Se per voi la geografia è una disciplina arida e noiosa, non siete mai stati al Museo di Geografia dell’Università di Padova. Da questa innovativa e coinvolgente esposizione si esce con un bagaglio di esperienze stimolante: un modo nuovo di considerare la geografia, di apprenderla, di insegnarla. Abbiamo chiesto a Giovanni Donadelli, membro della Commissione scientifica del museo, di accompagnarci nella visita delle sale e di introdurre la proposta culturale, didattica e formativa.
1. Come nasce il museo e a chi si rivolge principalmente?
Il Museo di Geografia dell’Università degli Studi di Padova è il primo museo dedicato a questa disciplina in Italia e tra i primi al mondo nel suo genere. È un’esposizione che nasce con l’obiettivo di promuovere la conoscenza geografica a partire dalla tutela e valorizzazione di un patrimonio di oggetti e strumenti raccolto in 150 anni di attività scientifica e didattica nell’Università patavina, che vanta una delle prime cattedre di Geografia dell’Italia unita (1872).
Non abbiamo però lavorato per realizzare una casa-museo della geografia, ma per costruire un museo che sia “casa” per le cittadine e per i cittadini, di oggi e di domani secondo l’approccio della public geography.
Il Museo si fa promotore di un pensiero geografico necessario per affrontare con consapevolezza le grandi sfide ambientali e sociali del mondo contemporaneo. In un mondo di cambiamenti epocali su scala globale, la geografia è un sapere che invita all’analisi critica di situazioni complesse, cogliendo la pluralità di relazioni e significati degli spazi geografici che abitiamo e attraversiamo.
I più giovani sono di fatto il nostro primo pubblico, quello a cui affidiamo con più speranza il nostro lavoro di ricerca e divulgazione. Il museo però parla anche a un pubblico più ampio di cittadini, famiglie, studenti, ricercatori e turisti.
2. Come descriveresti il percorso espositivo?
L’allestimento museale rispecchia lo slogan del Museo: Esplora, Misura, Racconta. La visita infatti si articola in tre percorsi di conoscenza geografica che presentano rispettivamente la misurazione dei fenomeni ambientali e climatici (Misura), le esplorazioni di ieri e di oggi (Esplora), il racconto dei luoghi attraverso le metafore (Racconta).
La sala della Misura è caratterizzata da quattro corner espositivi. Due sono dedicati alla misurazione degli elementi del clima, come la temperatura e l’umidità (con un focus sui ghiacciai e sull’Antartide). Gli altri due corner illustrano il ruolo dell’uomo nei processi di riscaldamento globale e cambiamento climatico. C’è anche una parete educativa con 15 cassetti interattivi e altrettanti consigli per “cambiare rotta” nella quotidianità per proteggere il pianeta.
La sala sull’Esplorazione, più piccola, affronta il tema delle spedizioni, del lavoro di campo e della strumentazione per lo studio geografico. È una sala molto ricca, che interpreta il concetto di esplorazione anche nella direzione della ricerca: tutte le collezioni del museo sono accessibili in maniera interattiva e si possono interpellare i geografi che lavorano al museo chiedendo di approfondire temi e luoghi.
Se le prime due sale hanno un linguaggio geografico piuttosto tradizionale, la terza, quella del Racconto, è sicuramente la più innovativa. Abbiamo pensato a un’esperienza immersiva: si entra in una sala buia e ci si lascia avvolgere da una narrazione fatta di parole, suoni e odori. È un’esperienza totalizzante e che emoziona e sorprende i visitatori.
Descrivere che cos’è la geografia non è sempre semplice, noi abbiamo deciso di valorizzare il patrimonio del museo e lo sguardo alla geografia di oggi attraverso tre parole chiave: luogo, territorio, paesaggio. La narrazione si snoda attorno a questi concetti.
Struttura e contenuti narrativi sono stati prodotti interamente dal museo. L’ideazione e la realizzazione sono di Mauro Varotto, Giovanni Donadelli, Chiara Gallanti e Lorena Rocca. Anche la traccia musicale, appositamente composta da Giorgio Gobbo, è originale: per le prime due sale un tappeto sonoro fa da sottofondo alla visita, mentre per la sala del Racconto due brani originali di grande effetto sottolineano e rafforzano l’energia comunicativa della narrazione (recitata da due attori).
3. Quali attività didattiche proponete per le scuole?
Le tre sale espositive non esauriscono il progetto del Museo, che si fa promotore anche di numerose attività didattiche per scuole di ogni ordine e grado, oltre che di iniziative di ricerca partecipata (come la campagna glaciologica annuale sulla Marmolada) e di sensibilizzazione pubblica su temi geografici di grande attualità (come la Notte Europea della Geografia, ogni primo venerdì di aprile).
In particolare l’offerta didattica offre tre tipologie di proposte: le Visite guidate, che permettono di conoscere e approfondire i temi all’interno di un percorso negli spazi espositivi; i Laboratori didattici, che propongono attività teorico-pratiche presso la sede del Museo o a scuola, e le Avventure didattiche, che prevedono attività all’aperto, anche fuori provincia.
Il Museo offre una vasta proposta didattica: 2 laboratori per la scuola dell’infanzia, 13 laboratori per la scuola primaria di primo grado, 11 laboratori per la scuola secondaria di primo grado e 7 per la scuola secondaria di secondo grado.
4. Che riscontro avete dalle classi che visitano il Museo?
I visitatori del Museo costituiscono una platea eterogenea e sono coinvolti in maniera diversa. I bambini e i ragazzi delle scuole in genere rispondono con interesse sia alle proposte di visita sia a quelle didattiche.
Per facilitare la comunicazione durante il percorso nelle sale espositive, sono stati realizzati alcuni materiali cartacei di supporto, soprattutto a uso dei più piccoli. Per il pubblico degli studenti, però, la proposta più forte è rappresentata dai Laboratori, che nascono per valorizzare il patrimonio e favorire l’educazione geografica.
Il metodo che adottiamo è sempre orientato al coinvolgimento attivo dei ragazzi. Per esempio, nel laboratorio sulle fotografie geografiche si sfrutta il linguaggio dei social (Instagram e gli hashtag) per ragionare sull’importanza delle parole chiave e della classificazione. In genere ci interessa molto affrontare il tema del linguaggio geografico: termini e punti di vista specifici che costituiscono la base per tutta l’attività di ricerca. Il tutto con un approccio coinvolgente. Un esempio? Usando Google Earth abbiamo ideato un percorso che inizia con un video in cui si simula l’appello dell’ESA alla classe per salvare il pianeta.
Il nostro consiglio è di sfruttare la proposta dei Laboratori soprattutto per le classi della scuola Primaria e dell’Infanzia: per loro la visita guidata può risultare meno coinvolgente. Gli studenti delle Secondarie di primo grado possono apprezzare anche la visita alle sale, fermo restando che i momenti laboratoriali sono un’occasione unica per imparare facendo.
5. Quali sono le maggiori difficoltà per i giovani visitatori?
A scuola la geografia arranca. La maggior parte degli studenti associa alla geografia emozioni tendenzialmente negative, legate al fatto che spesso è percepita come una materia mnemonica e noiosa. Da decenni diplomiamo cittadini senza aver fornito loro gli strumenti “geografici” necessari per potere conoscere, proteggere e migliorare il mondo.
Per affrontare questo gap di partenza, il museo ha deciso di accogliere i giovani visitatori con la scena del Piccolo principe che incontra il geografo, simbolo di una geografia arida e classificatoria. Il Museo si mette subito dalla parte degli studenti: questa geografia non ci interessa, scopriamo qualcosa di nuovo! L’obiettivo è legittimare un’idea di geografia come disciplina che significa ricerca, scoperta e, perché no, entusiasmo.
Siamo partiti proprio dalle difficoltà congenite del sistema scolastico, unite a un vocabolario di base insufficiente, per valorizzare i punti forti della geografia, che è una disciplina “sintetica”, un linguaggio aperto: descrive il mondo con parole specifiche, ma ha bisogno anche di collegamenti con le altre discipline, storia, scienze, matematica…
A noi piace pensare il Museo come uno spazio per apprendere, anche sbagliando, le coordinate di base per capire il mondo. Un incentivo che spinge ad apprezzare la bellezza e l’utilità della geografia.
Barometro aneroide (inizio 900). Il primo oggetto catalogato dal Museo Microscopico tascabile Migard e diario di campagna di Bruno Castiglioni (1898-1945) Strumenti della spedizione in Terra del Fuoco diretta dal prof. Morandini nel 1955-56 Macchina fotografica Rolleiflex, una delle macchine utilizzate per documentare il lavoro di campo Livella di Abney per la misura di angoli e pendenze acquistata da Luigi De Marchi nel 1925 Il Mappamondo Borgiano (riproduzione del 1797)
Il Museo di Geografia fa parte del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità (DiSSGeA) dell’Università degli Studi di Padova.
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