La fotografia in copertina ha fatto il giro del mondo: rappresenta un colossale ingorgo avvenuto alcuni mesi fa sull’autostrada cinese G4, presso la barriera autostradale di Liulihe, poco a sud di Pechino (a 39°32’56.0″ N di latitudine e 116°02’03.5″ E di longitudine).
La località, attraversata ogni giorno da decine di migliaia di autoveicoli, non ha caratteristiche distintive: se proviamo a osservarla tramite Google Maps, vedremo che è del tutto simile a qualsiasi barriera autostradale costruita ovunque ci sia un pedaggio da riscuotere. L’antropologo Marc Augé potrebbe affermare che questa barriera cinese è un non luogo: una località di passaggio non connotata da valore storico, che esiste solo per effettuare uno scambio economico in modo ordinato e veloce.
I non luoghi in classe: una proposta didattica
Avete mai provato a far riflettere gli studenti sull’esistenza di spazi che non sono identitari? La Geografia non si occupa solo di difendere e valorizzare memorabili luoghi dell’anima, ma anche i non luoghi, località senza storia come autostrade, stazioni, aeroporti e centri commerciali. I non luoghi sono oggetto d’elezione di questa disciplina, proprio come tutti i fenomeni spaziali e sociali della contemporaneità. La loro conoscenza può diventare uno spunto per educare i cittadini di domani a trasformare contesti anonimi e alienanti in ambienti più umani. Una modalità efficace per portare in classe questo tema è l’approccio multimediale e visuale.
La visione di un film, per esempio, può essere molto utile: prendiamo in considerazione The Terminal di Steven Spielberg (2004). Nel lungometraggio, il protagonista maschile, interpretato da Tom Hanks, è un turista proveniente da un immaginario paese dell’Europa orientale ex sovietica. Viene costretto a restare nell’aeroporto di New York – un non luogo per eccellenza – perché in patria è avvenuto un colpo di stato. Le autorità americane che non riconoscono il nuovo governo sottraggono i documenti al malcapitato, rendendolo un apolide. Alcune scene cruciali del film fanno percepire il dramma del protagonista in tutta la sua gravità e inducono a riflettere sul senso di straniamento tipico di chi deve permanere in un luogo dove non esistono relazioni.
Durante l’analisi di questo film con gli studenti, tenete a mente che raffigura un contesto in cui i ragazzi possono faticare a riconoscersi: infatti, si svolge in un’epoca totalmente priva della comunicazione attraverso i social. Oggi le stazioni e gli aeroporti hanno almeno in parte modificato la propria identità, grazie alla possibilità di connettersi e restare collegati con i propri contatti. Inoltre, chi progetta centri commerciali, stazioni e luoghi pubblici cerca di caratterizzarli, rendendoli accoglienti e unici. Alcune indagini sociologiche, poi, rivelano che i giovani riconoscono ai centri commerciali un carattere positivo di socializzazione, perché rendono possibile l’incontro con i coetanei.
Nel traffico cinese
Torniamo all’Expressway G4, l’autostrada a quattro corsie che con un percorso lineare nord-sud di oltre 2000 km conduce da Pechino a Shenzhen e da qui, con due diramazioni, a Hong-Kong e Macao. Come si può immaginare, è un’arteria fondamentale per il trasporto su gomma in Cina: collega la capitale con un’area produttiva nevralgica e con le coste meridionali, che per la classe media cinese costituiscono un polo attrattivo irresistibile dove trascorrere periodi di relax e divertimento. Durante le festività nazionali, come la cosiddetta “Golden Week”, le autostrade cinesi sono percorse da fiumi di veicoli privati. Chi è riuscito ad acquistare un’automobile approfitta del breve periodo di ferie per raggiungere parenti e località turistiche.
In Cina, il tasso di motorizzazione è cresciuto a ritmi elevatissimi. Qui circolano quasi 200 milioni di automobili, pari a 135 ogni 1000 abitanti, una densità comunque inferiore rispetto a quelle registrate nei Paesi occidentali: in Italia, per esempio, ne circolano circa 700 ogni 1000 abitanti.
Clicca sull’immagine per visualizzare sul Calendario Atlante De Agostini i dati relativi alla densità di motorizzazione nel mondo.
I giornali occidentali hanno più volte sottolineato le difficoltà incontrate dalle autorità cinesi nel controllare flussi ogni giorno più intensi, utilizzando toni apocalittici per descrivere gli ingorghi che affliggono le megalopoli orientali e i tassi di inquinamento causati dal traffico veicolare. Ma i commenti sono spesso approssimativi e sensazionalistici, e rivelano gli ambigui atteggiamenti paternalistici di chi ritiene di avere una superiorità in campo organizzativo nei confronti del colosso orientale: in realtà, da alcuni anni la Cina è in prima linea nello sviluppo di mezzi di trasporto compatibili con l’ambiente.
I non luoghi nell’arte
A partire dalla metà del Novecento, l’arte si confronta spesso con i non luoghi. La prima a farlo, rappresentando la solitudine e la desolazione dell’uomo contemporaneo, è l’arte americana. Già negli anni Quaranta il pittore Edward Hopper colloca i suoi personaggi nel contesto dei non luoghi che caratterizzano la nuova società del benessere: spazi pubblici, come stazioni di servizio e bar, che sono regno dell’incomunicabilità.
Gli spazi del consumo e i simboli della ricchezza nella società di massa del secondo dopoguerra sono al centro delle opere dei maestri della Pop art: da Rauschenberg, a Duane Hanson, a George Segal, fino alle opere degli esponenti del fotorealismo.
L’arte degli ultimi decenni, oltre a rappresentare lo straniamento causato dalla percezione di luoghi anonimi, propone una reazione vivace al disagio vissuto negli ambienti urbani e nelle periferie, sottoposte a imponenti processi di ristrutturazione e riconfigurazione. La Street art, per esempio, modifica gli spazi urbani rendendoli più vivibili o, viceversa, portando alla luce contraddizioni, disagi e ingiustizie.
Anche l’arte cinese contemporanea risponde alla rapidissima trasformazione del territorio nazionale: oltre a esprimere valori millenari come la difesa dell’ambiente naturale e umano, sottoposto a minacce sempre più gravi, propone anche opere provocatorie e ironiche, nonostante le pesanti limitazioni alla libertà di espressione e di pensiero.
- Confronta le due opere di Hopper: che cos’hanno in comune? Quali sono gli elementi che in ognuna contraddistinguono l’epoca in cui sono state dipinte?
- Individua, nel territorio in cui vivi, alcuni esempi di Street art che abbiano una funzione di denuncia e altri che rappresentino la volontà di riappropriarsi di uno spazio: dove si trovano? Qual è il loro scopo?
- Osserva l’opera di Chi Peng: che cosa evoca, secondo te? Che rapporto ha con gli edifici circostanti?