Lo storytelling nell'insegnamento della Geografia: raccontare per educare

Lo storytelling nell'insegnamento della Geografia: raccontare per educare

L’arte del narrare è antica quanto l’umanità. Da sempre, molto prima della nascita della scrittura, gli uomini e le donne hanno utilizzato il racconto come mezzo per trasmettere saperi e conoscenze, per avviare e coltivare relazioni, per raccontare un territorio e indicare itinerari, per educare le nuove generazioni e guidarle verso il futuro. Anche nel contesto didattico le storie continuano a mettere a disposizione la loro forza comunicativa e formativa: scopriamo alcune modalità per sfruttare al meglio questo potente strumento di educazione, soprattutto in relazione all’insegnamento della Geografia traendo spunto da Pianeta futuro, il nuovo corso di Deascuola per il biennio delle Scuole secondarie di secondo grado.

Una consuetudine millenaria

I miti che ogni antica cultura ha elaborato per trovare una spiegazione ai fatti della realtà sono un primo esempio di storytelling: come sappiamo, infatti, il significato del termine greco mythos è proprio “parola, narrazione, racconto”.

Ancora oggi, dopo migliaia di anni, continuiamo a raccontare storie. Amano le storie i più piccoli, fin dalla primissima infanzia: le fiabe, ma non solo, anche le storie di famiglia e di amici, che riguardano persone reali. Continuano ad amare le storie ragazzi e ragazze: le ascoltano a scuola, se le raccontano tra loro, le leggono nei libri, le scoprono attraverso i media. Anche noi adulti apprezziamo le storie, anzi non possiamo farne a meno: dalla cronaca quotidiana o da luoghi lontani nello spazio e nel tempo, sono un nutrimento essenziale della nostra vita cerebrale e della nostra psiche.

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Un potente strumento didattico

È per questo che lo storytelling si rivela uno strumento appropriato, efficace e inclusivo, a cui ricorrere anche per lavorare a scuola, in qualsiasi ciclo di istruzione e tipologia di istituto. Vediamo brevemente quali sono i vantaggi di questa forma di comunicazione.

  • Il primo elemento è quello della sua capacità di sollecitare la curiosità. Nel trattare un argomento, presentare un tratto di vita di un personaggio, raccontare un progetto, seguire un’esperienza in contesti particolari, magari in luoghi lontani e poco conosciuti, stimola il desiderio di saperne di più, di approfondire.
  • Anche dopo il primo approccio, tuttavia, la storia va avanti e subentra un secondo elemento: la capacità di mantenere l’attenzione. Se il racconto è in grado di alimentare la tensione narrativa, infatti, è possibile conquistare il lettore (o l’ascoltatore) per un buon lasso di tempo, naturalmente variabile a seconda dell’età e di altri fattori interni ed esterni.
  • Un altro elemento ci viene dalla ricerca scientifica: vari studi affermano che la forma narrativa permette di attivare nel nostro cervello una comunicazione multisensoriale. Le parole e le frasi di un racconto permettono di esprimere sensazioni che arrivano a tutti e cinque i sensi, consentendo così una percezione completa, “a tutto tondo”. In pratica, quando ci viene raccontata una storia la nostra mente si attiva come se vivessimo gli eventi della storia stessa, in ogni suo aspetto.
  • Lo storytelling porta perciò a interiorizzare il racconto, a trasformare la storia come un’esperienza personale, non di rado sollecitando il desiderio di raccontarla ad altri, in famiglia o ai coetanei. Interviene quindi un ulteriore elemento: prolungare il ricordo. Più la soglia di attenzione è stata alta ed elevato l’impatto emotivo, maggiore sarà la memorizzazione nel lungo periodo.
  • Grazie allo storytelling è possibile anche stimolare l’autonomia di studenti e studentesse, favorendo scelte consapevoli del proprio processo di apprendimento e nell’impiego delle opportune strategie (programmazione, formulazione di ipotesi, elaborazione, autovalutazione, ecc.).
  • Infine, ma non ultimo, un vantaggio dello storytelling è favorire l’inclusione. Le storie ben narrate, infatti, arrivano a tutti e tutte, trasmettendo contenuti anche a chi presenta difficoltà più o meno gravi in alcune fasi dell’apprendimento.
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Storytelling e Geografia

Lo storytelling è particolarmente efficace nell’insegnamento della Geografia. Raccontare storie su regioni e culture “altre” (che siano prossime ma sconosciute, oppure lontane nel pianeta) aiuta i ragazzi e le ragazze a comprendere meglio la complessità della realtà geografica.

Descrizioni geografiche, informazioni, teorie, trasformazioni, concetti: tutto è reso più coinvolgente e memorabile se introdotto da uno storytelling. Inoltre, poiché lo storytelling contribuisce a sviluppare la capacità di pensare in modo critico, aiuta a comprendere le relazioni causali tra eventi e fenomeni geografici, acquisendo competenze tipiche dell’analisi geografica.

Pianeta futuro, il nuovo corso di Geografia di Deascuola, sfrutta l’approccio narrativo in alcune delle sezioni che lo compongono, con lo scopo di suscitare nelle studentesse e negli studenti coinvolgimento e interesse per i fenomeni geografici di grande attualità che riguardano il futuro della vita sul nostro pianeta.

Ogni capitolo del corso “Pianeta futuro” si apre con un racconto di parole e immagini che introduce gli argomenti trattati.

Il “racconto geografico” come strumento didattico

Prendiamo ora in considerazione alcuni ambiti tematici di carattere geografico che sfruttano la tecnica dello storytelling per trasmettere contenuti e competenze.

  • Il viaggio. Per esempio, raccontare un viaggio attraverso un Paese può favorire l’approccio immersivo di una classe nei suoi aspetti geografici e ambientali, nella cultura, nella storia, nella sua vita quotidiana ecc. Un primo passo in vista di un successivo approfondimento attraverso carte, dati, linee di tendenza, visioni d’insieme.
  • La città. Anche una città può essere raccontata. In un determinato arco temporale, le storie di vita di un quartiere possono testimoniare l’evoluzione urbana, i cambiamenti (come la gentrificazione) e le sfide che i centri abitati devono affrontare (sostenibilità, transizione verso la condizione di smart city, maggior equilibrio tra centro e periferie ecc.).
  • I popoli. Come è facile immaginare, lo storytelling è particolarmente indicato per far conoscere il rapporto tra un popolo e il suo territorio. Raccontare la cultura maori in Nuova Zelanda o quella degli inuit in Alaska, far rivivere lo stretto rapporto con la natura degli indios amazzonici o le strategie di sopravvivenza dei popoli del deserto possono aiutare ragazzi e ragazze a comprendere da un lato le diversità etniche, dall’altro la relazione tra le culture e il loro ambiente geografico.
  • Il cambiamento climatico. Le storie di chi ha dovuto affrontare sfide climatiche, come una siccità o un’alluvione, ed eventi catastrofici, la fuga da una guerra, le difficoltà della migrazione possono stimolare una maggior attenzione negli studenti verso questi fenomeni drammatici, suscitando in loro un atteggiamento di partecipazione e invogliandoli a capirne le cause e le responsabilità.
  • Le esplorazioni. E ancora: raccontare le esplorazioni, le conquiste e le colonizzazioni con uno sguardo dalla parte dei popoli indigeni rientra nel quadro di un’educazione geografica etica e costruttiva che analizzi le conseguenze sociali ed economiche di azioni che, travalicando i secoli, arrivano a condizionare le società attuali e pongono ipoteche anche su quelle future.
La narrazione cinematografica può essere utile per introdurre temi di geografia fisica e umana. Vado a scuola (2013) è un film che, attraverso le storie di bambini di diverse parti del mondo, fa riflettere sull’importanza della scuola, come fonte di identità ed emancipazione.

Lo storytelling e altre applicazioni didattiche

Il metodo narrativo nell’insegnamento/apprendimento può essere applicato in tutte le discipline. Pensiamo a quanto possa essere coinvolgente e motivante in una lezione di Educazione motoria la storia di un atleta che è arrivato a ottimi risultati superando diversi ostacoli (sociali, geografici, di disabilità ecc.). O a come la biografia di una scienziata possa contribuire ad approfondire l’argomento “scienza e parità di genere”.

Storytelling ed Educazione ambientale

L’Educazione ambientale può avere un grande supporto dallo storytelling, sollecitando l’interesse di studenti e studentesse per le emergenze che l’umanità sta vivendo nel pianeta, in stretto legame con gli studi geografici. Attraverso storie di protagonisti dell’impegno per l’ambiente (persone, organizzazioni, associazioni) si possono evidenziare le problematiche più significative, offrendo anche le prospettive per contribuire a risolverle o, comunque, attenuarle.

Per esempio, per presentare i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, chiave di lettura del mondo in cui viviamo e parte fondamentale del programma di educazione civica, si può parlare di progetti, esperienze e interventi sul territorio (anche in ambito locale) che hanno rappresentato un elemento più o meno importante nel miglioramento di una determinata realtà. Presentando storie esemplari – magari con protagonisti vicini per età a ragazzi e ragazze – è possibile stimolare in loro un impegno in prima persona: constatare la gravità dei problemi che il pianeta sta affrontando non deve infatti togliere alle giovani generazioni un atteggiamento positivo e il desiderio di agire per il proprio futuro.

Uno degli approfondimenti Storie e personaggi dall’Agenda 2030 del corso di Geografia “Pianeta futuro“. In queste rubriche lo storytelling rende più vivi e vicini i 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile. 

Storytelling ed Educazione civica

Più in generale l’Educazione civica, oggi trasversale in ogni disciplina, è uno degli ambiti che più si avvale delle possibilità offerte dallo storytelling. Racconti di protagonisti nel campo dei diritti umani e civili o in quello delle pari opportunità possono rappresentare uno spunto per approfondire un’ampia gamma di tematiche.

Per esempio, la Giornata della Memoria – che si celebra il 27 gennaio di ogni anno – è giustamente diventata un appuntamento presente in ogni programmazione scolastica. Ricordare i nomi di alcune vittime del genocidio nazista, raccontare le loro storie per toglierle dall’oblio e per verificare quanti ambiti sociali fossero oggetto dell’insensata volontà di distruzione, sono senza dubbio operazioni necessarie, che lasciano una traccia indelebile nelle menti dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.

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Storytelling e cittadinanza digitale

Va poi sottolineato che la narrazione possiede un elevato potenziale pedagogico e didattico, in particolare in riferimento alle classi di oggi, formate da nativi digitali. Raccontare storie può quindi essere un contributo anche per il pilastro dell’educazione civica che fa esplicito riferimento alla cittadinanza digitale: lo storytelling può infatti aiutare gli studenti a distinguere ciò che è reale da ciò che è virtuale, ma soprattutto a utilizzare in modo consapevole i nuovi media per informarsi in tempo reale e partecipare in modo attivo a un mondo sempre più tecnologico e interconnesso.

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Storytelling e “Pianeta futuro”, il corso di Deascuola

Pianeta futuro – il corso di Geografia per la Scuola secondaria di secondo grado – ha individuato proprio lo storytelling come fondamentale strumento di comunicazione, per sollecitare un vivo interesse in studenti e studentesse, portandoli al cuore degli argomenti trattati.

Il paragrafo Per iniziare è un testo di accoglienza, un invito a entrare nell’argomento dell’Unità, visualizzato da grandi fotografie.

Nei capitoli tematici, il testo propone un caso particolare (un luogo, un popolo, un progetto, un’attività economica…), mentre nei capitoli regionali simula la narrazione di un viaggio come primo momento di conoscenza del territorio (Paese, regione o continente) considerato.

Il box Un’immagine che ha fatto la storia parte da una celebre fotografia per raccontare un episodio saliente della storia dei grandi Paesi, che ha costituito un vero punto di svolta per lo sviluppo delle loro società.

Nel box Dal mondo dell’informazione diversi articoli dalla rete riportano esempi che rafforzano quanto esposto nel testo e of­frono spunti per organizzare dibattiti in classe.

Si parla di protagonisti, di progetti ed esperienze, di interventi sul territorio che hanno costituito un tassello più o meno grande nel miglioramento di una realtà. Sono storie emblematiche, che invitano anche i nostri ragazzi e le nostre ragazze all’impegno in prima persona: constatare la gravità dei problemi che il pianeta sta affrontando non deve infatti togliere alle giovani generazioni un atteggiamento positivo e il desiderio di intervenire e lavorare per il proprio futuro.

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Fare Geo

Ogni capitolo di “Pianeta futuro” si conclude con le pagine di Geografia attiva, una sezione dedicata alla verifica del livello di comprensione e rielaborazione dei contenuti. Particolarmente stimolante è l’attività Un’immagine/un’indagine in cui, attraverso l’osservazione attenta e guidata di una fotografia, si chiede di formulare un pensiero critico e di elaborare contenuti personali sui temi affrontati nel capitolo. 

Scarica qui sotto una scheda esempio di questa tipologia di attività.

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