Gli alti e bassi dell'Etna

Gli alti e bassi dell'Etna

L’Etna non sta mai fermo: da un lato si solleva, mentre dalla parte opposta i suoi fianchi sprofondano.
Un movimento molto lento, 1-3 cm all’anno, ma sufficiente per far danni alle strade e alle costruzioni.
Questo il risultato dello studio eseguito da geologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia tra il 1995 e il 2000 e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale G-cubed (da TERRASCIENZA).

Etna: in rosso le zone in sollevamento, in bianco quelle in abbassamento.

Il versante nord-ovest corrisponde alle zone dove il magma risale dai livelli più profondi. Il suolo quindi si gonfia fino a quando, durante la fase eruttiva, il magma fuoriesce e il fianco torna a sgonfiarsi. Mentre il fianco sud-est si abbassa lentamente.
Il problema è che il suolo non si sposta in modo omogeneo: il fianco della montagna è diviso in blocchi che scivolano con velocità e direzione diversa provocando fratture (faglie).
Queste fenditure si verificano anche nella zona più bassa densamente urbanizzata. Ad esempio la strada che unisce Fornazzo e Linguaglossa attraversa proprio una di queste faglie (la faglia Pernicana), la più attiva che causa uno spostamento di almeno 2 cm l’anno.
Conoscere la posizione esatta delle faglie permette di pianificare a livello urbanistico il territorio evitando la costruzione di edifici nei punti più pericolosi e cercando soluzioni per le strade che devono necessariamente attraversare le linee di faglia.

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