Alta montagna, alcuni sciatori scendono da un pendio in cui la neve è ridotta a una stretta striscia, circondata dalla terra brulla. E ancora, impianti di risalita che sono uno sfregio nel corpo delle valli e dei monti, cannoni che sparano neve artificiale, rifugi che offrono comodità come alberghi stellati… I cambiamenti climatici e l’overtourism ci hanno abituato a scene come questa e ad altre ben più drammatiche. Ma quanto è giusto sacrificare l’ambiente montano all’industria dello sci e a un certo stile di divertimento? L’altra montagna, il libro edito da Altreconomia, presenta una panoramica di progetti di turismo responsabile in un contesto montano. Un’alternativa concreta fatta di basso impatto ambientale, lentezza, conoscenza e rispetto, per tornare a vivere la montagna non come parco giochi, ma come luogo in cui abitare, lavorare, esplorare.
L’impatto degli sport invernali
Mai come in queste ultime settimane la montagna è stata al centro del dibattito pubblico, in discussioni polarizzate su posizioni radicalmente diverse.
Esemplare è il caso della realizzazione di nuovi impianti per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026 che vede schierati da una parte gli organizzatori dell’evento, desiderosi di veder sorgere nuove e moderne strutture sportive, e dall’altra un’ampia parte degli abitanti del posto, che esprimono il loro disappunto verso progetti dal grande impatto ambientale e destinati a un utilizzo limitato nel tempo, senza duraturi effetti positivi sul territorio..
In questi giorni, inoltre, il ghiacciaio del Teodulo, presso il Cervino, viene aggredito da pale meccaniche che preparano lo svolgimento di una gara sciistica senza rispettare la naturale evoluzione del manto ghiacciato, già a rischio per la fusione accelerata degli ultimi anni.
A quale prezzo si potranno ancora praticare gli sport invernali? Per quanto tempo ancora si potranno sviluppare gli impianti sciistici, quando già tante località montane alle basse quote hanno dovuto rinunciare allo sci alpino per gli effetti già sensibili del riscaldamento globale?
Vivere la montagna in modo responsabile
Sul futuro della montagna, della sua economia, e sul rapporto spesso difficile tra le ragioni della sostenibilità e le ragioni dello sviluppo economico as usual si interrogano in molti, a partire dagli stessi valligiani. Eppure, al di là delle frizioni tra modelli diversi di sviluppo che a volte sembrano inconciliabili, sono proprio le genti di montagna a lavorare per un futuro compatibile, che possa allontanare i rischi della “monocoltura dello sci” che per decenni ha costituito lo schema dominante dello sviluppo turistico nelle Alpi.
Proprio in questi giorni è provvidenziale la pubblicazione del volume L’altra montagna, curato da Massimo Acanfora per Altreconomia editore. Il testo è una guida di turismo responsabile nelle terre alte, che ha l’ambizione di presentare in modo ampio e completo la gamma di luoghi ed esperienze sostenibili fioriti in Italia in tutte le aree montane, dall’Alto Adige alla Sicilia.
Con questa benemerita iniziativa, svolta con il sostegno dell’AITR (Associazione Italiana di Turismo Responsabile) e del CAI (Club Alpino Italiano), l’autore descrive e approfondisce molte tra le tante alternative che gli imprenditori turistici locali hanno ideato per costruire un futuro praticabile, anche nei contesti difficili e spesso dimenticati delle terre alte.
Un turismo nel rispetto dell’ambiente
Se infatti si escludono i più celebri comprensori, dove sono attivi grandi operatori, il turismo nelle aree montane in Italia è sostenuto da una miriade di piccole imprese e da famiglie che uniscono le attività di accoglienza ad altre attività economiche con un impegno difficile e spesso avaro di risultati.
Ma è proprio nel connubio tra attività diversificate che risiede il segreto di uno sviluppo equilibrato dei territori montani: la visita dei turisti può favorire la conoscenza e la promozione di tutte le risorse locali, dai prodotti agricoli a quelli artigianali. E gli imprenditori capaci di proporre un turismo come esperienza completa, a spettro ampio, possono guardare al futuro con maggiore fiducia. Con l’attività di accoglienza svolta in modo responsabile gli ospiti del territorio montano possono scoprire un’eredità naturale e umana ricchissima, come spiega nel volume Daniele Pieiller, animatore di Naturavalp, un’associazione di abitanti, agricoltori, artigiani e operatori turistici della Valpelline, in Valle d’Aosta.
Uno stimolo per i docenti
Consigliamo a tutti i docenti di Geografia la lettura del contributo di Pieiller, che presenta il suo attuale impegno per la promozione dei valori culturali e ambientali del luogo in cui è nato, dopo avere svolto le più diverse attività, anche quelle legate uno sfruttamento della montagna secondo i parametri più classici del massimo profitto.
Leggere queste pagine è l’occasione per entrare in contatto con una riflessione costruttiva, che tiene conto delle diverse minacce che possono pregiudicare il futuro delle terre alte, ma anche delle prospettive più concrete di sviluppo, nel rispetto dell’identità dei popoli della montagna. Sono tutte suggestioni che potranno contribuire a formare un’idea ricca e articolata del territorio montano, da trasferire poi agli studenti.
Il volume non è soltanto un repertorio di esperienze, un vademecum fitto di indirizzi e contatti: porta all’attenzione di chi legge i temi di interesse generale, proposti in brevi schede: dalla fusione dei ghiacciai alle convenzioni per la salvaguardia dell’ambiente alpino. Altre pagine offrono informazioni su iniziative e risorse come i festival della montagna, le librerie specializzate, per completare un quadro che potrà interessare un vasto pubblico.
Ci auguriamo che Altreconomia possa proseguire questo sforzo editoriale pubblicando un’intera serie di libri, estendendo il proprio lavoro alle aree costiere, alle pianure, insomma a tutti i contesti che ambiscono a rinnovare l’offerta turistica con proposte di qualità.