Mentre i grandi del mondo si incontrano a Glasgow nell’ambito della COP26 per definire le azioni di contrasto al degrado ambientale e climatico, il settore del turismo mette in campo la sua strategia per limitare gli effetti del cambiamento climatico derivanti dai viaggi e dai soggiorni nei luoghi di villeggiatura. Con una dichiarazione formale, alcune importanti realtà del turismo responsabile si riuniscono attorno all’obiettivo globale di un modello di consumo più sostenibile.
Da Parigi a Glasgow: la sfida della COP26
Ancora non si sono spenti i riflettori sulla COP 26, l’incontro tra i leader mondiali tenuto in Scozia che ha il compito di fissare gli obiettivi e le azioni per porre un freno al cambiamento climatico, secondo le linee guida concordate dalla maggior parte dei Paesi nel 2015 alla Conferenza di Parigi. I negoziatori sono ancora impegnati in complesse trattative per tradurre in azioni concrete e in impegni stringenti le promesse più volte espresse nei summit internazionali.
La conferenza scozzese si svolge tra luci e ombre: i Paesi della Terra sono divisi sulle strategie da adottare per abbattere le emissioni ed evitare di superare le soglie critiche, soprattutto il temuto superamento di 1,5 gradi nella temperatura atmosferica media rispetto al 1990.
Alcuni grandi Paesi come Cina, India, Russia e Indonesia si sottraggono agli impegni o rimandano decisioni vincolanti per evitare il rallentamento delle proprie economie. I governi di piccoli Paesi insulari implorano la comunità internazionale di accelerare i tempi nella riduzione delle emissioni di gas serra per evitare l’innalzamento del livello del mare, che cancellerebbe per sempre molte isole e vasti territori costieri, dove si concentrano tra l’altro intensi flussi turistici.
La dichiarazione di Glasgow
Alcuni tra i maggiori enti e associazioni per la promozione del turismo sostenibile hanno approfittato dell’appuntamento di Glasgow per diffondere una dichiarazione che costituisce una novità significativa per la lotta contro il riscaldamento globale.
Una schiera di 300 stakeholder ha sottoscritto un impegno per ridurre del 50% le emissioni generate dal comparto turistico entro il 2030 attraverso azioni coordinate. Questa iniziativa si inserisce nel quadro delle proposte elaborate per raggiungere i goal dell’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 (consolidare modelli per la produzione e il consumo sostenibili).
Molti protagonisti importanti in diversi settori dell’economia (in modo particolare agricoltura, turismo, edilizia) si sono già consorziati in un network denominato One Planet. Si è così formato un vero e proprio movimento d’opinione e di pressione, composto da politici, manager, studiosi, attivisti di organizzazioni non governative, con l’obiettivo della Net Zero (ossia la neutralità per le emissioni di gas serra) entro il 2050.
Le iniziative proposte da questa alleanza per il clima si trovano al punto di incontro tra i progetti istituzionali, ispirati da governi e organizzazioni internazionali, e le azioni che provengono “dal basso”, da singoli soggetti che mostrano sensibilità e interesse nell’impegno per il clima.
Verso le emissioni zero
Con la Dichiarazione di Glasgow, gli operatori turistici riconoscono i gravi rischi per l’ambiente causati dalle esperienze di viaggio, di visita e di soggiorno. Secondo i dati consolidati del 2016 dell’UNWTO, Il settore turistico produce circa il 5% delle emissioni globali, ma se continuerà lo straordinario tasso di crescita dei decenni precedenti senza adottare provvedimenti in difesa dell’ambiente, potrebbe verificarsi una crescita delle emissioni di un ulteriore 25% entro il 2030.
Il movimento turistico non solo è responsabile del cambiamento climatico, ma ne è già oggi una vittima: recentemente la pandemia ha reso più evidente la connessione tra gli impatti sull’ambiente e i rischi per la salute umana.
L’impegno dei firmatari
Come si propongono di raggiungere il loro ambizioso obiettivo i firmatari della dichiarazione? Attraverso un impegno su cinque diversi filoni:
- Misurare: fornire all’intero settore turistico dei dati certificati, trasparenti e accessibili riconosciuti dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per valutare gli impatti ambientali.
- Decarbonizzare: fissare e rispettare impegni concreti, allineati con gli obiettivi posti a livello internazionale, per ridurre le emissioni di carbonio nel settore turistico.
- Rigenerare: ripristinare e proteggere gli ecosistemi, supportando la capacità della natura di assorbire carbonio, oltre a salvaguardare la biodiversità, la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento idrico. Sostenere le comunità locali colpite e a rischio nella costruzione della resilienza, nell’adattamento e nella risposta ai disastri.
- Collaborare: condividere e fare circolare le informazioni sui rischi per l’ambiente e sulle soluzioni più opportune, coinvolgendo tutte le parti interessate e gli utenti. Lavorare per garantire che i piani siano efficaci e coordinati.
- Finanziare: garantire che le risorse e le capacità organizzative siano sufficienti per raggiungere gli obiettivi stabiliti nei piani per il clima, compreso il finanziamento della formazione, della ricerca e dell’attuazione di efficaci strumenti fiscali e politici ove opportuno per accelerare la transizione.
Gli enti firmatari, inoltre, si sono impegnati entro 12 mesi a rendere pubblici i piani per abbattere le emissioni.
Uno sguardo ai firmatari. L’Italia in seconda fila?
Se scorriamo la lista dei firmatari, notiamo un’assoluta prevalenza di stakeholders del mondo occidentale, e in maggioranza di enti e associazioni dei Paesi anglosassoni. L’Europa è rappresentata da alcuni enti importanti come l’European Tourism Association AISBL (ETOA).
Hanno aderito numerose associazioni e network per il turismo sostenibile e responsabile e partecipano addirittura singoli resort, come Casal dei Fichi (che ha sede nelle Marche) o singole aziende di promozione turistica come Venezia Autentica. È invece sporadica l’adesione di enti governativi, come i ministeri e le Camere di Commercio. Si nota l’assenza di compagnie aeree e della maggior parte delle grandi catene alberghiere internazionali.
Per l’Italia è importante la firma di Mirabilia, una rete promossa da 17 Camere di Commercio per promuovere e sostenere il turismo di qualità legato alla conoscenza e alla visita di siti UNESCO.
Sicuramente ci si poteva attendere un impegno maggiore dall’Italia, che ha davanti a sé anni impegnativi non solo per la ripresa post-Covid ma anche per proporre un’immagine più attrattiva e più equa del proprio turismo.
Fare Geo
- La Dichiarazione di Glasgow è stata sottoscritta da 300 firmatari, tra enti, associazioni e operatori legati al settore del turismo. Dopo aver consultato la lista pubblicata sul sito del network One Planet, individuate una o più di queste realtà e raccogliete informazioni sulle iniziative concrete che hanno messo in atto per raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni e del miglioramento dell’ambiente.
- L’impegno verso la transizione ecologica e il contrasto al cambiamento climatico coinvolgono numerose aziende e organizzazioni di tutto il mondo. In occasione della COP26, il portale Global Climate Action ha pubblicato il monitoraggio delle iniziative per il clima. Nell’elenco dei Paesi, selezionate l’Italia e individuate gli enti e gli operatori che si occupano di turismo nelle vostra regione
- Sul sito del network Mirabilia, firmatario della Dichiarazione di Glasgow, sono riportate alcune destinazioni turistiche in Italia, scelte tra quelle meno note e inserite nell’elenco dei siti UNESCO. Seguendo l’impostazione del sito, proponete un itinerario turistico (meglio se all’interno del vostro territorio) in una presentazione multimediale (con immagini e video). Cercate di evidenziare e promuovere gli aspetti sostenibili dell’eperienza: modalità di trasporto green, efficienza energetica delle strutture ricettive, inviti alllo smaltimento intelligente dei rifiuti, sostegno alle tradizioni e alle comunità locali ecc…