
Con questo contributo proseguiamo la serie di articoli sulle bandiere del mondo, sui loro significati e le storie che nascondono. La bandiera non è solo un semplice simbolo geografico, ma soprattutto un elemento culturale, portatore di valori storici e collettivi. E di qualche curiosità.
A tutti è capitato di confondersi nell’attribuire correttamente la bandiera a uno Stato. Questo è vero soprattutto per alcune zone del globo, dove le bandiere sono molto simili fra loro, tanto da creare qualche difficoltà. Approfondiamo qui qualche aspetto relativo alla colorazione dei vessilli degli Stati, procedendo per gruppi omogenei di bandiere, per comprendere alcune specifiche scelte cromatiche e scoprirne le ragioni storiche e ideali.
I tricolori latinoamericani
I colori di una bandiera non sono mai casuali, al contrario sono il risultato di particolari condizioni storiche, culturali e ideologiche. Ogni colore e ogni combinazione cromatica racchiude un significato profondo legato all’identità di una nazione.
Un caso interessante riguarda la somiglianza cromatica di molte bandiere sudamericane. La prevalenza di giallo, rosso e blu in nazioni come la Colombia, il Venezuela e l’Ecuador è riconducibile a una figura inaspettata: il poeta e filosofo tedesco Goethe.
Durante un soggiorno a Weimar, Goethe espose al generale e patriota sudamericano Francisco de Miranda la sua teoria sui tre colori base in natura, associandoli a concetti universali come l’oro (luce, ricchezza), il rosso (l’azione, il coraggio) e il blu (il cielo, la libertà).
Affascinato da questa visione, il generale, quando guidò le truppe per l’indipendenza di quei Paesi, volle che questi tre colori fossero i protagonisti dei nuovi vessilli nazionali. E quando i Paesi liberati da Simón Bolívar – Colombia, Venezuela ed Ecuador – si unirono per formare la Gran Colombia (1819-1831), adottarono questa sequenza. Per questo oggi molti Stati della regione condividono questa particolare triade cromatica.
Tuttavia, pur onorando l’eredità comune, ogni Stato ha poi differenziato la propria bandiera da quelle degli Stati fratelli. Se Ecuador e Colombia hanno un vessillo quasi identico, in cui la banda gialla è più larga delle altre due, la bandiera del Venezuela adotta invece tre bande orizzontali di pari larghezza.
I colori panarabi
La maggior parte delle bandiere dei Paesi arabi presenta una combinazione ricorrente di rosso, nero, bianco e verde. L’origine di questo schema cromatico risale al 1915, al tempo della Prima guerra mondiale.
Si dice che in occasione della rivolta araba contro l’Impero ottomano (1916-18) – quella di Lawrence d’Arabia, per intenderci – un funzionario britannico ideò un unico vessillo per le forze alleate, unendo i quattro colori tradizionalmente associati alle principali dinastie islamiche e al profeta Maometto: il nero in rappresentanza degli Abbasidi, il bianco degli Omayyadi, il rosso degli Hashemiti e infine il verde dei Fatimidi, che si consideravano discendenti diretti del Profeta.
Il verde è effettivamente uno dei colori associati tradizionalmente al Profeta. Un verso del Corano recita: “Su di loro vi saranno vesti verdi di seta fine e broccato” (Sura Al-Kahf, 18:31). Inoltre, oltre al bianco e al rosso, Maometto prediligeva gli abiti verdi o i turbanti verdi per particolari occasioni, vedendoli come un simbolo di benedizione e fertilità.
Sta di fatto che oggi, a testimonianza dell’unità storica e culturale della regione, molti Paesi arabi utilizzano variazioni di questo schema, spesso difficili da distinguere e ricordare: Giordania, Palestina, Kuwait, Egitto, Iraq, Yemen, Sudan, Siria, Emirati Arabi Uniti.
Una delle bandiere più recenti ad adottare lo schema panarabo è stata quella della Libia, che venne ridisegnata nel 2011 dopo la caduta del regime di Gheddafi. La nuova versione è tornata al modello in uso nel periodo monarchico, ma anche con Gheddafi sfruttava i colori tradizionali, era infatti completamente verde, come il vessillo dell’Arabia Saudita.
I colori panafricani
In Africa, i colori dell’indipendenza si dividono in due gruppi principali, entrambi identificati come panafricani ma con origini distinte.
- Rosso, nero e verde: questi colori furono creati da Marcus Garvey, un attivista giamaicano, per la sua organizzazione negli Stati Uniti che lottava per i diritti della popolazione nera.
Il nero per il popolo, il rosso per il sangue della lotta e il verde per la ricchezza naturale del continente. Questo tricolore ha influenzato le bandiere di Paesi come il Kenya e il Malawi.
- Verde, giallo e rosso: questo gruppo, più diffuso, si ispira ai colori della bandiera dell’Impero etiope, l’unica nazione africana a mantenere l’indipendenza durante la colonizzazione europea.
Adottare il verde, il giallo e il rosso divenne un simbolo di orgoglio, sovranità e libertà per le nazioni che raggiungevano l’indipendenza, un modo per legarsi all’unica storia di successo africana contro il colonialismo. Questi colori sono prevalenti in Paesi come il Camerun e il Senegal.
Questi due modelli furono in qualche modo sintetizzati nella bandiera del Ghana, che utilizza il tricolore verde, giallo e rosso (modello etiope) aggiungendo al centro una stella nera (Black Star). Quest’ultima è un diretto richiamo al movimento di Marcus Garvey, poiché la sua compagnia di navigazione si chiamava Black Star Line. Non a caso il Ghana è stata la prima nazione dell’Africa subsahariana a ottenere l’indipendenza (1957), diventando poi una nazione leader del movimento panafricano.
Fare Geo
Per non fare confusione con i colori delle bandiere, ti suggeriamo di giocare a riconoscerle tutte. Sono tante, ma dopo un po’ di allenamento la tua memoria sarà infallibile. Ti proponiamo due sfide, di difficoltà crescente: scegli tu quale vuoi affrontare e buon divertimento!
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Di che Paese è la bandiera? Hai 30 secondi di tempo per rispondere. Alla fine conta il tuo punteggio e sfida i tuoi compagni e le tue compagne a fare meglio.
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