
Siamo abituati a chiamarli “secoli bui“, ma quelli che precedettero l’anno Mille furono invece un periodo in cui si alternarono fasi di crisi e di sviluppo, e in cui l’Europa scoprì nuove relazioni tra aree diverse. Tra i segni della ripresa dello sviluppo economico, che si intrecciò con l’iniziativa carolingia di riunificazione politica, va ricordata la rinnovata vitalità dei commerci. Dopo un lungo e sordo torpore, antiche rotte ripresero vita e nuove se ne aggiunsero, tessendo una rete di rapporti terrestri e marittimi da tempo sconosciuta in Europa. In particolare furono le regioni attorno al Mare del Nord a sviluppare centri di interscambio commerciale, come Dorestad, un porto fluviale riportato alla luce dagli scavi archeologici che nell’Alto Medioevo costituì un vitale ed efficiente centro di smistamento e di connessione tra la Valle del Reno a sud e i popoli del Nord.
La ripresa dell’VIII secolo
La fine del VII secolo e l’inizio dell’VIII rappresentarono per l’Europa occidentale un momento di svolta. Dopo secoli di contrazione demografica e di decadenza dei traffici, si registrò una certa ripresa in ogni campo. Il miglioramento delle condizioni ambientali, con l’aumento delle temperature medie, l’incremento della popolazione (seppure modesto), l’ampliamento delle superfici coltivate e la ripresa dei commerci a media e a lunga distanza rappresentarono un deciso stimolo per la vitalità europea, soprattutto nelle regioni del Nord.
Nei decenni seguenti, queste condizioni coincisero con il progetto politico di Carlo Magno, re dei Franchi e poi imperatore, con il quale si aprì una nuova fase storica, un’epoca di rinnovamento culturale ed economico, la rinascenza carolingia.
Anche le innovazioni tecniche, a partire dalla seconda metà dell’VIII secolo, contribuirono a questo generale risveglio. L’uso del metallo nella fabbricazione degli attrezzi agricoli permise di realizzare l’aratro a versoio, più efficiente del modello precedente, e i primi mulini ad acqua consentirono di risparmiare energia umana e animale a beneficio di un aumento di produttività. Anche l’introduzione della cosiddetta coltivazione a “rotazione triennale” creò le condizioni per un aumento dei prodotti agricoli.
La nuova vitalità dei commerci e il Mare del Nord
In questo quadro vitale e articolato, ripresero slancio anche i traffici commerciali, che ricostruirono una ramificata rete di scambi. Le esportazioni e le importazioni (soprattutto di merci pregiate) furono consentite anche dall’intensificarsi della navigazione. In questo furono particolarmente abili i mercanti della Frisia, una regione dei Paesi Bassi, che solcavano le difficili acque settentrionali sulle loro navi a vela quadrata.
All’inizio dell’VIII secolo risalgono testimonianze di produzioni artigianali su larga scala e destinate all’esportazione. Per esempio, nella Frisia si realizzavano stoffe di lana di alta qualità, che venivano esportate in tutta Europa e trovavano mercato anche nel mondo arabo. L’Europa allargava i suoi orizzonti.
Nella ripresa economica dei secoli VII-VIII ebbe un’importanza particolare il Mare del Nord, un’area fino a quel momento marginale nella vita commerciale europea. Sulle coste dell’Inghilterra, della Francia, della Danimarca e della Penisola scandinava sorsero i cosiddetti vik, piccoli ma vivaci porti con annessi insediamenti commerciali.
Il porto fluviale di Dorestad
Uno dei principali centri del commercio settentrionale fra VIII e IX secolo fu il porto fluviale di Dorestad, sul delta del Reno in Frisia circa a 60 chilometri dall’attuale Rotterdam, nei Paesi Bassi. Questo centro commerciale conobbe un’eccezionale fioritura fra l’VIII e il IX secolo per poi decadere e scomparire a causa dei ripetuti attacchi dei Vichinghi e dello sbarramento sul fiume Reno realizzato per impedirne le inondazioni.
Gli scavi archeologici hanno restituito un’immagine dettagliata di questo snodo commerciale dell’Alto Medioevo. Dorestad copriva un’area di circa 60 ettari, popolata da migliaia di abitanti. Era costituita da case di grandi dimensioni separate da vie pavimentate da tavole di legno, che si allungavano fino al letto del Reno fungendo anche da moli. Vi sorgeva un gran numero di botteghe artigianali di fabbri, falegnami, carpentieri, tessitori, conciatori e ceramisti.
Soprattutto, però, Dorestad era un grande centro di interscambio: vi affluivano lungo il fiume i principali prodotti della Valle del Reno, come vino, vetrerie, armi e macine da mulino, che di lì venivano riesportati via mare in Inghilterra, in Danimarca e sulle coste della Francia settentrionale. Dal Nord, invece, si importavano pesce e ambra. Anche le sue monete, coniate in una zecca non ancora venuta alla luce, si diffusero in lontane regioni: un esemplare è stato rinvenuto a Baghdad, a chiaro esempio di quanto merci e denaro viaggiassero anche nell’Alto Medioevo.

Fare Geo
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