I musei che narrano la collina

I musei che narrano la collina

Le colline coprono il 35,2% della superficie dell’Italia e ospitano il 39% della popolazione italiana. I loro dolci pendii, il clima favorevole e i terreni fertili hanno da sempre favorito il popolamento e le coltivazioni, portando a un intenso disboscamento delle superfici. L’agricoltura italiana è stata un’agricoltura collinare fino alla seconda metà del Novecento, quando la meccanizzazione ha favorito nettamente i terreni di pianura determinando il progressivo declino della collina e l’inizio del suo dissesto idrogeologico. Per conservare la memoria della cultura e del paesaggio collinare sono nati numerosi musei ed ecomusei che raccontano l’emozionante storia delle nostre terre attraverso i prodotti, il lavoro, le tradizioni.

La collina, culla di civiltà

Nelle aree collinari possiamo leggere le trasformazioni operate nel corso di secoli da generazioni di contadini, che hanno costruito paesaggi agrari talvolta complessi per superare i limiti delle condizioni ambientali. Il paesaggio più tipico è quello dei terrazzamenti, ripiani a forma di gradinate ricavati per le coltivazioni nei terreni in pendenza.

Tradizionalmente le colture principali sono quelle della vite e dell’olivo, diffuse in Italia un po’ dappertutto. In aree più o meno circoscritte ricorrono le piantagioni da frutta secca, come il mandorlo, il castagno, il nocciolo, il pistacchio.

I paesaggi, le colture, gli stili di vita, le tradizioni e le memorie del passato delle nostre colline e le testimonianze del rapporto plurisecolare dell’uomo con il territorio sono ampiamente documentati dai numerosi musei ed ecomusei diffusi nelle Regioni italiane.

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Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite

Questo Ecomuseo si trova a Cortemilia, nell’Alta Langa in provincia di Cuneo. Il progetto museale nacque dopo il dissesto verificatosi lungo i versanti non più coltivati dell’Alta Langa, colpiti dall’alluvione del 1994.

L’obiettivo è quello di ricostruire in modo simbolico un riferimento attraverso i secoli del paesaggio terrazzato, che con i suoi 180 chilometri di muretti a secco è una delle meraviglie del territorio e una sorta di “muraglia cinese dell’Alta Langa”.

I paesaggi terrazzati, riconosciuti quali opere monumentali dell’impegno e della sapienza dell’uomo e come opere d’arte della storia contadina, raccontano la storia e le tradizioni delle società che anticamente li hanno costruiti e che oggi li custodiscono come testimonianza del mondo rurale e della sua millenaria cultura.

Le “Strade dei Terrazzamenti” fanno conoscere particolari aspetti dell’area ecomuseale: dai percorsi storico-architettonici a quelli interamente immersi in una natura plasmata dall’uomo. Un altro percorso è dedicato alla religiosità popolare e un altro ancora agli “scau”, ovvero gli essiccatoi rotondi caratteristici del mondo contadino piemontese.

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Terrazzamenti coltivati a vigneti a Cossano Belbo, un tipico paesaggio delle Langhe piemontesi.

Ecomuseo della Collina e del Vino

L’Ecomuseo è situato presso la Casa del Capitano della Montagna nell’antico borgo medievale di Castello di Serravalle (a 30 km da Bologna). Immerso nel contesto delle colline pedemontane, è un luogo studiato per promuovere il territorio nei suoi vari aspetti ambientali, culturali e tradizionali, e per tramandare le attività svolte dai suoi abitanti nel passato e nel presente.

L’esposizione intende offrire un quadro della vita e dell’ambiente di un complesso rustico di età romana attraverso la presentazione di manufatti tipici della vita contadina antica quali sono stati restituiti nei recenti scavi dell’insediamento di Mercatello.

Sono esposti reperti attinenti alle attività agricole (falcetti in ferro), alla trasformazione dei prodotti (macina in pietra) e alla loro conservazione-stoccaggio (grande dolio).

La mostra è organizzata in sistemi tematici-espositivi, che si collegano ad altrettanti itinerari nel territorio e rappresentano i principali temi del rapporto tra uomo e territorio con testi di approfondimento, immagini e oggetti evocativi. I sistemi e gli itinerari comprendono, tra l’altro: le testimonianze archeologiche, il Castello di Serravalle, il lavoro nei campi, la zootecnia, la vite, il vino e il paesaggio, i calanchi, i primi censimenti, il dopoguerra e la riorganizzazione del territorio, il folclore.

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Una sala all’interno dell’Ecomuseo.

Museo della civiltà dell’ulivo

Il Museo ha sede nell’ex convento di San Francesco a Trevi, in provincia di Perugia, dove le colline sono ideali per la coltivazione intensiva dell’ulivo. L’olio è solo un prodotto di eccellenza della zona e la sua coltivazione è entrata a far parte della storia e delle tradizioni delle sue genti.

Attraverso pannelli informativi, plastici, animazioni, postazioni multimediali, reperti archeologici e macchine olearie, il museo documenta i diversi aspetti legati alla coltivazione dell’ulivo, che caratterizza fortemente il paesaggio e l’economia di tutto il territorio. Un vero e proprio viaggio, con audioguida, nel microcosmo legato alla produzione dell’olio.

Lo spazio è articolato in quattro sezioni: Botanica; Conosciamo l’olio e l’ulivo; L’ulivo simbolo di pace; Storia dell’ulivo.

L’itinerario di visita si apre con il racconto di un coltivatore del luogo che accompagna all’interno del ciclo della coltivazione dell’ulivo e della produzione e conservazione dell’olio. Vengono fornite indicazioni sulle tecniche di lavorazione ed estrattive, i rituali, le superstizioni e le credenze religiose locali.

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Una sala del Museo con una ricostruzione di un antico frantoio delle olive azionato da un asino.

Museo del baco da seta

Il Museo si trova a San Giacomo di Veglia, frazione di Vittorio Veneto, in una ex filanda dismessa negli anni ’60 del Novecento che costituisce uno dei complessi industriali più consistenti e antichi della zona. La sede è particolarmente adatta a narrare il complesso mondo che per lungo tempo è ruotato attorno all’attività serica.

Strumenti e attrezzature, pubblicazioni, manifesti, filmati e foto storiche documentano un’attività che raggiunse livelli di avanguardia in ambito nazionale. Per molti decenni, dalla fine del XVIII secolo ai primi decenni del XX, garantì l’occupazione, in prevalenza femminile, della grande maggioranza della popolazione del territorio.

L’attività bachisericola ha mantenuto infatti a lungo un ruolo principe nell’economia del luogo, connotando il paesaggio con la presenza di gelsi diffusi un po’ ovunque, di cui rimangono ancora numerosi esemplari.

La gelsicoltura e l’allevamento del baco da seta sono stati avvantaggiati dalle condizioni ambientali particolarmente favorevoli: il territorio collinare esposto a mezzogiorno e con declivi lievi è infatti caratterizzato da un clima mite, senza nebbie e con una piovosità abbondante in primavera, quando si verifica la fogliazione del gelso; inoltre, non ci sono forti escursioni termiche, alle quali il baco è molto sensibile.

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La vecchia filanda, restaurata negli anni Duemila e ora sede del Museo: un grande complesso edilizio di valore architettonico-industriale, dominato da una ciminiera.

Museo del Pistacchio verde di Bronte

Il Museo si trova a Bronte, un comune sulle pendici occidentali dell’Etna, dove si coltiva il pistacchio più famoso del mondo, che nel 2009 ha ottenuto la Denominazione di origine protetta (DOP).

L’obiettivo del Museo (al momento solo virtuale, in attesa dell’inaugurazione degli spazi espositivi fisici) è di valorizzare il prodotto principe dell’agricoltura brontese, di cui documenta le caratteristiche, mirando al mantenimento sia di una cultura rurale sia delle tradizioni locali di coltivazione e facendosi portavoce della transizione ecologica verso una coltivazione sostenibile.

Con questa finalità, il Museo, in collaborazione con la locale scuola secondaria superiore di agraria, promuove corsi e progetti di studio dei nuovi metodi coltivativi in campo. Il Museo quindi non si limita a essere luogo di memorie, ma interagisce con il territorio per la promozione del suo “oro verde”.

Il pistacchio di Bronte deve le sue caratteristiche pregiate allo straordinario connubio tra la pianta e il terreno lavico: il colore verde intenso, dovuto all’alto contenuto di clorofilla, e il sapore deciso, grazie alle caratteristiche del terreno, ricco di sostanze minerali anche per via delle frequenti colate laviche dell’Etna.

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Una fase della raccolta dei pistacchi: la coltivazione e la produzione rappresentano un’importante attività economica per i brontesi.

Fare Geo

  • Qual è la funzione dei musei che raccontano la collina? Qual è il sistema più efficace per attrezzare un museo di questo genere? Immagina di dover progettare una struttura museale con queste caratteristiche in una zona che conosci bene e crea un documento multimediale in cui esponi il tuo progetto (la sede, le sale, le attrezzature e le dotazioni tecnologiche, il percorso di visita…).
  • Cerca in rete informazioni su un museo o un ecomuseo che riguarda le zone collinari vicine alla località in cui abiti. Poi utilizzando Google MyMaps crea un itinerario corredato di immagini, testi e video.
  • I musei e in particolare gli ecomusei che illustrano i paesaggi trasformati dall’azione umana possono essere uno spunto per un’esperienza interessante: leggere con altri occhi il territorio. Conosci zone collinari vicino alla località in cui abiti? Quali sono le principali caratteristiche attuali? Quale poteva esserne l’aspetto originario prima dell’intervento dell’uomo?
  • Cosa accade se un gruppo di appassionati di cultura e social media organizza un blogtour nei musei del nostro territorio? Questo è avvenuto durante le #invasionidigitali che hanno attraversato l’Italia coinvolgendo piccole e grandi realtà culturali attraverso visite guidate in quasi 500 siti. Cerca in rete informazioni sulle “Invasioni digitali” ed esprimi il tuo parere. Che obiettivo volevano raggiungere gli ideatori dell’iniziativa? Come potresti replicare questa idea?
  • Il logo di un museo nasconde molti significati: l’obiettivo dell’esposizione, il valore del territorio in cui si trova, lo scopo di coinvolgere e invogliare i visitatori. Scegli uno dei musei presenti nell’articolo e prova a disegnarne il logo giustificando le tue scelte (immagine, simbolo, parole, colori…).

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