Un’idea geniale: utilizzare le pale delle turbine eoliche offshore per ridurre la forza degli uragani. L’ha avuta un team di ricercatori delle università di Stanford e del Delaware. Lo studio, condotto da Marc Z. Jacobson, Cristina Archer e Willett Kempton, è stato pubblicato online su Nature Climate Change (La Stampa, RaiNews, scientificamerican).
Se il progetto si rivelerà fattibile, si potranno evitare disastri come quelli causati dal passaggio del ciclone Katrina che nel 2005 ha distrutto New Orleans e del ciclone Sandy (post del 31-10-2012) che nel 2012 ha colpito gravemente New York.
Migliaia le vittime ed elevati i danni: 100 miliardi di dollari quelli causati da Katrina e 82 quelli dovuti a Sandy.
La simulazione al computer, fatta utilizzando un complesso modello numerico elaborato Mark Z. Jacobso (professore di ingegneria civile e ambientale), ha dimostrato che l’azione delle pale, convertendo l’energia del vento in elettricità, riesce a far calare notevolmente la velocità dei venti, rendendo gli uragani meno distruttivi. Sul sito dell’università di Stanford è disponibile un video esplicativo realizzato da Mark Jacobson.
La simulazione, che prevede un parco eolico offshore formato da migliaia e migliaia di pale situato lungo la costa in pericolo, è stata condotta utilizzando i dati di tre uragani: Katrina, Sandy ed Isaac.
Un parco eolico formato da 78.000 gigantesche pale avrebbe ridotto del 79% la forza dell’uragano Katrina (qui a lato nell’immagine satellitare ripresa dalla NASA), evitando così la distruzione della città di New Orleans. Si tratterebbe di una struttura immensa, con pale alte 100 m e dal diametro di oltre 120 m, situate ad una distanza di 650 m una dall’altra. Il parco occuperebbe una superficie di 36.000 km², quasi una volta e mezzo la Sicilia. Mentre per New York si può pensare a un parco di “sole” 13.000 turbine.
Inoltre le turbine dovrebbero essere decisamente più robuste di quelle attuali , per poter resistere alla violenza degli uragani.
Il costo per la realizzazione di un parco eolico di questo genere sarebbe enorme, molti miliardi di dollari, ma si sta già pensando di proteggere le maggiori città a rischio con dighe imponenti molto costose: il progetto per New York prevede una spesa di 20 miliardi di dollari. E le dighe non servono ad altro, mentre le turbine, oltre a ridurre la potenza degli uragani limitando danni e vittime, servono anche a produrre elettricità, diventando quindi a “costo zero”. Inoltre si tratta di energia pulita: le pale, oltre a salvare le città, contribuirebbero anche a salvare anche la Terra.
Dove nascono gli uragani
I cicloni tropicali (detti anche uragani o tifoni) si formano sopra mari e oceani, tra 5° e 20° di latitudine, sia a sud sia a nord dell’Equatore, da cui poi si allontanano generalmente con una traiettoria ad arco (dirigendosi prima verso ovest e poi verso est), mentre la loro potenza progressivamente diminuisce. I venti superano i 120 km/h e negli uragani più violenti possono giungere quasi a 200 km/h.
Ogni anno si formano circa cinquanta cicloni, di cui quasi la metà di categoria superiore a 2-3 (i più distruttivi). Generalmente si sviluppano nel periodo estivo, soprattutto a fine estate quando le acque sono più calde (nell’area del Golfo del Messico tra giugno e novembre).
Gli uragani più violenti si formano nel Pacifico (a est delle Filippine e del Giappone e vicino alle coste dell’America Centrale), e nell’Atlantico in prossimità del Golfo del Messico (post del 18-1-2012). Naturalmente i cicloni che si esauriscono sopra l’oceano sono “innocui”, mentre quelli che raggiungono la costa possono essere veramente distruttivi.
Fare Geo
• Quest’estate segui sui media le notizie sulle emergenze climatiche e tieni nota degli uragani più violenti. Per ciascuno individua la località in cui si verifica, la violenza e i danni causati. Infine prepara una breve relazione su quanto hai scoperto.