di Giordano Golinelli, ACRA-CCS
Non c’è rosa senza spine
(detto popolare)
Confessate. Chi di voi non ha mai regalato o ricevuto una rosa rossa? La rosa rossa è il fiore per eccellenza da regalare e ogni varietà porta con sé un messaggio differente. La rosa è simbolo d’amore, bellezza e passione, con un morbido segreto da svelare con delicatezza.
E allora proviamo a svelarlo e per farlo iniziamo a chiederci: da dove vengono le rose che compriamo? Difficile saperlo, non è consuetudine citarne il luogo di produzione, e anche quando troviamo il nome di un paese non è detto che questo sia il luogo dove la rosa è cresciuta, potrebbe semplicemente essere il luogo dove è stata “impacchettata” e spedita. Facciamo quindi riferimento alle statistiche internazionali che ci dicono che in Italia entrano ogni anno circa 200 milioni di rose recise (!) e che uno dei principali luoghi di produzione al mondo… è in Africa. Avete capito bene, si tratta del Kenya.
Il cosiddetto continente nero è la terra promessa dei grandi investimenti agricoli. Non stupisce quindi che da alcuni decenni le terre africane facciano gola a tanti investitori stranieri che fanno a gara per accaparrarsi i fertili suoli e installare produzioni redditizie come la floricultura, la produzione di agro-combustibili o semplicemente cereali, che non passano mai di moda. Si tratta di un affare colossale che vede in gara grandi aziende multinazionali, fondi di investimento e fondi sovrani di tanti paesi del mondo. In termini tecnici si chiama land grabbing (accaparramento delle terre) ed è un fenomeno talmente diffuso che anche l’Onu se ne sta occupando. Nel 2010, per la prima volta, la Banca mondiale ha pubblicato un rapporto sul land grabbing nel quale si legge che le terre “accaparrate” nel mondo sono pari a 46 milioni di ettari, due terzi dei quali situati in Africa sub-sahariana. Un paradosso? Niente affatto. Non c’è da credere alla leggenda secondo cui l’Africa è “un paese dove non cresce il cibo”.
In tanti paesi in via di sviluppo si trovano terre, acqua e lavoro a basso prezzo che garantiscono quel vantaggio competitivo necessario a sopravvivere nel mercato globale, dove pagare un operatore agricolo 10 centesimi per ogni rosa o 1 centesimo ogni tre può fare la differenza. Sono ormai in tanti quelli che sostengono che il land grabbing è una piaga dei nostri tempi, una delle distorsioni del mondo contemporaneo dove nel nome dello sviluppo si approfitta della “debolezza” di Stati e popolazioni locali per spremere il massimo da territori ancora poco sfruttati, con episodi diffusi e documentati di spostamento forzato delle comunità locali, violazione dei diritti umani, inquinamento delle acque e dei terreni. José Graziano da Silva, direttore della FAO, ha paragonato il land grabbing in Africa alla conquista del Selvaggio West. Ma la cosa riguarda anche le terre del continente europeo.
Non è proprio quello a cui pensiamo quando compriamo una bella rosa da regalare. E quindi cosa possiamo fare? Sostituirla con un bel vasetto di dolce crema spalmabile alle nocciole? No, anche in questo caso rischiamo di trovare una amara sorpresa, il land grabbing all’olio di palma. Restiamo pure sulla rosa, informiamoci un po’ e scopriremo che esistono delle rose “eque e solidali” simbolo di amore e giustizia, che si trovano senza difficoltà. E vedrete che figurone!