di Viviana Brun, CISV-Ong 2.0
“Sikh”. Questo termine ad alcuni di voi suonerà del tutto nuovo, eppure denota la comunità che ha inciso maggiormente sulle sorti di una delle eccellenze della gastronomia italiana: il Grana Padano. I Sikh sono una popolazione originaria dell’India, soprattutto della zona del Punjab, a nord ovest, vicino al confine con il Pakistan. Il loro nome deriva dalla loro religione: il sikhismo.
Ma cosa c’entrano i sikh con il formaggio italiano?
Per scoprirlo bisogna andare in provincia di Cremona, dove la comunità indiana è molto ben integrata. Qui, da ormai due generazioni, i sikh lavorano attivamente nella produzione casearia. Dopo che gli italiani hanno abbandonato la produzione per cercare lavori “più qualificati”, il loro apporto è stato fondamentale per scongiurare il collasso di questo settore.
“I giovani non volevano più andare a lavorare nelle stalle”, racconta l’ex sindaco di Pessina Cremonese Dalido Malaggi a Laura Lisanti di The Post Internazionale. “Era un lavoro tradizionale delle nostre zone, ma venendo a mancare la manodopera, queste persone hanno salvato l’economia del settore”.
A raccontarci questa bella realtà è il documentario Sikh Formaggio di Dan Duran, Katie Wise e Devyn Bisson.
L’inserimento in una nuova realtà, all’inizio ha richiesto ai sikh qualche rinuncia, come il taglio dei capelli e il vivere a capo scoperto ma, con il tempo, questa comunità ha saputo integrare bene la propria identità culturale e religiosa all’interno del contesto italiano.
Oggi in Italia ci sono circa 70.000 sikh indiani, la seconda più grande comunità in Europa, dopo il Regno Unito. La loro vita ruota intorno al Gurudwara, il tempio. In provincia di Cremona, a Pessina Cremonese, sorge uno dei tempi sikh più grandi d’Europa, dove gli indiani si riuniscono per pregare e per tramandare le proprie tradizioni. C’è una forte presenza storica sikh anche nella zona emiliana, in particolare a Novellara, in cui si trova uno dei templi più antichi costruiti in Italia, il Gurdwara Singh Sabha.
Questo video e questa galleria fotografica raccontano l’inaugurazione del tempio di Pessina Cremonese nell’agosto 2011.
Non solo sikh
Il contributo dei sikh all’economia del nostro paese non è un esempio isolato. Vi sono molti altri casi che testimoniano l’apporto fondamentale degli immigrati alla produzione agricola ed economica italiana.
Secondo i dati raccolti dalla Coldiretti inclusi nel Dossier statistico immigrazione 2014 – Rapporto Unar, sono 322.000 gli immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni, che hanno trovato regolarmente lavoro in agricoltura. Il contributo del lavoro straniero secondo la Coldiretti diventa sempre più determinante, tanto che oggi in Italia quasi un quarto della manodopera agricola è composta da lavoratori non italiani. La classifica delle nazioni più rappresentate nelle nostre campagne vede gli indiani al secondo posto (28.384 lavoratori), dopo la Romania (117.008), e davanti a Marocco (26.598), Albania (25.702), Polonia (19.969), Bulgaria (13.427) e Tunisia (12.334). I distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati, dalle stalle del nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte. I lavoratori stranieri, conclude la Coldiretti, contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo.
Per approfondire la conoscenza della comunità sikh in Italia: