Le foreste in italia a un anno dal ciclone Vaia: tra crescita e rischi climatici

Le foreste in italia a un anno dal ciclone Vaia: tra crescita e rischi climatici

Qual è lo stato di salute delle foreste in Italia? La loro estensione cresce o diminuisce? Le risposte a queste domande ci porteranno a scoprire un Paese più verde che in passato, ma minacciato da fenomeni climatici di portata globale. A ricordarcelo è la devastazione senza precedenti provocata dal ciclone Vaia che ha colpito il Triveneto alla fine dell’ottobre 2018 e le cui conseguenze sono visibili ancora oggi.

 

Il polmone verde della penisola

La superficie forestale ricopre circa il 40% del territorio nazionale, un dato davvero ragguardevole che evidenzia l’importanza ambientale di questo patrimonio, che ha un suo peso anche a livello economico e produttivo.

Secondo i risultati del Rapporto sullo stato delle foreste in Italia (2017-2018),  la superficie forestale in Italia (che attualmente è pari a 10.982.013 ettari) registra un sensibile trend di crescita rispetto ai rilievi effettuati in epoche precedenti (1985, 2005). Una crescita nell’ordine dello 0,3% e 0,2% della superficie nazionale che interessa tutte le regioni della penisola e che è dovuta sostanzialmente all’espansione forestale nelle aree abbandonate dall’agricoltura. In Italia le foreste avanzano inesorabili e le aree rurali vengono progressivamente abbandonate. Siamo in presenza di una crescita incontrollata, in quanto questo processo non è governato da nessuna pianificazione, ma asseconda l’estendersi naturale delle aree incolte. In controtendenza con la deforestazione mondiale, nel nostro Paese la natura si riappropria di aree precedentemente utilizzate dall’uomo: un piccolo paradosso nell’era dell’Antropocene.

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Evoluzione della superficie forestale nazionale (milioni di ha). Dati anni 1985, 2005, 2015.

 

Nonostante lo stato delle foreste in Italia sembri in buona salute, il nostro patrimonio boschivo rimane comunque esposto a preoccupanti eventi meteorologici estremi, legati a fenomeni climatici di portata globale.

 

Foreste devastate dal vento: il ciclone Vaia

L’autunno, si sa, è spesso interessato da eventi meteorologici estremi, ma quello avvenuto alla fine dell’ottobre 2018 ha avuto ben pochi precedenti: il ciclone mediterraneo Vaia, caratterizzato da venti particolarmente intensi, ha imperversato sull’Italia provocando gravi danni in molte località della penisola e lungo le coste. Fra le zone più colpite spicca il Triveneto.

Qui in un solo giorno furono abbattuti tanti alberi quanti se ne tagliano annualmente in Italia, approssimativamente 14 milioni di piante. Le zone più colpite si concentrarono in Trentino-Alto Adige (22.000 ha di foreste danneggiate, soprattutto in Val di Fiemme e Val di Fassa) e in Veneto (12.000 ha), ma grandi sono state le devastazioni anche nel Friuli-Venezia Giulia e, in misura inferiore, in Lombardia.

 

Il downslope wind

Le Prealpi venete e le Dolomiti furono sottoposte a venti di intensità inaudita (oltre 200 km/h in quota). I meteorologi definiscono l’aumento di velocità del vento downslope wind, ossia “vento discendente dai pendii”, un fenomeno che si verifica quando i venti scendono di quota e, dopo aver superato un versante, si comprimono subendo una forte accelerazione.

La strage di alberi ha riguardato soprattutto gli abeti rossi, alti, sottili e con radici poco profonde; mentre le altre varietà di conifere e le latifoglie, dal fusto più elastico, si sono largamente salvate. Considerato che la silvicoltura prevede lo sfoltimento dei boschi con il taglio delle sole piante “mature”, perché possano ricrearsi nuove foreste, con alberi di ogni età, potranno servire svariate decine di anni.

 

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Schema del fenomeno del “downslope wind”: le correnti d’aria risalgono la collina o la montagna per poi accelerare lungo i pendii sottovento

 

Le conseguenze

Le conseguenze di questo evento eccezionale sono state prima di tutto economiche: asportare i tronchi abbattuti richiede non meno di due anni di intenso lavoro e il disastro ha imposto il ricorso a importazioni dagli altri Stati (Slovenia, Austria, Romania). Anche il turismo, attività di vitale importanza per le regioni alpine, ha subito una riduzione, per effetto del peggioramento qualitativo dei paesaggi montani.

Da un punto di vista ambientale, inoltre, la massiccia presenza di tronchi abbattuti rischia di far proliferare un parassita, il coleottero noto come “bostrico dell’abete rosso” (Ips typographus), che vive sotto le cortecce e mangia il legno provocando una moria delle piante. Altri danni di carattere ambientale possono essere la riduzione dell’habitat di molte specie di uccelli e di mammiferi, che prosperano soprattutto nelle foreste integre, l’aumento del rischio di incendi e infine il venir meno dell’azione delle foreste nel contenimento del rischio idrogeologico.

 

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I danni provocati dal ciclone Vaia nella zona del Lago di Carezza, in Trentino-Alto Adige (ottobre 2018).

Problemi locali, cause globali

Questo particolare fenomeno estremo, abbattutosi sul nostro territorio, spinge a fare riflessioni più generali, valide per l’intero patrimonio forestale italiano e per tutto il pianeta.

La tempesta di vento è un fenomeno naturale; verrebbe quindi spontaneo esonerare le attività umane da qualsiasi responsabilità al riguardo. A ben guardare, tuttavia, l’uomo non può considerarsi immune da colpe.

A livello locale possiamo rilevare come le foreste del Triveneto sono state ricostituite dall’uomo dopo le distruzioni della Prima guerra mondiale: un rimboschimento lodevole, ma che alla lunga ha provocato un’alterazione dell’equilibrio naturale. La foresta “rinata” è ben diversa da quella originaria (per tipologia di piante, età, dimensioni…) e ha perso la capacità di smorzare gli eventi più estremi e proteggere le piante più fragili.

Se poi estendiamo lo sguardo al sistema ambientale planetario, rileviamo che i fenomeni meteorologici estremi, ormai sempre più frequenti, sono frutto della crescita dell’energia contenuta nell’atmosfera. Un fattore, questo, legato all’aumento delle temperature a livello mondiale, il ben noto global warming, di cui è stata ormai provata la responsabilità umana. In assenza di sostanziali interventi di prevenzione globale, sembra quindi che ci dovremo abituare a episodi devastanti come il ciclone Vaia.

Insomma: problemi locali, cause globali. Come, si spera, anche le soluzioni.

 

Per conoscere la situazione delle foreste nel mondo, esplora la Story Map “A World of Forest” cliccando sull’immagine qui sotto.

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Un approfondimento interattivo sul fenomeno della deforestazione nel mondo, che illustra un processo globale in contrasto con la tendenza alla crescita delle foreste italiane.

 


Fare Geo

  • Documentati su quanto accaduto nel Triveneto alla fine dell’ottobre 2018: recupera e leggi alcuni articoli di giornale, fai delle ricerche on line relative a questa devastazione ambientale, visiona e raccogli fotografie e filmati sulla tempesta di vento Vaia.
    Poi, assieme a un gruppo di compagni, individuate un aspetto specifico di questo speciale evento e riferite i risultati della vostra ricerca alla classe con una breve presentazione multimediale.
  • Osserva la cartina del Nord Italia riportata qui sotto. Aiutandoti con un Atlante, individua i nomi delle aree geografiche (regioni, valli, monti…) più colpite dal ciclone Vaia.

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Mappatura dei danni causati dalla tempesta Vaia. La scala colorata indica il grado di devstazione forestale crescente: dal bianco (nessun danno) al rosso (danno grave). Fonte: Geo LAB

  • Dopo aver visionato la Story Map “A World of Forest“, prova a elaborare una tua opinione sulla situazione globale delle foreste e in generale sulla salvaguardia e conservazione del patrimonio ambientale planetario.
  • Documentati sulle azioni di sostegno e prevenzione che sono state messe in atto dopo il ciclone Vaia (ad esempio l’iniziativa “Adotta un albero”). Ritieni che la ricostruzione delle foreste sia un dovere solo delle istituzioni o, in quanto bene comune, deve coinvolgere tutta la collettività dei cittadini?

 

 

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