Turismo, una medaglia a due facce: da una parte un florido settore economico in crescita a livello globale, dall’altra un preoccupante elemento di disturbo e stress per luoghi, servizi e comunità delle destinazioni più gettonate. È l’overtourism: il sovraffollamento di turisti oltre la soglia di tolleranza. Quali soluzioni devono adottare le amministrazioni locali? Come educare a modelli di viaggio sostenibili? In occasione della Giornata mondiale del turismo, celebrata ogni anno il 27 settembre, proviamo a scoprirlo e ascoltiamo le proposte dell’AITR, l’Associazione Italiana Turismo Responsabile.
Turismo, mon amour
Il settore turistico a livello globale ha registrato un trend di rapido recupero dopo la battuta d’arresto provocata dal Covid-19. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO), nel 2023 i turisti internazionali in tutto il mondo sono stati 1,3 miliardi, con un aumento del 44% rispetto al 2022. E le stime per il 2024 sono ancora più ottimistiche: il gap con il periodo prepandemico può considerarsi ormai annullato.
Alcune aree, più di altre, sono meta di interesse mondiale, in grado di attirare grandi flussi di visitatori. Il Medio Oriente, per esempio, ha conosciuto di recente un significativo incremento degli arrivi, mentre l’Europa continua a essere la principale destinazione turistica del mondo. Per il Vecchio continente, sede di un inestimabile e apprezzato patrimonio storico-culturale, questa forza attrattiva in alcuni casi è degenerata diventando un serio problema.
Effetti collaterali: l’overtourism
Con overtourism si indica un fenomeno crescente che vede accentrarsi in una destinazione turistica un numero eccessivo di visitatori. In questi casi si oltrepassa la soglia ricettiva del luogo e il sistema non è più in grado di gestire i flussi turistici in maniera razionale e funzionale.
Le cause dell’overtourism sono molteplici: la facilità di spostamento a prezzi contenuti, grazie all’aumento dei voli low cost; lo smisurato aumento della popolarità di alcuni luoghi grazie alla comunicazione digitale; il miglioramento delle condizioni economiche nelle classi medie della popolazione di alcuni Paesi. Tutti questi fattori hanno prodotto a livello globale un incremento dei viaggi per turismo e a livello locale, in alcuni casi, una concentrazione insostenibile di presenze.
Le conseguenze dell’overtourism
Le conseguenze dell’overtourism sono di vario genere e spesso gravi.
- Innanzitutto il sovraffollamento minaccia l’ambiente naturale, che è messo in pericolo anche dalla costruzione di infrastrutture legate alla ricettività e può subire danni irreparabili, come l’erosione delle coste e l’inquinamento delle acque.
- Anche a livello sociale, le comunità locali sono esasperate per l’esagerato numero di presenze: affollamento di strade e piazze, congestione del traffico, inquinamento acustico costante anche notturno, produzione enorme di rifiuti sono alcuni dei motivi di malcontento della cittadinanza.
- Senza contare che l’overtourism falsa le dinamiche dell’economia locale nei suoi meccanismi ed equilibri naturali: le attività commerciali a favore dei turisti sostituiscono i servizi per i cittadini, mentre i prezzi degli immobili e dei beni di consumo alimentare lievitano in maniera spropositata, rendendo la vita quotidiana più costosa e complicata.
- Infine, una ricaduta negativa si ripercuote sull’esperienza degli stessi turisti, costretti a fare lunghe file e a sgomitare per visitare musei e monumenti.
Le mete più colpite in Europa e in Italia
Il fenomeno dell’overtourism e il conseguente disagio dei cittadini sono evidenti in alcune delle destinazioni più frequentate al mondo. A Barcellona, per esempio, i cittadini hanno recentemente manifestato per le strade al grido “Tourists Go Home”, stressati dalle orde di turisti in ogni angolo della città e dal caro prezzi che questi flussi hanno portato.
La capitale catalana ogni anno vede arrivare sul suo territorio circa 30 milioni di visitatori, un numero abnorme di presenze che sta arrecando gravi danni al tessuto cittadino. Sia in termini di trasformazione dell’aspetto urbano, che vede le vecchie botteghe cedere il passo ai negozi di souvenir, sia in termini di sostenibilità ambientale, che ha costretto l’amministrazione a razionare l’acqua.
In Italia le città d’arte di Venezia, Roma e Firenze attraggono con le loro bellezze culturali e storiche milioni di turisti, sottoponendo a stress le infrastrutture e la popolazione locale. Tra i casi più rappresentativi di overtourism, c’è anche il Lago di Como. La sua delicata conformazione morfologica fa fatica a reggere l’impatto del turismo nazionale e internazionale, che lo ha eletto tra le sue mete preferite (a detta di alcuni, dopo l’arrivo sulle sue sponde dell’attore George Clooney). Nel 2023 il lago ha registrato 4,8 milioni di pernottamenti, e oggi la popolazione locale paga le conseguenze di questo processo.
Quali soluzioni in Italia?
Nel 2022 sono entrati in Italia circa 50 milioni di persone, un numero pari all’incirca al totale della nostra popolazione complessiva. Di fronte alla pressione generata da questo ingente afflusso, con spiagge sovraffollate e centri storici soffocati dai visitatori, i cittadini manifestano crescenti segni di insofferenza. E le amministrazioni pubbliche generalmente hanno risposto tentando di arginare il problema con limitazioni e divieti.
Si sono per esempio contingentati gli ingressi ai centri storici o ai monumenti più visitati durante i periodi di massimo afflusso, oppure sono state limitate le licenze per l’ospitalità, riportando la ricettività locale a una dimensione più coerente al tessuto sociale e urbanistico. Con alterni risultati: ecco alcuni esempi.
- Venezia è stata la prima grande città in Italia a introdurre un biglietto a pagamento per visitarla: oggi servono 5 euro per entrare nella Serenissima. Il provvedimento, però, non ha dato i risultati sperati e ha scontentato molti: i turisti che devono pagare, ma anche i cittadini che si lamentano per i disagi causati dai controlli e che non hanno visto nessun sensibile miglioramento.
- Analoghe misure nella limitazione agli accessi e agli stazionamenti sono state sperimentate nelle Cinque Terre. Con iniziative a dir poco discutibili: a Portofino viene multato chi si sofferma troppo a lungo in alcune zone di passaggio, mentre a Genova è vietato fare castelli di sabbia sulla spiaggia. Anche in questo caso le misure sono state inefficaci: nel 2023, il Parco Nazionale delle Cinque Terre ha registrato l’accesso di 4 milioni di persone, un milione in più rispetto all’anno precedente.
- Allo stesso modo, la politica delle “spiagge a numero chiuso” in Sardegna non è riuscita a diminuire l’afflusso dei turisti, che hanno fatto registrare cifre record nel 2023, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.
Oltre i divieti
I provvedimenti, però, non possono limitarsi a politiche di contenimento ma devono fare i conti con una visione più ampia che coinvolga anche una generale gestione sostenibile del turismo.
Nello specifico, non va dimenticato che il sistema turistico presenta aspetti delicati, il cui equilibrio va mantenuto per non creare ulteriori danni e scompensi. Ci riferiamo per esempio al fatto che la libera circolazione e il poter viaggiare e visitare un luogo sono un diritto che non può essere negato a priori, o ancora al fatto che restrizioni troppo rigide potrebbero portare a discriminazioni (per esempio di carattere economico) nell’accesso alle destinazioni, o infine al fatto che alcune località hanno negli arrivi turistici la loro principale fonte di guadagno.
Le proposte dell’AITR
In questo quadro complesso e articolato, l’AITR, l’Associazione Italiana Turismo Responsabile, ha elaborato un documento che illustra la sua posizione rispetto al fenomeno dell’overtourism.
AITR ritiene che “dalla fase della denuncia e della protesta si debba passare alla ricerca di soluzioni che tengano conto dei tanti diversi interessi in campo, quello delle popolazioni che subiscono l’overtourism, quello delle categorie di lavoratori che operano nel turismo e ne traggono beneficio, e anche quello dei turisti stessi.
Tra le considerazioni contenute nel paper, si sottolinea l’importanza del ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche, innanzitutto per quel che riguarda il coinvolgimento dei cittadini (privati, aziende, associazioni, agenzie educative ecc…) nella risoluzione dei disagi generati dall’overtourism. In secondo luogo, provvedendo a promuovere luoghi meno conosciuti, valorizzando aspetti finora secondari e decongestionando gli spazi sovraffollati, o a favorire occasioni di viaggio anche fuori stagione.
L’AITR rileva anche la fondamentale importanza dell’aspetto educativo per suggerire ai turisti comportamenti rispettosi e sostenibili, e modelli di viaggio che, oltre allo svago e al divertimento, propongano occasioni di arricchimento culturale e relazionale.
Solo attraverso un approccio equilibrato e consapevole sarà possibile preservare le bellezze del nostro Paese e dell’intero Pianeta per le future generazioni.