© iditarod.com / Dave Poyzer
Dopo aver sfidato di corsa il caldo deserto del Sahara, ci spostiamo in un ambiente altrettanto estremo… ma di segno opposto! Eccoci infatti atterrati in Alaska, nella parte settentrionale del continente americano, dove è ormai diventato un evento imperdibile e seguitissimo l’Iditarod Trail Sled Dog, una gara per cani da slitta che si tiene ormai dal lontano 1973 nel mese di marzo, quando a dominare in larga parte dell’Alaska sono il freddo, la neve e i venti burrascosi.
Alaska: dove gli esseri umani sono ancora ospiti
L’Alaska, che fa parte degli Stati Uniti, è una vasta regione situata nell’estremità nord-occidentale dell’America. Nonostante l’intenso sfruttamento del territorio, ricco di materie prime (petrolio, gas naturale, legname e altri minerali), resta ancora oggi una delle aree più selvagge del mondo, nel cui interno montagne e foreste si susseguono a perdita d’occhio.
L’elevata latitudine (in prossimità o oltre il Circolo polare artico) rende il clima particolarmente freddo, tipicamente subartico e artico, con temperature di molto sotto lo zero nel lungo inverno. Abbondanti sono le nevicate e i venti polari di forte intensità, che rendono particolarmente difficoltosi le attività e gli insediamenti umani, sempre più radi a mano a mano che ci si sposta verso le aree interne.
Iditarod: una corsa in slitta tra Anchorage e Nome
L’Iditarod si snoda lungo un percorso di 1500-1600 km, nella parte occidentale dell’Alaska, tra le città di Anchorage e Nome, seguendo negli anni pari un itinerario più a nord e in quelli dispari un itinerario più a sud.
L’itinerario segue gli antichi sentieri tracciati prima dai popoli nativi e poi ulteriormente ampliati e ramificati dai coloni giunti tra fine Ottocento e inizio Novecento alla ricerca di metalli preziosi come l’oro. All’epoca, e fino a circa alla metà del XX secolo (quando arrivarono le motoslitte), l’unico modo per trasportare provviste per centinaia di chilometri erano proprio le slitte trainate da cani.
In media i partecipanti impiegano dieci giorni per giungere al traguardo, guidando una slitta trainata da una muta di cani attraverso percorsi innevati pieni di insidie, come fiumi ghiacciati, strette gole, boschi, ripide salite e discese. Giorno e notte sono accompagnati da un freddo pungente e spesso da fortissimi venti che cancellano le tracce.
Una simbiosi perfetta tra il musher e la sua muta di cani
Per portare a termine una gara tanto impegnativa, è necessario un mix di preparazione fisica, resistenza al freddo, a uno sforzo prolungato e alla privazione di sonno (le ore di sonno sono pochissime), capacità di orientarsi anche in condizioni critiche…
Soprattutto, però, è necessaria una simbiosi perfetta tra chi guida la slitta (in inglese chiamato musher) e i cani (massimo 16) che trainano la slitta: serve infatti una fiducia reciproca e una preparazione di mesi, se non anni. Per questo, i partecipanti vengono attentamente selezionati e, prima di essere ammessi, devono dimostrare le proprie capacità in altre competizioni “minori”.
Per garantire assistenza sia a uomini che a cani, lungo il percorso sono presenti 27 check-point in cui è possibile recuperare provviste inviate in precedenza e riposarsi. Sono presenti anche veterinari che controllano la salute dei cani (se feriti o troppo affaticati non possono proseguire – al traguardo devono arrivare almeno 6 cani).
Tre soste sono obbligatorie per tutti: una da 24 ore e due da 8 ore. Per il resto, si può proseguire al ritmo che si ritiene più opportuno: il record è di poco più di 8 giorni, mentre nelle prime edizioni i partecipanti impiegavano una ventina di giorni!
Fare Geo
- Individualmente o a piccoli gruppi, ricercate informazioni sulle modalità di impiego dei cani durante la gara. Fate poi una riflessione personale sulle critiche espresse dalle associazioni animaliste sull’utilizzo di animali in contesti sportivi così estremi. Condividete con tutta la classe il risultato della vostra ricerca.
- Alcune edizioni recenti dell’Iditarod hanno dovuto subire una modifica del percorso a causa della mancanza di neve. Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici nell’area geografica del Circolo polare artico? Ricerca i dati climatici relativi all’Alaska e al Circolo polare artico e prepara una breve presentazione multimediale.