di salute pubblica dovuti all’esposizione ad agenti esterni. Come alternativa si è passati al trasporto dell’acqua in tubi chiusi, una tecnologia che ha permesso una maggiore salubrità dell’acqua utilizzata. Inoltre, aumentando la pressione all’interno dei tubi, si è potuto distribuire l’acqua in ogni casa o edificio attraverso rubinetti o docce.

Nel tempo, quindi, per quanto siano stati ancora utilizzati sistemi simili a quelli degli acquedotti romani, ci si è spostati sempre più verso un sistema di approvvigionamento delle città e distribuzione all’interno di esse tramite una fitta rete di tubature in pressione.

La distribuzione idrica nelle città contemporanee

Il sistema attuale di distribuzione delle acque in un contesto urbano funziona generalmente così:

  • la città è collegata da una rete di tubi in cui circola acqua;
  • il sistema di tubi è collegato a delle torri che raccolgono l’acqua (le “torri dell’acqua”) e permettono di mantenere l’acqua in pressione: in questo modo l’acqua viaggia anche dal basso verso l’alto, all’interno di case o edifici;
Schema di distribuzione dell’acqua urbana attraverso la rete di tubi e la torre idrica.

Il sistema può essere alimentato da acque superficiali, come sorgenti o laghi, e da acque sotterranee. In alcuni casi l’acqua nelle città viene ancora trasportata tramite acquedotti simili per concetto o realizzazione a quelli di epoca romana. Per esempio, la Roma attuale fa maggiore utilizzo delle acque superficiali (soprattutto il Lago di Bracciano), mentre Milano fa maggior uso delle acque sotterranee.

Acque sotterranee: la fonte invisibile

Quando pensiamo all’acqua che esce dal rubinetto di casa nostra, probabilmente ci immaginiamo un flusso d’acqua proveniente da fiumi o sorgenti. Anche le pubblicità delle acque in bottiglia ci mostrano montagne e cascate. In realtà, però, è molto più probabile che l’acqua domestica e quella che finisce imbottigliata provengano entrambe dal sottosuolo.

Quando piove, l’acqua che arriva sul terreno raggiunge per ruscellamento le acque superficiali (laghi e fiumi), ma una parte si infiltra nel terreno. Qui può essere utilizzata dalla vegetazione o evaporare e tornare in atmosfera, ma può anche infiltrarsi in profondità, fino a raggiungere una porzione di terreno satura d’acqua, cioè la cosiddetta acqua di falda o acqua sotterranea. I corpi idrici sotterranei vengono chiamati acquiferi. Possono anche esistere degli acquiferi “confinati” o “profondi”, cioè separati dal terreno soprastante da uno strato impermeabile (di solito di argilla, materiale molto poco permeabile). 

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Approvvigionamento idrico urbano dalla falda acquifera sotterranea.

Una fonte idrica vantaggiosa e indispensabile

Le acque sotterranee hanno un grande pregio. Storicamente gli scarichi delle fabbriche o delle fogne venivano riversati nei fiumi o laghi, e questo li ha resi più inquinati. Le falde acquifere, nonostante spesso scambino acqua con fiumi e laghi, sono rimaste per lungo tempo meno inquinate, o comunque utilizzabili per scopi domestici. Perciò sono state sempre più sfruttate per rifornire le città di acqua pulita. L’estrazione avviene utilizzando i pozzi: un tempo per estrarre l’acqua si usavano carrucole e secchi, ora si utilizzano delle pompe collegate a tubi.

Le acque sotterranee costituiscono la più importante fonte di acqua dolce accessibile per l’umanità: lo sostiene l’International Water Management Institute (IWMI), un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che effettua ricerche sulla gestione dell’acqua nel mondo. Nei secoli abbiamo imparato a estrarla meglio, ma abbiamo spesso compromesso interi acquiferi a causa dell’inquinamento o del sovrasfruttamento. Essere consapevoli dell’importanza di questa fonte potrà permettere di rispettarla maggiormente.

L’European Environmental Agency ha stimato che circa il 65% delle forniture idriche per gli utilizzi domestici proviene dalle acque sotterranee. In Italia, secondo il Dossier di Legambiente, le acque sotterranee coprono l’85% dell’acqua utilizzata a scopo civile.

Fonti del prelievo idrico per uso civile in Italia (Fonte: elaborazione Legambiente su dati ISPRA 2018)

Acque superficiali: un’interazione complessa

I fiumi e i laghi hanno costituito da sempre un luogo privilegiato per la fondazione e la crescita di città. Hanno permesso l’approvvigionamento diretto di acqua pulita, accessi al mare e collegamenti grazie agli spostamenti navali, lo sviluppo di industrie con necessità di grandi volumi d’acqua.

La convivenza dell’umanità con questi corpi idrici non è esente da rischi. Nella storia e nel recente contesto dei cambiamenti climatici, la presenza di acqua in città può essere associata anche a disagi e disastri. In Italia si sono verificate alluvioni storiche e catastrofiche (Polesine 1951, Firenze 1966, Sarno 1998, solo per citare le più rilevanti), e ogni anno se ne verificano di nuove, con impatti variabili. Legambiente ha mappato questi eventi dal 2010, insieme ad altri eventi estremi, come frane, trombe d’aria e altro.

I danni delle alluvioni

Le alluvioni avvengono quando il fiume aumenta di volume ed esce dai confini usuali irrompendo in zone abitate (si parla in questo caso di esondazione). Si verificano generalmente in conseguenza di una pioggia molto intensa e prolungata a monte della città. Se le piogge avvengono direttamente in città, si possono verificare allagamenti: l’acqua si accumula, creando torrenti nelle vie cittadine. Spesso questo fenomeno si verifica perché la conformazione cittadina con un groviglio di strade asfaltate e poche aree verdi non permette un buon deflusso di acqua verso i fiumi o una naturale infiltrazione verso le acque sotterranee.

A livello mondiale, alluvioni e allagamenti causano un grande numero di vittime confrontandole con altri eventi naturali, e danni ingenti in termini economici, poiché spesso danneggiano le strutture degli edifici e interi quartieri cittadini.

Per evitare questi disastri, è necessario regolamentare l’edificazione in prossimità dei corpi idrici, identificando le aree a rischio in cui evitare la costruzione e introducendo un sistema di allerta nel caso siano già presenti abitazioni. L’Italia ha già delle norme in materia e sta testando sistemi di allerta. Come segno di cittadinanza consapevole, è sempre bene conoscere la storia del territorio in cui si vive e agire di conseguenza riguardo l’occupazione e lo sfruttamento delle risorse.

Esistono poi altre soluzioni: ri-permeabilizzare il suolo cittadino in alcune aree rimuovendo l’asfalto, creare zone di accumulo per le precipitazioni sparse per la città, ri-naturalizzare i letti dei fiumi.

La convivenza tra città e acqua, alcuni esempi

Genova

A Genova e in Liguria si è diffusa negli anni la tombatura, una pratica legata in tutto il mondo alla crescita dell’urbanizzazione. Consiste nel ricoprire i fiumi e i torrenti con asfalto, lasciandoli quindi scorrere sotto il livello delle strade. Non tutto il fiume viene coperto, ma solo i tratti in corrispondenza delle città.

In questo modo, però, il fiume a monte della città può aumentare di volume in seguito a precipitazioni elevate e diventare più grande del tunnel di cemento in cui è stato incanalato, rompendo le mura e creando crepe nelle strade.

La Liguria è una regione ad alto rischio idrogeologico e questi interventi hanno aumentato le possibilità di danni alle città, amplificando gli impatti di piogge anche non estreme. Il torrente Bisagno, in particolare, è stato coperto già negli anni Trenta, sottostimando la portata che il torrente avrebbe potuto avere. Durante l’alluvione di Genova del 1970 la portata del Bisagno era quasi due volte quella prevista nel progetto di copertura. Questo ha causato enormi disastri in città e 35 vittime.

Le tecniche di stima delle portate di piena dei fiumi si sono notevolmente evolute rispetto ad allora, ma è ancora oggi necessario agire con un buon margine di precauzione quando ci si confronta con le forze imprevedibili della natura, avendo cura di lasciare loro lo spazio di cui i corsi d’acqua cittadini hanno bisogno.

L’esondazione del Bisagno in occasione dell’alluvione di Genova del 9 e 10 ottobre 2014

Malmö

Ogni città svedese deve redigere un master plan per la gestione dell’acqua piovana e reflua, ma Malmö è diventata un caso di studio per aver introdotto sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS, Sustainable Urban Drainage Systems). Si tratta di sistemi che sfruttano tipologie di gestione dell’acqua piovana tipiche degli ambienti naturali: l’infiltrazione nel terreno, il drenaggio lento, la ritenzione in stagni e zone umide. 

Le sperimentazioni sono partite nel 1990 con la creazione del bacino di ritenzione “Toftanäs Wetland Park”: un parco con al suo interno una zona umida, adatta a raccogliere le acque reflue e far fronte ai ricorrenti episodi di inondazioni e alluvioni. L’esperienza positiva di questo primo esempio spinse dunque i diversi dipartimenti delle istituzioni pubbliche a collaborare, fino alla stesura di un programma basato sui seguenti principi:

  1. Il sistema di drenaggio sostenibile deve essere integrato già nel piano urbanistico, e deve prevedere corridoi di drenaggio aperti, su suolo pubblico, per dirottare i flussi dal sistema fognario.
  2. L’urbanizzazione non deve ostacolare il flusso naturale dell’acqua e deve prevedere l’elevazione dei blocchi edificati.
  3. Gli agenti inquinanti devono essere controllati alla fonte e/o filtrati lungo il percorso verso la raccolta delle acque.
  4. Le acque piovane e reflue devono essere considerate un elemento positivo per il disegno del paesaggio e la valorizzazione sociale dell’ambiente urbano.

La sperimentazione nel quartiere di Augustenborg

Uno degli interventi più riusciti è il progetto di rigenerazione “Eco-City” realizzato nel quartiere di Augustenborg, area periferica costruita negli anni ‘50 e dotata di un sistema di drenaggio dalla capienza insufficiente. La sfida fu quella di introdurre diverse tecniche di drenaggio in combinazione tra loro e integrate al quartiere esistente, come per esempio:

  • canali e ruscelli per il drenaggio;
  • bacini, laghetti, anfiteatri per la ritenzione;
  • giardino botanico pensile (tetti verdi);
  • parcheggi con pavimentazioni permeabili.

Questi interventi hanno  permesso la cessazione delle alluvioni nel quartiere, e hanno consentito alla città di essere più resiliente nei confronti di forti piogge, permettendo all’acqua di infiltrarsi più facilmente nel sottosuolo e di essere trattenuta dalle piante. Inoltre hanno rappresentato l’occasione per ampliare e migliorare gli spazi verdi urbani, fornendo ai cittadini spazi pubblici ricreativi ed educativi dall’alto valore estetico.

Fare Geo

Dividetevi in gruppi all’interno della classe, assegnando a ciascun gruppo una città italiana. Aiutandovi con una ricerca sul web, rispondete a queste domande:

  • Quali sono le principali fonti di approvvigionamento della città?
  • Sono sostenibili sul lungo periodo?
  • Ci sono dei periodi di siccità?
  • C’è l’acqua corrente?

Confrontate poi le risposte con ciò che succede nella vostra città. Quali somiglianze e quali differenze riscontrate?

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