Abbiamo inaugurato il percorso interdisciplinare dedicato al dialogo tra geografia e rappresentazione artistica con un itinerario alla scoperta della Provenza di Van Gogh. Esploriamo ora la stessa regione dal punto di vista del pittore Cézanne.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento, la Provenza, nel sud-est della Francia, è una regione molto amata dai pittori e sede della loro ricerca artistica: tra questi, oltre a Van Gogh, spicca Paul Cézanne. Nato nel 1839 nella cittadina provenzale di Aix-en-Provence, a nord di Marsiglia, vive a lungo a Parigi, dove la sua pittura attraversa la cosiddetta “fase impressionista”. A partire dal 1880 si allontana progressivamente da questa corrente e nel 1883 si ritira in Provenza, di cui scrive: “Ci sarebbero dei tesori da svelare in questo Paese, che non ha ancora trovato un interprete all’altezza delle ricchezze che offre”. Qui trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, durante i quali il paesaggio sarà protagonista delle sue opere.
Cézanne studia attentamente il territorio e, con l’aiuto di un geologo di Aix, ne indaga la morfologia e la natura delle rocce. Questa analisi è alla base del legame tra geografia e arte presente nei suoi dipinti, che realizza “en plein air”. La sua ricerca, tuttavia, non ha come obiettivo la mera riproduzione della natura o, come nel caso di Van Gogh, la sua trasfigurazione sull’onda dei sentimenti. Cézanne, infatti, la trasforma in una nuova realtà, riconducendola a una serie di figure geometriche elementari. Rappresenta gli oggetti in modo semplificato tramite macchie di colore, distorcendo le forme e ottenendo una certa staticità.
Le sue ultime opere sono al limite dell’astrazione: l’eredità di Cézanne sarà raccolta da Picasso e costituirà la base del cubismo.
Vediamo alcune delle opere più significative dipinte da Cézanne in Provenza, messe a confronto con fotografie attuali dei luoghi ritratti dal pittore.
Il golfo di Marsiglia visto da L’Estaque (1885)
L’Estaque è un quartiere appartenente all’area metropolitana di Marsiglia, situato ai piedi dei rilievi calcarei della Nerthe e affacciato sul mar Mediterraneo. Un tempo importante villaggio autonomo di pescatori e sede di fabbriche di laterizi, a fine Ottocento ha acquistato notorietà come stazione balneare: la vista della baia di Marsiglia, in particolare, è stata rappresentata da molti artisti. Da allora ha conservato l’atmosfera pittoresca e la vocazione turistica.
II pittore ama particolarmente questo luogo, che frequenta fin dall’infanzia e in cui si rifugia per lunghi soggiorni a partire dal 1870: qui si applica alla pittura di paesaggio all’aria aperta e affina il suo stile. Scrive:
“È come una carta da gioco. Dei tetti rossi sul mare azzurro: il sole è talmente implacabile che mi sembra che gli oggetti si profilino, non solo in bianco e nero, ma in azzurro, in rosso, in bruno, in violetto […] l’opposto del modellato”.
- Nel dipinto si individuano quattro zone ben distinte: la riva su cui si trova L’Estaque, le acque della baia di Marsiglia da cui emerge un’isola, la barriera dei rilievi sullo sfondo e una striscia di cielo. In primo piano spiccano gli elementi costruiti dall’uomo, come le mura, le case con i comignoli e la ciminiera di una fabbrica. Cézanne conferisce agli elementi del paesaggio una struttura fortemente geometrica: le case, per esempio, sono costituite da forme elementari. I volumi sono suggeriti dal contrasto tra i colori e non dalle ombre, che risultano praticamente assenti. Il mare è un oggetto dalla forte consistenza e le montagne, più elevate che in realtà, hanno grande risalto.
- La fotografia mostra in primo piano le case, con i tetti in cotto e le mura tinte di giallo, che ricordano la struttura e la forma dell’insediamento di fine Ottocento. Il porto turistico e i cantieri navali impediscono alla vista di spaziare agevolmente. In lontananza l’abitato di Marsiglia costituisce una massa compatta chiara.
Cava di Bibémus (1898)
Le cave di Bibémus, situate a 5 km a est di Aix-en-Provence, sono antiche cave a cielo aperto, oggi dismesse: da qui proviene la maggior parte delle rocce utilizzate per edificare Aix, tra il XV e il XVII secolo. La pietra di Bibémus è un’arenaria calcarea di colore ocra, che deve la sua formazione all’accumulo di sedimenti sul fondo di un antico mare.
Cézanne dipinge ripetutamente sul posto le rocce della cava ormai abbandonata, affittando anche un casolare nelle vicinanze: qui crea capolavori che gettano le basi del cubismo.
- Nel dipinto spicca la roccia ocra, con le forme geometriche che le ha conferito l’uomo. I blocchi sono illuminati dal sole e ben delineati da un contorno scuro, ma non sono rappresentate le stratificazioni della roccia: Cézanne ricompone in modo geometrico la realtà, utilizzando pennellate accostate tra loro, senza soffermarsi sui dettagli. Si intuisce che la vegetazione in parte ha riconquistato terreno, ma resta un elemento di contorno. Si crea un contrasto cromatico tra l’ocra della roccia, il verde dei pini e l’azzurro del cielo.
- La fotografia mostra un’area della cava abbandonata: qui la vegetazione si è insediata in modo più consistente tra i blocchi rocciosi. Si distinguono gli strati di arenaria, originati dalla lenta deposizione dei sedimenti, così come i dettagli di tutti gli altri elementi.
La montagna Sainte-Victoire (1904-1906)
La montagna Sainte-Victoire è un massiccio calcareo che si erge una quindicina di km a est di Aix-en-Provence: dalla sua cima (1011 m s.l.m.) si vedono il mare, le Alpi e il Mont Ventoux. Dal 2000 è un’area protetta che ha conservato un’enorme biodiversità, nonostante la crescente vocazione turistica (circa un milione di visitatori all’anno).
La Sainte-Victoire è molto familiare a Cézanne, poiché costituisce una delle attrazioni turistiche della sua città natale. L’artista la dipinge oltre 80 volte, dal 1882 al 1906, da punti di vista differenti e in modo sempre diverso: mentre le prime rappresentazioni sono ancora segnate dall’impressionismo, quelle successive mostrano un’evoluzione verso lo studio della luce e della struttura del paesaggio. Scrive:
“Osservate questa Sainte-Victoire. Che impeto, che sete imperiosa di sole e che malinconia, la sera, quando tutta questa pesantezza si placa. […] Ho bisogno di conoscere la geologia, il cuore geologico delle terre, tutto ciò mi commuove, mi rende migliore”.
- Nel dipinto la pianura è un insieme di macchie di colore che suggerisce le forme delle case e degli alberi e si estende fino ai piedi della montagna Sainte-Victoire, un cono di colore grigio-azzurro che rappresenta la cifra distintiva del paesaggio. Cézanne tenta, in modo nuovo, di fondere in un’unica materia pittorica il paesaggio e il cielo, trattati con la stessa pennellata costruttiva. Alla ricerca di un’armonia parallela alla natura, gli oggetti si trasformano in campi quasi delimitati di colore: una visione che prefigura la scomposizione delle forme del cubismo, ma conserva la verosimiglianza.
- La fotografia ritrae in primo piano il borgo e il bosco di querce e pini ai piedi del massiccio calcareo della Sainte-Victoire, in una prospettiva analoga al punto di osservazione dell’artista, sul Chemin des Lauves situato presso il suo atelier.