La scuola è terminata e, per molti, le spiagge e il mare diventano una meta ambitissima da godersi meritatamente nei mesi estivi. Ci sono però sportivi che, per preparare le loro imprese e successivamente realizzarle, passano quasi tutto l’anno immersi nei mari. È il caso di coloro che si impegnano in avventurose traversate solitarie degli oceani e di chi, invece, gli oceani li esplora spingendosi verso il basso, nelle profondità marine. Si tratta di gesta sportive poco conosciute dal grande pubblico, ma che richiedono una lunga preparazione, sacrifici, dedizione, un’enorme passione e la capacità di affrontare rischi notevoli, di fronte alla mutevolezza e all’imprevedibilità del mondo marino.
I grandi mari: una sfida costante per gli esseri umani
Gli oceani sono distese di acqua salata davvero immense, più vaste di quanto ci rendiamo conto: infatti le terre emerse, ossia i continenti, occupano solo il 30% della superficie terrestre. Tutto il resto (quindi ben il 70%) è acqua, che si estende a perdita d’occhio: anche se per convenzione distinguiamo più oceani (Pacifico, Atlantico, Indiano), la superficie marina è continua.
È inevitabile, dunque, che gli esseri umani abbiamo dovuto da sempre confrontarsi con i mari per cercare cibo, compiere spostamenti e, in epoca recente, misurarsi in imprese sportive.
Per gli sportivi le acque degli oceani rappresentano un grande enigma perché, soprattutto in mare aperto, non danno certezze: le correnti marine possono cambiare direzione e intensità da un momento all’altro, senza preavviso; i venti possono trasformarsi rapidamente in pericolose burrasche o cessare per giorni e giorni; le onde sono in grado di diventare alte come palazzi… Nonostante le tecnologie più avanzate, anche in ambito meteorologico, le acque oceaniche non si lasciano “domare” facilmente!
Attraversare l’oceano… con una barca a remi!
Compiere la traversata di un oceano senza equipaggio, da soli, su una barca a vela senza motore è già un’impresa difficile e rischiosa, ma attraversare un intero oceano su una barca a remi ha davvero dell’eroico!
Sembra un progetto folle e irrealizzabile, eppure due uomini riuscirono ad attraversare l’oceano su una barca a remi già nel lontano 1896: Frank Samuelsen e George Harbo, due pescatori norvegesi naturalizzati americani, raggiunsero l’Europa, partendo dalle coste orientali degli Stati Uniti, su una barchetta denominata Fox (volpe) dotata del minimo indispensabile: 5 paia di remi, una bussola, un salvagente, fuochi di navigazione, circa 300 litri di acqua, un fornellino e l’occorrente per cucinare, e poco altro.
Il viaggio durò 55 giorni, durante i quali dovettero fare i conti con forti venti e piogge, onde alte che fecero capovolgere la barca (disperdendo una parte consistente dei loro viveri) e, naturalmente, una fatica fisica al limite delle possibilità umane. Per ben 114 anni, cioè fino al 2010, nessuno è riuscito a battere il loro record!
Oggi le imbarcazioni utilizzate sono molto cambiate, ma questo genere di traversata rimane comunque un’impresa sportiva per pochi. E non per soli uomini: nei primi mesi del 2021 Jasmine Harrison, a soli 21 anni, ha attraversato l’Atlantico in barca a remi, diventando così la più giovane donna a riuscire nell’impresa: in 70 giorni, 3 ore e 48 minuti ha coperto la rotta che separa le Canarie, al largo dell’Africa, dai Caraibi, al largo dell’America centrale.
Tra gli intrepidi esploratori delle acque di superficie c’è anche l’italiano Alex Bellini, il quale – oltre ad altre numerose imprese estreme, come l’attraversata del ghiacciaio Vatnajökull, in Islanda, il più grande d’Europa – nel 2005 ha solcato l’Oceano Atlantico a remi da Genova a Fortaleza, in Brasile.
In apnea nelle profondità marine
Se questi eroi hanno solcato le onde del mare in superficie, c’è chi, invece, si confronta con le acque dei mari nuotando per metri e metri verso le profondità marine, trattenendo il respiro (in apnea) e con un’attrezzatura limitata (pinne, maschera, muta per immersioni, un numero variabile di pesi per compensare il galleggiamento della muta e la massa corporea, e un cavo per aiutarsi a scendere in linea verticale). Pensa che gli specialisti di questa disciplina sportiva riescono a scendere in profondità per oltre 100 metri e a trattenere il respiro per più di 3 minuti! Per molti di noi, “comuni mortali”, scendere un paio di metri sott’acqua e trattenere il fiato per un minuto è già qualcosa di miracoloso…
Nell’agosto del 2022 il francese Arnaud Jerald ha fatto segnare il clamoroso record mondiale di 120 metri di profondità con doppia pinna, restando in acqua 3 minuti e 35 secondi. Mentre al femminile, nel 2019, l’italiana Alessia Zecchini si è fermata poco sopra: 113 metri sotto al livello del mare con monopinna, in apnea per 3 minuti e 55 secondi.
In queste immersioni, nulla è lasciato al caso: sono sportivi estremamente allenati e monitorati. Spesso si immergono in coppia e adottano tecniche di respirazione e rilassamento: non improvvisano mai le loro azioni. Infatti le discese nelle profondità marine (quelle in apnea, ma anche quelle con le bombole) prevedono misure di sicurezza specifiche perché, se non adeguatamente preparate, possono causare problemi fisici molto gravi.
Fare Geo
- Conosci altri sport che vengono compiuti del tutto, o almeno in parte, in mare? Scegli un paio di esempi e realizza un identikit digitale, nel quale indicherai:
- Modalità di svolgimento
- Rapporto con le acque marine
- Strumentazione necessaria
- Preparazione atletica
- Record e curiosità
- Immagina di volere intraprendere una traversata oceanica su un’imbarcazione a vela o a motore, e prova a definire il tuo kit di viaggio: indica i 10 componenti che ritieni indispensabili per raggiungere la meta sano e salvo, oltre alle competenze da acquisire prima di salpare. Per trovare spunti e indicazioni utili, puoi fare una ricerca in rete.