Io sto con la sposa, una storia di disobbedienza civile

Io sto con la sposa, una storia di disobbedienza civile

di Donata Columbro, CISV-Ong 2.0

È cominciato tutto qualche mese fa, su Facebook, con messaggi che chiedevano di “stare dalla parte della sposa”. Quale sposa? E perché devo stare dalla sua parte? Dopo qualche giorno il mistero è stato svelato, dal giornalista Gabriele del Grande e dai suoi colleghi registi Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry, che chiedevano di sostenere uno speciale progetto di film/documentario sul tema della migrazione. Il titolo era, appunto, Io sto con la sposa.

La richiesta ha funzionato. Più di duemilaseicento persone hanno versato in due mesi i soldi necessari a finanziare la realizzazione e produzione del film, “un documentario ma anche un’azione politica, una storia reale ma anche fantastica”, proiettato alla mostra del cinema di Venezia, dove ha ricevuto 17 minuti di applausi e tre premi.
La storia è questa: un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque tra palestinesi e siriani, arrivati a Lampedusa in fuga dalla guerra nei loro paesi. Decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio verso la Svezia. Il rischio per i due speciali “contrabbandieri” però è quello di essere arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ecco perché il matrimonio: chi fermerebbe un corteo nuziale? Un’amica palestinese viene coinvolta per diventare la sposa e altri amici si travestono da invitati. Da Milano parte questo bizzarro convoglio per attraversare l’Europa in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri: “Un’Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell’incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013”, come spiegano i registi.
“Se il mare provoca tutti questi morti e questi naufragi è colpa delle frontiere”, dice a un certo punto del film uno dei personaggi. La “scusa” del viaggio e del documentario in realtà è quella di raccontare le conseguenze di una legge ingiusta e di come si potrebbe modificare anche attraverso la disobbedienza civile. “Lo stare con la sposa è il simbolo di questa disobbedienza, del prendere una posizione.”, racconta Del Grande in un’intervista.
“La soluzione non è mai individuale, la soluzione è collettiva”, ricorda la sposa, Tasneem Fared, sul molo di Copenhagen, davanti all’ultima frontiera. “O viviamo tutti bene o è come se non vivessimo”.

Guarda il trailer:

Per proiettare Io sto con la sposa nella tua scuola o nella tua città consulta il sito ufficiale: http://www.iostoconlasposa.com/bulletin/it/proiezioni

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